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Roma, il Festival : “famolo strano”

In romanesco “famolo strano” vuol dire facciamolo strano, è la battuta di un celebre film di Carlo Verdone, “Viaggi di nozze”.
Il Festival di Roma, dà l’impressione di non trovare ancora il suo posto fra il glamour di Cannes, l’intellettuale Berlino, il commerciale Toronto e il più antico e primo dei festival che è quello di Venezia.

Roma nasce come una “festa” del cinema  voluta dal ex sindaco di Roma, Veltroni, poi piano pano è cresciuto sino a diventare un vero competitor nei confronti di Venezia, quest’anno infatti è stato spostato a novembre perché troppo vicino  alle giornate Veneziane.
Lo spostamento però ha provocato un effetto collaterale: invece delle magnifiche ottobrate romane, un novembre piovoso ha guastato la festa a molti, fan, star, giornalisti e quant’altro.
Molti i film straneri e italiani in gara, più o meno brutti o belli, poche le star ma pare sia questione di budget, la crisi colpisce inesorabilmente qualsiasi settore, di straforo anche quello del lusso … ma proprio lievemente, nulla in confronto ad esempio ai senza tetto che hanno dimostrato davanti al Red Carpet e piantato lì le loro tende davanti ad un folto schieramento di polizia, per fortuna non ci sono stati scontri, solo tanta disperazione.

Dall’altra parte delle “barricate” un mondo dorato e ovattato, lontano, da realtà spesso tragiche.
Il mondo è comunque davvero un villaggio globale, il film Iraniano Acrid  del regista Kiarash Asadzadeh parla di un ceto sociale medio alto, dove le crisi fra le coppie sposate o fra universitari benestanti è uguale a quello che succede a Canicattì, a Bitonto o a N.Y.,  invece siamo in Siria.

Torniamo in Europa con un film rumeno che molti hanno scambiato per un film politico, infatti si svolge nella Romania di Ceausescu un periodo molto controverso in un B/N che il regista Andrei Gruzsniczki , in sala stampa ha spiegato essere la visone di quel periodo dove tutto era grigio: i grandi palazzoni che accoglievano le famiglie, i barboni non esistevano, l’aria grigia delle miniere di carbone della valle dello Jiu, che “sporcavano” l’aria e il cuore.
Un film ricostruito con una incredibile precisione, dai computer dell’epoca i Coral e Felix, agli abiti, tutto era pertinente tanto da farci fare un salto indietro negli anni, una recitazione fredda, asettica eppure molto intensa, passioni, amori, gelosie sul lavoro, tutto è vissuto quasi interiormente, le emozioni non si possono, non si potevano urlare.
Di tutt’altro genere il film La Santa di Cosimo Alemà, un film che dipinge un sud bigotto e popolato da cani rabbiosi e cagne in calore, la sinossi è semplice: alcuni ladri decidono di rubare la statua di una santa cui il paese è devoto, un colpo facile invece li scoprono e comincia una caccia all’uomo rabbiosa, feroce, cattiva.
Le cagne in calore invece sono tutte le donne del film che si concedono ai vari personaggi, in modo abbastanza animalesco, insomma scene di sesso un po’ “affibbiate” in modo gratuito che nulla tolgono o danno al film.
Meno male che a risollevare le “sorti dei meridionali”  arriva in una sala strapiena con accreditati e pubblico pagante Checco Zalone intervistato da Marco Giusti che fa ridere finalmente “intelligentemente “ tutti, Zalone è trasversale, anche se molti critici storcono il naso, il suo è un ingegno sottile mascherato da luoghi comuni da bar dello sport, volutamente volgare e mediocre, riassume un po’ il sentire comune della maggioranza e il segreto è sempre leggere al contrario quello che dice.

I film sono tanti e come al solito non si riesce a vederli tutti … la loro scelta è spesso opinabile e i fruitori poi ne traggono le dovute conclusioni.
Roma, molti parlano da anni di chiusura ma volete che la città eterna rinunci così facilmente?
Sarà un festival eterno, che vi piaccia o meno.

Stanley Tucci  è uno strepitoso attore, ne ha dato prova in una piccola parte del film campione di incassi: Hunger Games, la ragazza di fuoco, gli attori principali, i giovanissimi: Jennifer Lawrence,  Josh Hutcherson , Liam Hemsworth,   erano presenti per la gioia di una miriade di ragazzini che hanno dormito la notte accampati ai bordi del Red Carpet per un autografo o una foto con i loro beniamini.

I vincitori di questo Festival sono stati a sorpresa, ancora un documentario come a Venezia:  vince il Marc’Aurelio d’oro, il docu-film Tir di Alberto Fasulo, la dura vita e il mondo spesso assurdo dei camionisti, miglior interpretazione femminile su cui c’è moltissimo da discutere è quella di Scarlet Johansonn, per il film Her, la migliore interpretazione maschile all’attore Matthew McConaughey per il film Dallas buyers club, meritatissimo, entrambi testimonial del nuovo profumo di Dolce & Gabbana, ma è un caso.
Premio della giuria al film rumeno Quod erat Demonstrandum, che lo merita per la perizia e la delicatezza nel parlare di un tema molto problematico.
Sic transit gloria mundi, così passa la gloria del mondo, famosa frase latina per dire come sono effimere le cose del mondo, Roma chiude i battenti della Festa del Cinema, continuano i problemi seri della città e noi forse vedremo alcuni film, forse no, chissà a cosa serve questo gran sperpero di denaro, agli addetti ai lavori di certo serve, a noi fruitori invece dipende dalle emozioni che avremo e allora diremo: son soldi spesi bene.

 

 

 

 

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