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Scienza, sostantivo (poco) femminile

Discutere e riflettere sulla pari opportunità tra i due sessi e impegnarsi nel raggiungimento di questo obiettivo è un dovere di tutta la società. Sfortunatamente ancora lontano, in materia sia di diritti sia di opportunità lavorative e di riconoscimento politico e sociale. Il Global Gender Gap Report, pubblicato dal World Economic Forum nel marzo 2021, mette a confronto 156 paesi prendendo in considerazione le diseguaglianze di genere secondo criteri economici, politici, educativi e sanitari.

“Anche quando parliamo di equilibrio tra donne e scienza dobbiamo confrontarci con una situazione di diseguaglianza”

L’Italia è al sessantatreesimo posto. “In mancanza di nuove politiche e azioni mirate, si è stimato che sarebbero necessari altri 135,6 anni per chiudere il gap di genere”, commenta Sveva Avveduto, dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e politiche sociali (Irpps) del Cnr. Anche quando parliamo di equilibrio tra donne e scienza dobbiamo confrontarci con una situazione di diseguaglianza. “In Italia, le donne che fanno ricerca sono circa un terzo del totale (51.000 donne su 149.000 persone), ma ai livelli più elevati sono ancora troppo poche: poco più del 20% tra professori ordinari e dirigenti di ricerca. Ancora più marcata la differenza se ci si riferisce alle aree Stem, dove la presenza femminile è ben lontana dalla parità anche ai livelli di ingresso, dal 37% al livello di dottorato per poi crollare al 14% in quello di professore ordinario. Le donne non riescono ancora a rompere il soffitto di cristallo, se non in pochi casi”. Che però sono sempre più frequenti hanno la fondamentale funzione di fare da modello per le nuove generazioni e mostrare alle ragazze che nessun obiettivo è precluso.

“…le ragazze sono spesso scoraggiate dall’intraprendere studi scientifici per una loro presunta minore capacità…”

Molte le cause alla base di dati così allarmanti. “Un complesso set di barriere, dirette e indirette, si frappongono all’impegno delle donne nella scienza e soprattutto alla progressione di carriera; tipicamente gli obblighi derivanti dalla famiglia, ma anche da un forte ruolo frenante che assumono gli stereotipi e i pregiudizi di genere nella scienza: le ragazze sono spesso scoraggiate dall’intraprendere studi scientifici per una loro presunta minore capacità e, inoltre, a loro si preferiscono gli uomini, soprattutto nelle posizioni di comando”, spiega la ricercatrice. “Convinzioni come queste sono colpa di una narrazione errata dei media, delle vecchie generazioni, delle scuole. Si tratta di stereotipi, impliciti ed espliciti, che minano alla reputazione stessa della donna in contesti come quello scientifico”.

Stabilire e mantenere l’equilibrio di genere nella società moderna sono obiettivi che la Commissione europea ha posto al centro del programma Horizon 2020, quadro di rifermento per la ricerca e l’innovazione. “In particolare, nell’area Science with and for Society, erano state proposte linee guida fondamentali che avevano lo scopo di promuovere una comunicazione innovativa per incoraggiare le ragazze allo studio della scienza, analizzare l’impatto della diversità di genere nella ricerca e nell’innovazione, sostenere iniziative volte a promuovere la parità di genere nella ricerca e offrire sostegni alle istituzioni di ricerca per l’attuazione di piani per la parità di genere”, precisa Avveduto. “Queste, che in Horizon 2020 erano semplicemente delle linee guida, saranno considerate, a partire dal 2022, un criterio di eleggibilità al finanziamento nel Programma Quadro per la ricerca Horizon Europe. Sarà quindi necessario per qualsiasi progetto di ricerca e sviluppo presentare un Piano di uguaglianza di genere (Gender Equality Plan-Gep)”.

Proprio riguardo al Gep il Cnr ha costituito un gruppo di lavoro composto dalle ricercatrici e dai ricercatori dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali e dagli uffici interessati dell’amministrazione centrale del Cnr. “Obiettivo è la predisposizione di un Piano che comprenderà misure concrete finalizzate alla promozione della cultura della parità e dell’inclusione”, conclude la ricercatrice del Cnr-Irpps. “Iniziative come queste sono cruciali e sembrano spianare la via verso la costruzione di piani di eguaglianza di genere”. E verso il raggiungimento di un doveroso equilibrio.

Marianna Astazi (Almanacco della Scienza CNR, 1 settembre 2021)

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