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SE “SANREMO È SANREMO” DEVE TUTTO A NAPOLI! ANCHE SE LA NOSTRA “LINGUA” È SCRITTA “MALAMENTE”!

Tutto inizia nel 1932. Fu Ernesto Murolo (Napoli, 1876/1939), poeta, drammaturgo e giornalista, “l’inventore di Sanremo”. Ernesto era nato da una delle diverse relazioni extra coniugali del commediografo e attore Eduardo Scarpetta. Da altra relazione, anni dopo, sarebbero venuti alla luce anche Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Ernesto Murolo ha scritto tante famose canzoni ed è stato uno dei massimi artefici di quell’epoca d’oro assieme a Di Giacomo, Bovio, Capurro, Russo, E.A. Mario, Gill, De Curtis ed altri. Ernesto Murolo (padre del cantante Roberto) nel 1932 organizzò proprio a Sanremo il “Primo Festival di canti, tradizioni e costumi”, un grande spettacolo di melodie napoletane e italiane eseguite dai più noti cantanti dell’epoca.

Sarebbe bello quindi se gli organizzatori dedicassero, durante le serate del festival, un omaggio a questo poeta “padre naturale del festival” e agli altri grandi autori che hanno onorato, ed onoreranno in eterno, la nostra canzone nel mondo. Nel doveroso ed emozionante ricordo di ciò che la mia Napoli ha dato alla storia della canzone, ricchezza universale osannata dal mondo intero, un forte “in bocca al lupo” al Festival di Sanremo e a tutti gli artisti partecipanti.

Un particolare e beneaugurante “forza Napoli” al giovane Emanuele Palumbo – alias Geolier – che dalla piccola Secondigliano arriva a Sanremo con una sua canzone e che si tira fuori da ogni polemica circa il corretto modo di scrivere il dialetto ammettendo che il testo è scritto “malamente” perché non è facile scrivere correttamente la nostra “lingua” e candidamente confessa che scrive il napoletano come lo parla. Il giovane cantautore sa bene che è la musica che fa da traino alla canzone che, se è geniale, riesce a dare successo mondiale ad un qualsiasi testo, anche se scritto male e a volte alquanto banale.

Raffaele Pisani

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