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MIRACOLI DEI DOCENTI: QUANDO LA SCUOLA È BUONA DAVVERO

Articolo di Federico Scatamburlo
C’era una volta la scuola… le maestre, i professori, le materie… si studiava, si facevano i compiti e soprattutto… si obbediva. Si, perché la scuola ere fondamentalmente un obbligo, ma ogni ragazzo bene o male sapeva che sarebbe stata anche la base per il suo futuro, vuoi per convinzione trasmessa dai genitori, vuoi da una consapevolezza personale autonomamente acquisita. Quel che certo era che, per la stragrande maggioranza, vigeva una certa disciplina che produceva un immagine del prof. come avvolto da un’aura di sapienza e saggezza. E se per qualche intemperanza si veniva puniti a scuola, il castigo poi continuava a casa. Ma c’erano anche i giochi, gli amici, le vacanze, tutto era fonte di sapere. E si era felici.
Si. C’era una volta… perché ora tutto questo non esiste quasi più.

Foto di Federico Scatamburlo

Frequentando il mondo scolastico, da spettatore e non da addetto ai lavori, da diversi anni noto con sgomento quanto le dinamiche e i principi siano cambiati, a sfavore del corpo docente, ma soprattutto degli studenti, degli assistenti, dei genitori, insomma di tutti coloro che ne sono coinvolti. E non è stato graduale: pochi anni di tecnologia spinta (computer, cellulari, internet globale), e un paio di cambi generazionali, combinati insieme a un tenore di vita generale elevatissimo ma nello stesso tempo poverissimo, hanno trasformato gli sforzi dei padri e delle madri non più atti a far crescere ed educare i figli per affrontare la vita, ma diretti quasi solo per mantenere un tenore di vita, uno status apparente di un certo livello, dove non l’educazione (scolastica) è la base del crescere, ma solo il benessere economico. Il che, se da un lato si può anche apprezzare, dall’altro è evidentissimo quanto le fragili e libere menti di giovani esseri umani siano esposte a situazioni di fondamentale solitudine, con spesso un’assenza genitoriale profonda, imposta da questa società consumista, dove il compagno più fedele di un ragazzo diventa il cellulare, e tutto quel che ne consegue da quando internet è facilmente fruibile in tutti i modi. E così vediamo e sentiamo ragazzi che della figura del docente hanno una visione totalmente distorta da quello che dovrebbe essere, e cioè un funzionario pubblico deputato a trasmettere il sapere e a preparare alla vita e all’inseguimento dei propri sogni. Ed aumentano i ragazzi, disadattati e/o con vari problemi di apprendimento, che necessitano dell’ormai mitica figura dell’insegnante di sostegno. Ma è così chiaro che tutti questi problemi spesso non esistono, nella maggioranza dei casi sono solo richieste di aiuto, per sopperire a delle mancanze che, diciamo la verità, un tempo non esistevano.
Al di là del ruolo sociale, che ormai pochi gli riconoscono, i docenti devono, come stanno già tentando, riconquistare la loro identità di formatori ed educatori. L’insegnamento è un’attività di straordinario spessore morale e una delle più creative. Il docente non tratta una materia inerte, ma viva e brillante, che è l’anima dell’alunno, e quindi non unisce al suo operato solo le proprie conoscenze culturali e didattiche ma anche quelle relazionali, che sono in questi tempi l’arma più ostile che si trova ad usare, per combattere quel cupo nemico che è la globale indifferenza e irriverenza delle generazioni moderne, e da genitori che si improvvisano professori e dimenticano invece che sono loro i primi educatori. Mi permetto di dire che valutare ovvero mettere i voti fa bene, ed essere valutati aiuta i ragazzi. A migliorarsi e a capirsi. E chi si oppone a questo va valutato: male.

Istituto Comprensivo Selvazzano Dentro 1 – T. Albinoni

Ciliegina su questa torta mal lievitata è stata poi la legge (107) della Buona Scuola. Che, invece di favorire e semplificare la burocrazia per il corpo docente, ha ingarbugliato e reso quasi impossibile la vita dei nostri prof, che si trovano tutti i giorni a lottare contro un mostro tentacolare che li obbliga a uno stile di vita quasi grottesco, dove la totale attenzione è mirata ai tentativi di una buona didattica, cercando di non sprofondare nelle sabbie mobili di assurde regole che cambiano tutti gli anni, e che mettono ogni volta in discussione la stessa dignità dell’essere umano.
Ma si sa, alcuni docenti (non tutti), mettono l’amore per l’insegnamento e per la continuità didattica al primo posto della loro vita. E, magari trascurando anche propri bisogni primari, riescono in piccoli miracoli, che li ripagano all’istante di tutti i titanici sforzi.

