Sentire cantare “Fratelli d’Italia” dai nostri calciatori e, sono certo, da tutti gli Italiani, alle partite di Coppa conferma, se ce ne fosse bisogno, come il nostro Inno abbia ancora il potere di suscitare sentimenti patriottici e di solidarietà nazionale. Tutti i bastian contrari e le voci dissacranti si rassegnino! Continueremo a cantare “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta!” con lo stesso entusiasmo e lo spirito di corpo.
Il nostro Inno sgorga da un momento magico di ispirazione patriottica che provarono due giovani, Goffredo Mameli (1827/1849) e Michele Novaro (1818/1885) quando nell’autunno del 1847 crearono il “Canto degli Italiani”. I versi e la musica lo resero subito il canto più amato dell’unificazione e, non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al “Canto degli Italiani” – e non alla Marcia Reale – il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a “God Save the Queen” e alla “Marsigliese”.
Dopo circa due secoli l’Inno di Mameli e Novaro rimane ancora la più grande testimonianza del sentimento di quella italianità espressa da tutti i Caduti che seppero realizzare con fede, coraggio e tanti luminosi momenti di eroismo il grande sogno di un’Italia unita e libera scrivendo nella Storia il nostro riscatto. Un commosso pensiero per Goffredo Mameli, morto dopo appena tre mesi dalla proclamazione della Repubblica e per Michele Novaro morto povero, umiliato da difficoltà finanziarie e da gravi problemi di salute. Amiamolo e onoriamolo il nostro Inno.
Amiamo e onoriamo i nostri Caduti cercando di essere sempre degni del loro sacrificio.