Nato a Siegen nel 1577 e morto ad Anversa nel 1640, Pietro Paolo Rubens, da sempre annoverato nella schiera dei ‘pittori fiamminghi’, ha avuto, nel suo percorso umano e artistico, un significativo e prolungato rapporto con l’Italia, grazie al suo soggiorno nella penisola, dal 1600 al 1608.
Girando per i nobili saloni di Palazzo Reale, si scopre quanto forte e profondo sia stato il legame tra Rubens e l’Italia, in particolare la sua vicenda romana e i suoi rapporti con Genova, Mantova, Venezia.
Da qui deriva lo stupore e l’ammirazione di Rubens nei confronti dell’arte antica e della cultura classica, ivi compreso il mito con le sue possenti figure eroiche e i suoi terrificanti esseri mostruosi, senza dimenticare grandi artisti come Michelangelo, Tiziano, Tintoretto e Correggio.
La mostra è suddivisa in 9 sezioni: nella prima, intitolata Rubens e la nascita del Barocco, si ricorda che il 9 giugno 1600 Rubens parte a cavallo per l’Italia, animato dal desiderio di scoprire la cultura classica e rinascimentale, una cultura capace di imprimere nella sua mente creativa nuovi stimoli arditi e complessi.
Santi come eroi. Pittura sacra e barocco e Santi come eroi. L’adorazione dei pastori rappresentano, nel percorso espositivo, due sezioni dense di suggestioni, influenze e spunti creativi innovativi, partendo da modelli classici, rivissuti tuttavia con impeto ed enfasi.
Nella sezione La furia del pennello si evidenzia il desiderio di Rubens di ‘sacrificare’ il dettaglio in favore dell’effetto di insieme: conta soprattutto la rapidità di lettura e di esecuzione.
Rubens è molto attratto anche dal mito di Romolo ed Erittonio e in particolar modo di Ercole, figura molto amata dall’artista per la sua forza e la sua maestosità, capace di affrontare e vincere con virilità ogni sfida.
Il 28 ottobre 1608 Rubens lascia l’Italia, conservando sempre nel cuore un amore profondo per questo Paese e il desiderio di ritornarvi ancora una volta.