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Polignano a mare tra inventio e realtà, poesia e mito. Storia di un breve viaggio…

Davvero naturale e semplice aderire, con un intimo sentire, alle suggestive e molteplici origini di Polignano, iniziando a scoprirla immergendosi tra le stradine di questo paese della provincia di Bari, per godere dello spettacolo di un’ acqua azzurra, verde, viola, (che tra l’altro ha avuto il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu per il suo patrimonio naturalistico-marino).

Osservandola dal basso, Polignano pare quasi arrampicarsi su una scogliera a picco sul mare.

Il nome stesso evoca, fa risuonare immagini arcane, conduce alla ricerca di una topografia costruita nel sogno.

La stessa origine della cittadina, come del nome, del resto porta il viaggiatore curioso a fluttuare tra diverse ipotesi.

Pompeo Sarnelli ci narra, nel testo “Specchio Secolare”,  che fu il console Cajo Mario a navigare con un’ armata tra le acque dell’Adriatico e a trovare rifugio in un luogo sicuro per ripararsi con i suoi soldati da una tempesta. Qui fece edificare un castello.

La zona circostante dovette piacere molto al console. Un’antica leggenda narra che Cajo Mario, in cerca di un approdo, avrebbe liberato il suo falchetto che si sarebbe posato in una ripida scogliera: proprio nel luogo dove sarebbe sorta Polignano a Mare. Qui fece edificare una nuova torre. Ci pensò Giulio Cesare, qualche tempo dopo, a distruggere i castelli della costa adriatica a lui ribelli e a fortificare le città della riviera per proteggersi da eventuali attacchi di Pompeo. Così fece costruire anche a Polignano una nuova torre “Torre di Cesare”, oltre che a fare erigere nuove mura nella città.

Leggenda a parte, studiosi affermano che Polignano sia sorta nel VI secolo, come una nuova città, Neapolis, su un centro già esistente del periodo Neolitico – zona di Santa Barbara (VI – V millennio a.C.)- per iniziativa del tiranno Dionigi II di Siracusa che voleva sicura la navigazione verso il Mar Ionio.

Anche sull’origine del nome Polignano ci sono pareri differenti. Il nome di Polignano  pare di derivazione divina: Polymnia, una figura della mitologia greca, una delle nove Muse, figlie di Zeus e Mnemosine. Secondo altre fonti, si farebbe derivare il nome da se stesso, “Luogo eminente”, ovvero città edificata in alto, come effetti è Polignano.

Per Pompeo Sarnelli, sempre nel testo “Specchio Secolare”,  il nome sarebbe stato dato dallo stesso fondatore, Cajo Mario, e non significherebbe città “edificata in alto” ma “città di molta memoria”. il Sarnelli scrive: “Caio Mario per dare il nome al castello che aveva fatto edificare…..chiese aiuto ai due poeti Lucio Plosio e Aulo Licino Archia…….che gli consigliarono di dare al castello il nome di Polymniano, della dea Polymnia. Cajo Mario, poiché il nome Polymnia significava di molta memoria, accondiscese, quasi volesse con quello lasciare memoria di sè.

Alcuni affermano il nome del Paese derivato dalla dea Polymnia, con riferimento invece a Cesare, fondatore della città, altri invece, dicono derivato da Neapolis, poiché in antichità ci sarebbe stata l’esistenza di una colonia marittima di Peucezi chiamata Neapolis. Altri, infine, farebbero derivare il nome da se stesso; Polignano infatti vorrebbe dire “Luogo eminente”, città edificata in alto, come in effetti è.

Voglio però raccontare Polignano come viaggiatrice di pochissimi giorni insieme a Sara che in questo periodo sta preparando un esame di Storia della Lingua Italiana. Di Polignano (Peghegnéne in dialetto barese) e dintorni mi dice che, da un punto di vista linguistico, il parlato di queste zone fa parte dei dialetti dell’alto meridionale, in cui salterebbero le vocali finali o si trasformerebbero in “Schwa” . Metto, quindi, l’orecchio ai suoni della gente del posto e mi accorgo che le sento, eccome, queste finali interrotte! Con Sara abbiamo alloggiato sul lato nord-est di Polignano; destinazione: La casetta di Atropo, gestita da Marzia. Tipica abitazione polignanese, disposta su tre piani, con volte in tufo, nella salita vorticosa, sembra condurre a luoghi misteriosi.

