Site icon L'Idea Magazine

Roma Film Fest, considerazioni e conclusioni

Articolo di ISABELLA ROSSIELLO

Roma Festival o meglio Festa del Cinema; si, perché non c’è un premio ufficiale come una volta, il Marco Aurelio d’oro, non esiste una giuria Vip, ma a votare sono gli spettatori a cui, dopo ogni visione di film in concorso, viene data una cartolina con un codice e si vota in maniera telematica.
Non è solo questo a distinguere Roma dagli altri Festival, è anche la volontà di estendere l’amore per il cinema ad un pubblico più vasto, molti film sono proiettati in città dato che l’auditorium disegnato da Renzo Piano non è proprio centralissimo, anche se una navetta porta da stazione Termini sino alla Festa del Cinema.

Omaggio a Gregory Peck – Cocktail esclusivo a Via Condotti

Ci sono state 313 proiezioni, di cui 140 in città, 50 retrospettive: numeri imponenti e gli ovvi disagi  provocati da tanto ben di Dio.
In tema di coinvolgimento del pubblico e della città di Roma, un evento molto interessante è stato l’arrivo di Cecilia e Anthony Peck figli del grande Gregory Peck (Anthony, incredibilmente simile a suo padre) e la presentazione del biopic  “A Conversation with Gregory Peck” di Barbara Kopple, (1999).
Bellissimo momento che ha unito i 100 anni della nascita dell’attore con la proiezione del film di culto “Vacanze Romane” e l’inaugurazione della gradinata di Piazza di Spagna appena ripulita e restituita all’antico splendore. Anche il meraviglioso “Rocco e i suoi fratelli” è stato proiettato a piazza Vittorio. Lodevoli iniziative.

Interessanti gli incontri con amanti del cinema come gli artisti  inglesi Gilbert e George, David Mamet (commediografo, sceneggiatore, regista americano), l’architetto polacco, naturalizzato americano, Daniel Libeskind, Viggo Mortensen, Jovanotti, Benigni , Bernardo Bertolucci, Michael Bublè, Renzo Arbore, Oliver Stone, Meryl Streep
Questi ultimi due mi hanno colpito per la passione sociale il primo, e l’amabilità della seconda; entrambi si sono concessi tantissimo al pubblico in sala e sul Red Carpet firmando autografi, commuovendosi (Stone) e mandando baci ( Streep)!Gesti che ti fanno amare già chi amavi sullo schermo o dietro sapienti regie.
Queste sono le emozioni che ti fanno amare i festival, perché non è solo film ma “sentire” personaggi così lontani che vediamo attraverso le loro opere, le loro lotte e dichiarazioni sui giornali, interagire con loro, osservarli live, capire le loro emozioni attraverso i sorrisi, le risposte, il linguaggio del corpo è una sensazione meravigliosa.
Film interessanti ce ne sono stati molti, purtroppo è impossibile vederli tutti perché se perdi le proiezioni per la stampa, file infinite di ore facilitano solo un gran nervosismo e una gran stanchezza, oltre a una perdita di tempo abbastanza irritante.
Meno male che poi guardi un film come “Rolling Stones Olè Olè Olè” e in sala ti viene da ballare, un film che racconta il tour dei Rolling in Sud America sino alla fatidica tappa del concerto gratuito a Cuba; il regista giovanissimo, Paul Dugdale racconta senza retorica chi sono questi signori inglesi dalla carriera lunghissima che sul palco si muovono come diciottenni, fisici asciutti e scattanti a 70 anni … chapeau!
Tutt’altra storia è il film di Benedict Andrews  “Una”, con l’attrice Rooney Mara e Ben Mendelsohn, un film quasi shakespeariano con un intreccio e l’uso di feedback che raccontano un amore impossibile … ma poi era amore? Non ci sono morti, come capita nelle tragedie di Shakespeare, ma i personaggi muoiono dentro e le loro vite cambiano per sempre.
Spostiamoci in un’America periferica dove il selvaggio west non è un film ma la quotidianità; il film è “Hell or high water” di David Mc Kenzie, bravissimi gli attori, Jeff Bridges, il vecchio sceriffo, Ben Foster, fratello sbandato di un Chris Pine stupefacente nella sua maturità di uomo e attore, eravamo abituati a vederlo in ruoli leggeri spesso da belloccio, invece in questo film dà prova di una buona attorialità.
“Florence Foster Jenkins”  di Stephen Frears con Meryl Streep e Hugh Grant, grande maestria dei protagonisti, è una storia vera, drammatica  con una vena ironica very British; la signora Jenkins è ricchissima, ama cantare, è una mecenate, ma è irrimediabilmente stonata, suo marito segue la sua passione quasi infantile e la difende, comprando giornali e giornalisti, invitando un pubblico ignorante e anziano, sino a che lei stessa convoca i soldati che stanno andando al fronte per un concerto gratuito al Carnegie Hall di New York e qui il tracollo: la già debole salute di Florence, minata dalla sifilide, cede.
Questa stessa storia con un nome diverso: “Marguerite” di Xavier Giannoli con una meravigliosa Catherine Frot nel ruolo che oggi è di Meryl Streep, l’ho visto a Venezia e mi aveva entusiasmato per la meravigliosa recitazione, la storia, avevo fatto i complimenti al regista dicendogli che era un film che non mi faceva rimpiangere Hollywood.
Sono stata profetica perché sono stati venduti i diritti e il cinema americano ne ha fatto un blockbuster, in ogni caso preferisco il gioiello francese, non me ne voglia la Streep che ho veramente amato nella parte di Florence, come in ogni sua interpretazione per non parlare della sua grande bravura ed umanità!

Una festa impegnativa Roma che forse mette troppa carne al fuoco con tutte le buone intenzioni, un po’ dispersivo anche se ancora una volta ho un grande rimpianto: tantissimi film meravigliosi che io consiglio a tutti, non arriveranno mai in sala o quasi mai, forse qualche passaggio in tv, che non è il cinema.
Proporrei una legge: tutti i film che passano ai vari festival devono arrivare nelle sale, magari come i meravigliosi mercoledì a due euro, e allora si che sarà una grande festa per il cinema!
Il pubblico, in ogni caso, ha premiato Viggo Mortensen e il film “Capitan Fantastic” diretto da Matt Ross.
Grazie Roma, e forse arrivederci.

Exit mobile version