di Anna & Maria Sciacca
Nel suggestivo ambiente dello showroom BonaveriMilano, manichini in varie pose e sguardi sembrano conversare tra loro e tra le novità vediamo anche una splendida versione in manichino della Barbie nel suo look hollywoodiano da spiaggia anni Cinquanta. All’ingresso dell’atelier incontriamo Sara Campanini responsabile dello showroom che ci presenta Andrea Bonaveri che insieme a Guido conducono la più grande fabbrica di manichini fondata da loro padre nel 1950.
L’Idea Magazine: Bonaveri ha realizzato la Barbie in versione manichino…
Andrea Bonaveri: Il primo manichino Barbie è stato fatto da Adel Rootstein in occasione di un compleanno della Barbie e l’immagine che noi abbiamo riportato, il make-up, il costume da bagno bianco e nero è la stessa identica immagine della bambolina Barbie quando uscì nel 1959.
L’Idea Magazine: I manichini nella mostra al Fashion Hub di che materiale sono stati fatti?
Andrea Bonaveri: Sono dei semplicissimi manichini verniciati di nero opaco.
L’Idea Magazine: I modelli transparent & frost come vengono realizzati?
Andrea Bonaveri: È una plastica trasparente satinata, il manichino che prende Valentino è plastica trasparente, l’effetto Frost viene dato con uno scotch-brite, una levigatura che opacizza il trasparente.
L’Idea Magazine: Il volto bello e classico dei manichini Schläppi Aloof da dove si è ispirato?
Andrea Bonaveri: La collezione Aloof si ispira a un manichino che faceva la Schläppi marchio svizzero, ed è stato rilevato da noi nel 2000, la Schläppi negli anni cinquanta faceva questo manichino particolare con un viso particolare, quando abbiamo fatto questa collezione Aloof ci siamo ispirati per questo viso a una manichino originale Schläppi però non è esattamente uguale ma è stato interpretato però diciamo che l’ispirazione nasce da quel manichino, la collezione Aloof ha un volto sognante.
L’Idea Magazine: I manichini Obsession dove vengono esposti?
Andrea Bonaveri: I manichini della collezione Obsession non sono semplici da collocare però quando sono in vetrina fanno un grande effetto.
L’Idea Magazine: Nella mostra “A line of beauty” sono stati utilizzati modelli diversi di manichini?
Andrea Bonaveri: Alla base c’è una connessione iconica che è sempre Schläppi 2200, per il Museo Metropolitano d’Arte di New York è stato realizzato un viso per questa mostra dedicata allo stilista Karl Lagerfeld per richiesta di Andrew Bolton direttore del Costume Institute del Metropolitan dove lui si è ispirato alle statuette di porcellana stile art deco.
L’Idea Magazine: Il manichino ha anche ispirato il cinema come soggetto di films suspence perché questa attrazione?
Andrea Bonaveri: Ma perché sono figure antropomorfe, statiche se le metti un po’ in penombra creano un’atmosfera come entrare in una fabbrica di manichini di notte al buio, io sono abituato ma chi non è abituato non si sente di entrare.
L’Idea Magazine: Ma sono anche tanto affascinanti!
Andrea Bonaveri: Eh si!
L’Idea Magazine: Le boutique di moda tendono a preferire per le loro vetrine i manichini Schläppi Aloof mentre nei musei si trovano spesso i Schläppi 2200
Andrea Bonaveri: Perché la linea 2200 ha delle proporzioni che si adattano ai vestiti che possono essere nei musei, le Aloof sono molto alte, hanno gambe lunghe, insomma è un manichino più scenografico, le Schläppi 2200 hanno delle proporzioni più vicine alla normalità e poi non so è diventato un manichino iconico per i musei.
L’Idea Magazine: In Italia ci sono altre ditte che producono manichini come Bonaveri?
Andrea Bonaveri: In realtà una volta l’Italia era uno stato in Europa dove c’erano molti fabbricanti di manichini, parliamo tra gli anni Ottanta e Novanta poi dopo con gli anni sono sempre calati e credo che in Italia siamo in due come produttori di manichini poi si trovano prodotti che vengono dalla Spagna e dalla Cina, distributori che vendono in Italia. C’è La Rosa manichini nata ai primi del Novecento però ha cambiato varie gestioni, loro hanno la nostra stessa tecnologia di produzione, la plastica a soffiaggio.
L’Idea Magazine: I primi manichini Bonaveri erano del tipo realistici con make-up e parrucche, oggi dove si trovano quei modelli?
Andrea Bonaveri: Magari averli, allora non c’era molto spazio da potere tenere le vecchie produzioni, non c’era quel tipo di mentalità. Ci sono ancora dei vecchi manichini Bonaveri in giro, che noi abbiamo visto, abbiamo trovato da privati, collezionisti. Una volta si facevano i manichini in cartapesta (papier mâché) poi la testa veniva tutta pennellata di gesso poi veniva tutta levigata e verniciata e poi dopo si facevano i capelli, il make-up.
L’Idea Magazine: I manichini Bonaveri hanno partecipato in qualche scena cinematografica?
Andrea Bonaveri: Devo dire che Pasquale Squitieri regista del cinema del neorealismo fece un film sulla resistenza era la storia di una ragazza che faceva un po’ la vedetta, portava messaggi, portava il cibo, andava dai partigiani, fu catturata e per simulare la scena dell’impiccagione dissero a mio padre di fare un manichino, solamente che aveva la testa che invece di penzolare da un lato, penzolava all’indietro, non è bello però era una scena realista.
L’Idea Magazine: Ci saranno nuovi progetti per il manichino Barbie?
Andrea Bonaveri: Il marchio Rootstein è stato acquistato nel 2019 dalla Bonaveri e con il successo del film sulla Barbie abbiamo deciso di presentarlo in questo showroom
L’Idea Magazine: Barbie ha rappresentato la donna in vari mestieri ed è sempre attuale, specialmente durante le feste natalizie, pensate di proporla nella versione manichino in qualche department store?
Andrea Bonaveri: Si è vero, magari in un department store dove creare qualcosa.
L’Idea Magazine: Negli anni Cinquanta e Sessanta erano di moda le window displays dove i manichini dietro la vetrina mentre promuovevano abiti e accessori, come protagonisti su un palco in un allestimento scenografico, interpretavano una scena, raccontavano un tema, oggi non sono più tanto frequenti quel tipo di shop windows, quali sono i motivi?
Andrea Bonaveri: È una questione di budget; ci sono meno soldi e si cerca di ottimizzare meglio l’acquisto, diciamo che ciò che è rimasto sono le vetrine di Bergdorf Goodman a New York