Dal 23 gennaio al 23 marzo 2013 a Palermo si disputeranno le “Olimpiadi della legalità”. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato di Palermo dell’Associazione Sportiva Antimafia, presieduta dal Professore Vincenzo Lipari, con lo scopo di ricordare Beppe Alfano e Mario Francese, due dei nove giornalisti ritenuti scomodi e per questo uccisi dalla mafia in Sicilia, rispettivamente l’8 gennaio 1993 e la sera del 26 gennaio 1979.
L’evento, di grande rilevanza sociale e sportiva, è inserito nel progetto ministeriale denominato “Sport-legalità: un calcio alla mafia, due mani alla legalità” edizione 2012-2013, in ricordo delle vittime di mafia che, dal 6 novembre scorso al luglio 2014, prevede una serie di iniziative volte a celebrare la memoria delle vittime di mafia, nel caso specifico delle Olimpiadi della legalità saranno complessivamente 3.200 gli atleti che saranno impegnati in diverse discipline: calcio, calcio a 5, atletica, arti marziali e corsa ciclistica. Le gare si disputeranno negli impianti del Cus Sportivo e del velodromo Borsellino di Palermo. La finale del torneo di calcio, che si giocherà il 23 marzo al Velodromo Borsellino, prevede la partecipazione della Nazionale Italiana Magistrati, delle rappresentative dell’Anci Sicilia, Associazione Nazionale Comuni Italiani, della Sezione Sportiva Antimafia e del Comando della Guardia di Finanza.
Le olimpiadi sono il proseguo del primo campionato ufficiale di calcio in ricordo delle vittime di mafia ed in esse partecipano tutte le istituzioni, forze dell’ordine, scuole di ogni ordine e grado e facoltà universitarie. Lunedì 21 gennaio, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. Nella sala conferenze dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia erano presenti l’europarlamentare Sonia Alfano e il fratello Fulvio, oltre a Giulio Francese, i testimonial delle Olimpiadi e figli rispettivamente di Beppe Alfano e Mario Francese, i due giornalisti vittime della mafia a cui l’evento sportivo è dedicato. A venti anni dall’assassinio del giornalista Beppe Alfano, la figlia Sonia, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Europea, ha ringraziato così il prof. Lipari per la sensibilità mostrata: “A mio padre non era mai stato dedicato quasi nulla. Poi, unire a distanza di anni due personaggi importanti come Mario Francese e mio padre, due giornalisti in prima linea che hanno dedicato la loro vita al servizio e al lavoro per il bene della Sicilia, di una Sicilia libera da ogni sopruso malavitoso e mafioso, non può che onorarci” ed ha aggiunto “ringrazio l’Ordine dei giornalisti e il cartello di associazioni che sta organizzando questo evento sportivo. È un segnale importante contro l’oblio che, troppo spesso, inghiotte per sempre le storie delle vittime meno note della mafia. Per tutti questi anni abbiamo dovuto rincorrere ogni possibilità che ci consentisse di tenere viva la memoria dei nostri genitori ed il loro sacrificio, è stata quasi una corsa. Ma oggi, anche attraverso lo sport e le Olimpiadi della Legalità, possiamo affermare che c’è una memoria che va avanti indipendentemente dai nostri sacrifici. Questo è il segnale più importante”.
Anche il presidente della Confesercenti di Palermo e dell’associazione “Libera Impresa”, Giovanni Felice, uno dei patrocinatori della manifestazione, ha elogiato l’evento: “Partecipo con onore, patrocinando le Olimpiadi della legalità, in quanto la lotta alla mafia, alle istituzioni corrotte e al ricordo delle vittime della mafia mi ha da sempre visto lottare in prima persona e sempre in prima linea”. Le “Olimpiadi della legalità” stanno ricevendo parecchie adesioni dal mondo delle istituzioni “È proprio l’unione di intenti – ha affermato durante la conferenza stampa di presentazione, il presidente della Sezione Sportiva Antimafia di Palermo, Vincenzo Lipari – che può far rialzare la nostra amata Sicilia onorando con i fatti le vite spezzate di tutte le vittime di mafia”. Beppe Alfano è l’ultima vittima, in ordine cronologico, fra le nove firme del giornalismo italiano uccise da Cosa Nostra. Il primo a cadere vittima di un agguato mafioso fu Cosimo Cristina, il 5 maggio 1960; qualche giorno prima di morire il giornalista pubblicò un articolo dal titolo, Prospettive Siciliane nel quale ricostruì un delitto di mafia avvenuto a Termini Imerese. Dieci anni dopo toccò a Mauro De Mauro, il 16 settembre 1970; durante la sua carriera aveva scoperto la verità sulla morte di Enrico Mattei ed inoltre aveva appena pubblicato un’ inchiesta sui rapporti fra mafia e gruppi eversivi. Giovanni Spampinato fu ucciso il 27 ottobre 1972, mentre era impegnato a far conoscere attraverso le sue inchieste l’intreccio di affari, trame neofasciste e malavita nella città di Ragusa. Lo stesso anno in cui fu rinvenuto il cadavere di Aldo Moro fu trovato quello di Peppino Impastato, il 9 maggio 1978; fu ucciso dalla mafia per la sua attività di denuncia contro Cosa Nostra su “Radio Out”. Mario Francese, cronista siracusano de “Il Giornale di Sicilia” fu ucciso il 26 gennaio 1979 in un agguato davanti casa, a Palermo, perché per primo aveva osato scrivere della trasformazione imprenditoriale di Cosa nostra, degli interessi mafiosi intorno alla ricostruzione del Belice terremotato e alla realizzazione della diga Garcia; Mario Francese è stato l’unico giornalista a intervistare la moglie di Totò Riina, Antonietta Bagarella. A Catania, il 5 gennaio 1984 muore assassinato Giuseppe Fava; la sua colpa fu di aver attaccato frontalmente i grandi gestori degli appalti di Catania, palesemente vicini all’ambiente mafioso. Poco dopo, Il 26 settembre 1988, fu assassinato Mauro Rostagno per aver diffuso messaggi di denuncia attraverso la conduzione di una trasmissione televisiva in onda su un’emittente privata trapanese. Beppe Alfano fu colpito da tre proiettili esplosi da una pistola calibro 22 che lo centrarono mentre era al posto di guida della sua Renault 9, in una delle vie più trafficate del centro abitato di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina e precisamente in via Marconi. Le cronache dell’epoca hanno ricostruito il delitto con dovizia di particolari, l’auto era leggermente accostata al margine destro, con le luci accese e il cambio in folle. La motivazione dell’esecuzione di stampo mafioso è da riscontrare nel fatto che Beppe Alfano aveva scoperto che, dietro il commercio degli agrumi nella zona tirrenica messinese, si nasconderebbero gli interessi economici della Santapaola e d’insospettabili imprenditori legati alla massoneria.
Tutte le otto storie hanno in comune gli stessi ingredienti, ovvero quelli di una storia di mafia in piena regola: un cronista rompiscatole brutalmente ucciso e nessun testimone oculare. Le Olimpiadi della Legalità hanno anche dunque questo nobile fine, ricordare due uomini coraggiosi morti per amore della verità e rompere il muro dell’omertà per lottare contro tutti i tipi di mafia.