Recensione di Salvatore Margarone
Grandioso e spettacolare il Rigoletto di Giuseppe Verdi, terzo titolo della stagione, andato in scena all’Arena di Verona lo scorso 1 luglio. Protagonisti cantanti di grande spessore che hanno regalato, con le loro belle voci, emozioni da ricordare incorniciate in una bellissima ed imponente scenografia di Raffaele Del Savio (allestimenti scenici di Giuseppe De Filippi Venezia) e la regia di Ivo Guerra che in questo caso stranamente non ha disturbato l’intreccio dei personaggi sulla scena, ma anzi, ne è stato un perfetto complemento. Quasi cinematografico ed incredibilmente realistico il gigantesco Castello di Mantova, alto e svettante sul palcoscenico con le sue torri e torrette,. Interessanti anche se non eclatanti i costumi di Carla Gallieri che ha tolto il superfluo e realizzato abiti raffinati e consoni, assegnando ad ogni personaggio un colore identificativo, che sarebbe tuttavia maggiormente risaltato con un illuminazione più mirata: anche se in questo titolo la penombra la fa da padrone, in alcuni casi la mancanza fisica di luce ha decisamente smorzato e appiattito le perfomances degli artisti.
Nomi di spicco del panorama lirico mondiale sul palcoscenico areniano: Gianluca Terranova (Il Duca di Mantova) ha regalato emozioni continue ad un pubblico estasiato: voce squillante, puntata e precisa, curati i minimi dettagli e le tante raffinatezze, come di rado si sentono, ha reso il “suo” Duca in un’interpretazione encomiabile. Applauditissimo dal pubblico, Terranova si impone come una delle migliori voci tenorili del momento.
Non da meno la Gilda di Elena Mosuc. Tuttavia incostante in tutta la sua interpretazione, infatti abbiamo riscontrato meno freschezza del solito nella sua voce, in alcuni momenti è sembrata stanca e sfocata sugli acuti, e molti i fiati che ha dovuto prendere durante l’esecuzione delle sue arie più famose ovvero “Caro nome” e “Tutte le feste al tempio”. Peccato. Un’interpretazione che a nostro parere, rimandava all’idea di una Gilda matura più che ad una fragile fanciulla.
Debuttante della serata era il baritono Amartuvshin Enkhbat nei panni del giullare di corte nonché protagonista assoluto dell’opera: Rigoletto. Voce possente, scura, bel legato di fiato, ha mandato in delirio il pubblico con la sua interpretazione, tanto da bissare “Cortigiani, vil razza dannata”. Era palpabile però l’emozione del debutto in quanto ci è sembrato un po’ monotono. Ma le premesse sono buone e l’esperienza limerà queste mancanze.
Rivelazione della serata è stato invece il basso Andrea Mastroni (
Ottimo il resto del cast, e precisamente: la Maddalena di Anna Malavasi, bella voce profonda e sensuale; Nicolò Ceriani, nei panni del Conte di Monterone ; il Marullo di Marco Camastra; il Conte di Ceprano di Dario Giorgelè; la Giovanna di Alice Marini. Buoni gli altri interpreti : Marina Ogii, Omar Kamata, Lara Lagni, Francesco Pittari.
In tutto questo la nota dolente che purtroppo ha annebbiato un po’ tutta l’opera é stata la direzione d’orchestra di Julian Kovatchev. Noioso nei tempi, solo qualche guizzo vivace qua e là, ha tenuto per lo più sotto tono gli orchestrali, riuscendo a mettere in grosse difficoltà anche i cantanti, che ad un certo punto con molta eleganza hanno deciso di proseguire da soli senza seguire la bacchetta, con la conseguenza che si trovavano spesso fuori tempo.
La recensione si riferisce alla prima recita del 1 luglio 2017
©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona