Gli interpreti: all’inizio traspariva un po’ di “ansia da prestazione” bravura e preparazione erano tangibili ma la passione non è pervenuta e purtroppo c’è stata qualche sbavatura nell’esecuzione, sino all’ultimo atto dove il canto del soprano si è fatto più potente e melodioso, la particolarità è che il soprano che interpreta Violetta Valery sono in realtà due: Carmen Buendia e Holly Czolacz.
Altra benvenuta peculiarità è appunto la commistione di interpreti italiani e stranieri accomunati dall’amore per la lirica, tenori e baritoni di origini orientali : Alfredo Germont è interpretato sia da Donghyeok che da Lee Shinto Kim.
Germont padre interpretato da Haoran Feng e Fumiyuki Kato.
Flora è Elisa Gentili, Annina è Eleonora Benedetti, Gastone, Visconte de Letorieres è Andrea Jin Chen, il Marchese D’Obign è Ufuk Asian Halil, il dottore Grenvil è Kai Li, il domestico di Violetta è Marco Mignani, il domestico di Flora è Stefano Dalfovo, il commissionario Riccardo Ambrosi.
La scenografia: assolutamente applausi ai due scenografi Gian Franco Zanetti e Riccardo Canali, nel primo atto una magnifica terrazza con una prospettiva eccezionale su una Parigi illuminata dalla luna piena e dalla Torre Eiffel che rischiarano il teatro e il pubblico.
Secondo atto un tranquillo atrio con rose rampicanti accoglie l’amore dei due amanti e poi la triste rinuncia di Violetta dopo la visita del padre di Alfredo, Giorgio Germont, cambia la scena ed eccoci in un ambiente da festa dove però le zingarelle sembrano cubiste ma questo verrà esaminato in seguito.
La scenografia del terzo atto è minimalista con una grande riproduzione di un quadro di Mark Rothko, un letto e la perizia delle luci delle light designer Fiammetta Baldisseri e Valentina Montali.
La regia: firmata da Gian Franco Zanetti è opinabile, la scelta di impostare La Traviata ai nostri giorni e che assomiglia tantissimo al set del film ” La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, lascia un po’ dubbiosi.
Se si vuole avvicinare i giovani alla musica classica bisogna dargli le dritte giuste, Verdi ha scritto l’opera nel 1853 perché non rimanere fedeli alla tradizione?
Questa ” moda “ di trasportare il passato nel presente personalmente la trovo fuorviante e come sempre ci sono estimatori e detrattori!
A proposito delle zingarelle, il famoso coro (diretto da egregiamente da Paola Urbinati, coreografie di Federica Zani) trasformate in un mix di cubiste e/o altro con una specie di mistresse dotata di frusta … per lo meno mi “perplime” come dice un neologismo e che comunque rende l’idea della sensazione dello spettatore.
Chiusura: è innegabile l’amore e la preparazione di questi giovanissimi, auguriamo loro una continuità in questa passione e che si prendano le critiche, come le lodi, per quello che rappresentano, ossia un incoraggiamento a migliorarsi perché nella vita come diceva il grande Eduardo de Filippo gli esami non finiscono mai.