La temperatura globale di quest’anno è stata, secondo i dati del Cnr-Isac, la più alta mai registrata dal 1800; un aumento che sta interessando anche questo periodo prenatalizio e che probabilmente si estenderà anche alle feste. Marina Baldi dell’Istituto per la bioeconomia commenta la situazione, ricordando l’urgenza di invertire la tendenza
L’Agenzia internazionale Copernicus conferma ancora una volta che, a scala globale, i segnali del cambiamento climatico sono evidenti: le temperature medie sono aumentate significativamente dall’era preindustriale, di 1,1-1,2 °C; la media negli ultimi cinque anni della temperatura globale è forse la più alta mai registrata; negli ultimi 45 anni, le temperature sulla terraferma sono aumentate di circa il doppio rispetto a quelle degli oceani.
In questo quadro generale si pone l’andamento climatico che registriamo in Italia. In particolare, gli 11 mesi del 2022 appena trascorsi pongono il nostro Paese fra quelli che hanno registrato l’anomalia maggiore, con 1,27 °C in più rispetto alla media climatologica calcolata sul periodo 1991-2020. In tal modo, come viene fatto osservare dai colleghi climatologi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr, il 2022 si pone al 2° posto, dopo il 2014. Ovviamente ci sono delle differenze, se volessimo scendere nel dettaglio, con anomalie maggiori al Nord piuttosto che al Sud, e occorrerà vedere se queste saranno confermate a fine anno. In questo mese di dicembre siamo infatti di fronte a una evidente dicotomia fra Settentrione e Meridione, che vede giornate invernali nel centro-nord e neve anche alle basse quote sulle Alpi e su parte degli Appennini, mentre alcune regioni meridionali, a pochi giorni dal Natale, stanno registrando temperature quasi estive, come avviene in Sicilia, dove, su tutta la costa nord i valori sono superiori alle medie del periodo con punte ben oltre i 20 °C.
Insomma, a Natale andremo a sciare in Dolomiti o andremo in spiaggia in Sicilia? Ovviamente non ci sono presupposti perché una tale condizione meteorologica perduri per lungo tempo, né indicazioni dirette che queste condizioni siano direttamente legate al mutamento climatico, ma può, essere un segnale che le condizioni climatiche nel nostro territorio stanno cambiando e lo fanno ancor più velocemente che non in altre regioni del Pianeta.
È un segnale che ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno, un “tipping point” come viene chiamato dalla comunità scientifica? E se fosse così, ci porterà ad anni in cui le stagioni di transizione, le nostre amate “mezze stagioni” scompariranno, con beneplacito dell’uomo comune, e dunque non saranno più oggetto di tante chiacchiere da bar? Arriveremo ad avere una lunga, rovente, siccitosa estate e una brevissima stagione “mite” e poco piovosa/nevosa che ci spingerà a mangiar panettone di Natale in spiaggia? Dobbiamo mettere in ghiacciaia la poca neve che cade per mantenerla e mostrarla come una reliquia negli anni futuri ai nostri pro-pro-pronipoti? La scienza ci dice anche che, qualora non facessimo nulla, questo avverrà fra qualche secolo. Forse un millennio da ora.
Ma la scienza ci dice anche che, sulla base delle conoscenze attuali, possiamo agire e rallentare questo processo. Purché agiamo subito e con misure efficaci di riduzione della emissione di gas a effetto serra, i cosiddetti gas climalteranti. Oggi il mondo scientifico ha una visione nell’insieme cautamente positiva del futuro del clima sul nostro Pianeta, ma pone anche dei “paletti” e fa sentire sempre più la sua voce: occorre agire subito e con responsabilità nella direzione indicata, ovvero di riduzione delle emissioni, e con le tecnologie che, non dimentichiamolo, l’uomo ha saputo sviluppare.
Il punto, dunque, è fare ciascuno la propria parte, come cittadini, scienziati, governanti. Solo allora saremo certi di aver fatto il possibile per rallentare il processo di riscaldamento globale. Il Pianeta e tutti i suoi ecosistemi ce ne saranno grati.
[Almanacco della Scienza N. 23, dicembre 2022]