Giungiamo al piano superiore e… un terrazzino spalanca la vista sui tetti e terrazzini di case circostanti.

Comoda questa casetta anche perché è tutto a portata di mano: pescheria, fruttivendolo, negozio di generi alimentari, farmacia, ristoranti, negozi ed e a pochi passi dalle famose balconate panoramiche e dalla spiaggia di Cala Monachile. L’ alloggio è adatto a coppie, a  chi ama viaggiare da solo, o a chi viaggia per lavoro. La casetta è dotata di tutto, proprio tutto. E’ la casa immagine autentica delle storiche abitazioni polignanesi.

Prima di girare per le stradine del paese, per scoprire alcune delle caratteristiche, fingiamoci su un deltaplano, o su parapendii. Scopriamo così che il paese ha l’aspetto di una scatola magica, aperta in un volo temerario al mare, abbracciata da rocce a strapiombo sulle acque. Già da altezze d’ali, ci acceca il bianco delle case, con la tipica struttura architettonica dei tetti piani, su cui a volte si possono trovare terrazze adibite a serre aperte o installazioni destinate  a relax  o a momenti conviviali.

Io e Sara ci spingiamo nel Borgo antico di Polignano ed bisogna pertanto attraversare l’Arco Marchesale, l’antica porta della città.

Essa ci  introduce nella “piazza dell’orologio” con la sua antica meridiana dove troneggia la chiesa di S. Maria Assunta che conserva le reliquie del Santo Patrono Vito.

Ci sbizzarriamo con i nostri cellulari per scattare fotografie.

Dalla piazza, a mo’ di raggi, ecco sbucare vicoli ombrosi, bianche casupole, piccole stradine, lastricate con pietre levigate dal tempo, che ci conducono in una terrazza panoramica mozzafiato. Lo spettacolo naturale si può godere anche  dalle numerose balconate aggettanti al mare con uno stacco nel vuoto di 24 metri.

Attraverso stradine medioevali giungiamo a vere e proprie costruzioni in pietra private e d’uso pubblico. Qui Pullulano b&b, case vacanza. Due in particolare in via Porto hanno scale d’accesso i cui gradini portano scritti i versi di poeti famosi di ogni tempo e su una,  in particolare,  quasi a corollario del trionfo della poesia, colpisce una esplosione di petunie e surfinie, viola, bianche, rosse che accompagnano l’occhio del visitatore dal basso all’alto. Su una parete della casa si trovano due pinocchietti di un artigiano di Conversano che gira per le fiere locali. La particolarità di questi due personaggi in legno è, oltre alla loro manifattura, l’origine. Il pinocchietto infatti è di “tavulire” – il ripiano di legno su cui si stende la pasta per fare il pane o altro- , mentre la pinocchietta è  di “stricaturu” – l’asse di legno con scanalature su cui venivano strofinati i panni da bucato-

Ma non solo versi  e aforismi su scale, anche su muri, sedie, cassette in legno. L’autore è Guido Lupori, in arte Guido il Flaneur, un barese che vive a Polignano da trentadue anni, onnivoro di libri e amante del mare. Spesso ai versi di scrittori Guido inserisce propri pensieri, per una convergenza ideale emotiva e visiva oltre che visionaria cara a Baudelaire, e tutto ciò attraverso un vagabondare, con l’intento di guardare, attento, il mondo che si muove per strade e piazze.

Guido il “flaneur”

In via Porto, al civico 40, troviamo la bottega di RosaMaria Caringella, Il Melangolo”, la cui felicissima posizione è in uno squarcio da favola,  tra le bellissime balconate e la celebre scala del poeta!

Il piccolo locale con pareti in tufo, arredato con particolari scaffalature in legno marino, ha oggetti di ceramica pugliese fatti a mano come:

lampada da tavolo, in ceramica completamente decorata con incisioni fatte a mano, brocca tipica in ceramica, servizi di piatti, piatti decorati, melograni di cui si riscontrano nel dettaglio i particolari, tazzine da caffè… Io compro un fiore nel suo nascere colore cobalto del mare e un melograno rosso sezionato cosicché al suo interno si possa notare il dettaglio dei chicchi. Sara, due anforette colorate per la nonna. Gli oggetti coloratissimi e dalle forme più varie, provengono dai luoghi di Puglia che per tradizione storica lavorano la ceramica. Qui di “cose” preziose ce ne sono anche di Polignano.