Prof. Salvatore Margarone

A parere dello scrivente é quanto é accaduto quest’anno all’Istituto Comprensivo Statale 1 – Selvazzano Dentro (PD) – “Tomaso Albinoni”, il 24 e il 25 maggio 2017, dove un piccolo manipolo di docenti di strumento musicale, culturalmente elevatissimi, ed empaticamente ben coesi, nonostante i paletti e le difficoltà imposte dalle normative italiane vigenti, hanno saputo creare un piccolo miracolo, portando a suonare in un perfetto ensemble un gruppo di ragazzi di varie età che, all’inizio del percorso, erano totalmente estranei al mondo esecutivo della musica.
Si, perché per un fantomatico algoritmo ministeriale la strada educativa, che doveva iniziare a settembre come sempre, è partita a regime solo da novembre, annullando quindi di fatto buona parte del primo quadrimestre scolastico. Questo non ha tuttavia bloccato il desiderio e l’estro creativo di questi docenti, che, oltre le lezioni, in ore e ore di riunioni, confronti e scontri fuori orario, hanno portato gli alunni non solo a leggere le note, ma a tradurle in musica nello strumento desiderato. E non solo: a distanza di pochi mesi, all’esecuzione di un saggio finale che, considerata la giovane età dei discenti e il pochissimo tempo a disposizione, è stato un vero e proprio miracolo, di cultura, di preparazione e di abnegazione.

In qualità di critico musicale normalmente non mi presto a questo tipo di interventi, preferendo lavorare dietro le quinte, ma quando il prof. Salvatore Margarone, la prof.ssa Annalisa Darù e la prof.ssa Anna Carraro mi hanno sottoposto il programma del saggio e, per tramite della dirigente scolastica Dott.ssa Maria Grazia Bollettin, ho ricevuto l’invito a presenziare all’evento, incuriosito dalla particolarità dei brani ho accettato volentieri.

Prof.ssa Annalisa Darù

Da quello che ho potuto constatare la strada per la preparazione del “concerto” non è stata scevra di ostacoli di ogni tipo.
La Dott.ssa Bollettin è al primo anno di Dirigenza in un istituto che è agli inizi del proprio indirizzo musicale, e fino all’anno scorso era presente un “reggente”, ovvero una specie di “supplente”, con poteri decisionali e volontà sicuramente limitati e meno motivati. Le difficoltà che si è trovata ad affrontare sono state quindi sicuramente più grandi di quel che dovevano essere normalmente, a partire da un corpo docente sconosciuto (ed in alcuni casi prevenuto e ostile) e da una struttura “comprensiva” di una certa dimensione (sappiamo che non esistono più le singole scuole, ma i vari indirizzi e livelli vengono riuniti in uniche entità didattiche e amministrative). Oltre alla preparazione e all’enorme impegno dei docenti, è doveroso sottolineare quindi il merito particolare della Dirigente stessa la quale, con grande oculatezza e lungimiranza, ha saputo dosare e dispensare libertà creativa ai docenti, generando attenzione, motivazione, condivisione e ascolto reciproco, portandoli così a sviluppare un percorso didattico breve ma che è risultato efficacissimo.
Due distinti pomeriggi i momenti durante i quali i ragazzi, di fronte a un nutrito pubblico di genitori e amici, hanno potuto dimostrare quanto imparato in questi pochi mesi di studio e pratica. I docenti hanno scelto i brani sicuramente in base al livello generale raggiunto, ma anche con una piccola dose di coraggio: pezzi molto particolari, che possono sembrare semplici ma di grande effetto e non sempre di facile esecuzione.
Dal Barocco al Classicismo, passando per il Romanticismo per arrivare addirittura al musical: J.S. Bach, L. Mozart, W.A. Mozart, N. Paganini, M. Clementi, J. Brahms, P.I. Tchaikovsky, J.Strauss, J.Page, A. Tessier, R. Cocciante e molti altri. Simpaticissima e divertente la serie degli animali domestici di M. Consiglio, per pianoforte a quattro mani, eseguita anche da una talentuosa Sofia Paccagnella (classe prima) che a parere dello scrivente ha delle doti fuori dal comune, che non sono sfuggite al suo docente, Prof. Margarone, il quale le ha decisamente valorizzate in questa serata.

Prof.ssa Anna Carraro

Anche tra i flauti istruiti e diretti dalla Prof.ssa Darù, sono emersi dei validissimi musicisti in erba. Stiamo parlando di Elena Fortin, Alice Zin (entrambe di classe prima) e F. Alberto Sottoriva (classe seconda). Per le chitarre da evidenziare due elementi: Ginevra Zocca (prima classe), e Valentin Popescu (classe seconda). Complimenti alla Prof.ssa Anna Carraro.
Altro elemento che poteva giocare a sfavore era la differenza di età e di esperienza dei giovani musicisti: un orecchio erudito ha percepito subito quali fossero i talenti, chi poteva aver già una privata base musicale e chi fosse invece al primo approccio. Per mescolare insieme questi elementi è necessaria molta capacità direttiva e di discernimento. A parte quindi le esecuzioni individuali, è stato encomiabile il livello delle esecuzioni di ensemble (è stato segnalato che non è stato possibile organizzare un orchestra vera e propria, si presume per mancanza degli archi – a proposito –dov’erano?). Emozionante il celeberrimo Bolero di M. Ravel, arrangiato per pianoforte, flauto traverso, chitarre, percussioni, e strumentario Orff, eseguito da tutti gli alunni insieme, e che ha riscosso grandi applausi ed ovazioni, e qualche lacrima di commozione in qualche orgoglioso genitore. Bravi ragazzi, bravi prof., bravi tutti.
Evviva la scuola, quando è buona davvero.

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