L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche ha sviluppato – nell’ambito del progetto ‘Diapason’ – un software per calcolare il carico di PM10 di origine sahariana. Lo studio pilota nel Lazio mostra una diminuzione negli ultimi 10 anni, sia per i cambiamenti climatici sia per il minore utilizzo delle automobili, ma evitare il superamento dei limiti previsti dalla legge rimane una priorità per contenere i costi delle sanzioni
L’Europa è regolarmente raggiunta da aria proveniente dal Sahara, che porta con sé le frazioni più fini delle sabbie desertiche, e l’Italia si trova al centro di queste correnti, con ondate di calore e le note ricadute di ‘piogge rosse’ che spesso concorrono al superamento dei limiti di legge sanzionati dall’Europa per il PM10, ovvero l’insieme di polveri inquinanti di diametro inferiore a 10 µm, quindi facilmente inalabili. “È scientificamente dimostrato che l’inalazione di queste particelle è associata a un aumento della mortalità e a effetti negativi sulla salute: recenti studi su Roma hanno evidenziato un legame tra gli aumenti di PM10 dovuti agli eventi sahariani e ospedalizzazioni per problemi respiratori e cerebrovascolari”, ricorda Gian Paolo Gobbi dell‘Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr). “Sempre agli aumenti del PM10 durante gli eventi sahariani sono stati associati incrementi nella mortalità per problemi respiratori e cardiaci”.
“Uno studio che abbiamo effettuato nel Lazio quale regione ‘dimostrativa’ utilizzando Diapason ha mostrato che nel 2004-2014 il carico medio di PM10 è diminuito da 48 a 26 µg/m3, in funzione sia di variazioni meteo sia della crisi economica, che ha comportato un minore utilizzo delle automobili. Nel medesimo decennio il carico annuo di polveri di origine sahariana è sceso da 1.9 a 1.6 µg/m3 nelle aree rurali e da 2.3 a 1.1 µg/m3 nell’area urbana di Roma: riduzioni che hanno portato ad una diminuzione del 60-70% dei superamenti della soglia sanzionabile di 50 µg/m3”, conclude il ricercatore. Il problema non è però risolto. “Per il 2020 le concentrazioni diPM10 sono previste in risalita di circa il 15%. E, ad oggi, 12 delle 37 stazioni di misurazione dell’inquinamento dell’aria laziale registrano più dei 35 superamenti annui fissati dalla Eu come limite, mentre 10 stazioni, di cui 5 a Roma, presentano più di 40 superamenti per anno”.