Costruito nel 1961, ha sempre fatto parlare di sé. La sua caduta ha segnato la fine di un’ingiustizia e l’inizio di una speranza di cambiamento. Nel venticinquesimo anniversario dal crollo del Muro di Berlino, i festeggiamenti possono essere uno stimolo per ricordare come oggi nel mondo restino ancora altre barriere che continuano a dividere gli abitanti del pianeta, condizionandone scelte, movimenti e libertà di pensiero.
Tra i muri invisibili ma con chiare funzioni discriminatorie, i più difficili da abbattere appaiono quelli religiosi, con le relative implicazioni ideologiche. “Se il muro caduto nel 1989 era un muro ‘interno’ alla civiltà occidentale, un altro muro si è rialzato dopo secoli: quello fra Occidente cristiano e Oriente musulmano”, sostiene Massimo Viglione dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea (Isem). “Chi credeva che il problema fossero i talebani e il loro capo terrorista, Bin Laden, si sbagliava di grosso”.
Al confronto fra il mondo occidentale e i sistemi comunisti è subentrata una nuova ‘sfida di civiltà’ animata dall’integrazionismo religioso, tra cui il fondamentalismo islamico. “Oggi i fanatici di Isis e Boko Haram stanno attuando non solo una campagna belligerante in Medio Oriente contro i cristiani, ma minacciano la pace internazionale in nome di un ideale: il Califfato, ossia la sottomissione del mondo all’Islam. E questo è un muro ben più alto, saldo e difficile da combattere di quello abbattuto 25 anni fa” prosegue il ricercatore.
Marina Landolfi
tratto da: Almanacco dell Scienza CnR, Quindicinale a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, N. 16 – 12 nov 2014