Se vogliamo fermarci a gustare tipici prodotti pugliesi, ecco dove potere fare la nostra prima colazione: la mattina ci sediamo al bar Millenium; cappuccini, brioches alla crema e spremute d’arancio, una vera leccornia. Se poi si desidera assaggiare le specialità pugliesi, ecco che accanto al Millenium troviamo Fcazz E Birr, famoso per le sue focacce e gli assaggini fritti (panzerotti pomodoro e mozzarella, mozzarella in carrozza, tortino di patate fritto…).

A cena con Sara scegliamo ristorantini per assaggiare i prodotti tipici a base di verdura, pesce, legumi. Così la prima sera a Polignano la cena è al Begula, in Piazza Garibaldi. Lì  ad aspettarci: anelli e ciuffi di calamari fritti, tagliata di tonno alle verdure.

La sera seguente, scegliamo il Ristorante Pizzeria Neuro in Piazza Vittorio Emanuele, sotto l’Arco. Qui possiamo gustare: Cavatelli ai frutti di mare, Tagliolini  al sugo di seppia con crema di ceci e pomodorini. Il vino bianco fermo della zona assolutamente buono!

Alla sera ecco per noi “Il super mago del gelo”, pronte a deliziarci delle mitiche granite di caffè con panna sotto e sopra.

Ma non è finita qui. ManVi è la sigla di Mancini Vito, titolare di un negozio di ortofrutta in via Anemone, 29.

Il signor Vito ci dice: Ortofrutta, nasce il 10 dicembre 2014 come primo negozio a Km 0 e  si sviluppa come completamento di un’attività qui a Polignano a Mare.

Forte di un’esperienza trentennale nel settore per i prodotti che sono in maggioranza produzione propria, quindi Km 0, non trattati e tipicamente della zona, con qualche eccezione come ad esempio lo Zenzero, con cui vengono fatti “estratti al naturale”. L’azienda offre qualità dalla vendita all’ingrosso fino al piccolo consumatore, trattando con cura tutti i dettagli e dando importanza alla qualità del prodotto dalla coltivazione, alla raccolta fino alla vendita

“Aiutanti magici” del signor Vito sono il figlio, Mancini Pasquale, e la moglie, Filomena de Giraridis.

In questo fine settimana (27/28 agosto) torna in Puglia, sugli scogli di Polignano a Mare lo spettacolo della Red Bull Cliff Diving World Series e molti turisti, dice il signor Vito, oltre che ad assistere allo spettacolo della RedBull, cercano prodotti di qualità e tipici soprattutto a km0, ad esempio molti americani hanno scoperto il frutto “fico d’india”, raccolto e mangiato. Per l’occasione nascono allora i panini alla frutta! paninofruttuoso come:-fichidindia -rucola –mandorle; o panino alla rucola –fichidindia-mandorle;

Ma torniamo ai tuffi dai trampolini. Red Bull ha puntato ancora sulla splendida Polignano come autorevole raduno per i tuffi dalla scogliera, una delle tappe più amate dagli atleti. Paesaggio, acque cristalline, calore del pubblico, motivi più che validi per la scelta di un evento di tale portata. Le piattaforme a 21,8 mt (per le donne) e 27 mt (per gli uomini) a strapiombo sul mare sono posizionate sulla terrazza di una casa privata incastonata nella scogliera, e gli atleti, per raggiungerle, dovranno attraversarne il salotto.

Ultimo giorno a Polignano. Con Sara verso la falesia cui accediamo da piazza Domenico Modugno. Lui ci accoglie a braccia aperte, quasi simulando il volo ripetuto in tutto il mondo nella celebre canzone “Nel blu dipinto di blu” .

Forse, per un invito a tornare, potremmo canticchiare con lui un’altra canzone Se Dio vorra’ , seguendo le parole nostalgiche e aeree del testo

Ritornero’/Laggiu’ nel mio paese/Dove si sente il mare,/Laggiu’ c’e’ la tua casa/Nascosta tra gli ulivi…

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