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Libera terra in libero stato

La legalità è mater digna della libertà e della democrazia. Evidenti le mire espansionistiche delle mafie che hanno messo radici in tutta Italia e all’estero; la connivenza tra mala politica e mafie non è più un mistero (o “segreto di Pulcinella”), pertanto occorre contrastare efficacemente “cosa nostra” e difendere il bene comune della legalità. La mafia ha mille volti (ecomafie, racket delle estorsioni, riciclaggio di denaro sporco, narcotraffico, certi negozi “Compro oro”…), un mostro trasformista, un’Idra di Lerna dalle tante teste, e si annida laddove intraveda chance di profitto, “odore di piccioli”. Mai abbassare la guardia. “Raccontiamo la mafia nella quotidianità al di là dei fatti di cronaca” era il monito del magistrato Giovanni Falcone.
“Libera Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, nata il 25 marzo 1995, è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base territorialmente impegnate. Eurispes l’ha inserita tra le “eccellenze italiane” nel 2008.
Alessandro Cobianchi, brindisino, classe 1969, avvocato iscritto all’Ordine di Bari, è coordinatore della Carovana internazionale antimafie, referente regionale di Libera Puglia e di Libera Bari, presidente di ARCI Puglia. Cobianchi ha coordinato progetti di monitoraggio, progettazione e ricerca sui beni confiscati in partenariato con Regione Puglia e ricopre l’incarico di responsabile legalità democratica e antimafia sociale per l’ARCI nazionale.

L’Idea: “Formazione e informazione. Quali sono le varie attività che organizzate?
Cobianchi: Laboratori di educazione alla cittadinanza, attività anti usura, campi di formazione antimafia, “un albero per la memoria”, lotta alla corruzione e all’illegalità, campi di lavoro, vendita di prodotti biologici come per esempio gli ottimi pomodorini secchi della Cooperativa Terre di Puglia di Mesagne (Brindisi) coltivati negli ex terreni della Sacra Corona Unita, il g(i)usto di viaggiare, informazione anche attraverso il mensile Narcomafie. Tre grandi direttrici: memoria, beni confiscati alla mafia, educazione alla legalità democratica.

L’Idea: Senso della giustizia e della legalità nelle nuove generazioni: quanto è sentito e si traduce in impegno effettivo?
Cobianchi: I ragazzi non sono disinteressati o abulici. Lo riscontriamo nella forte partecipazione ai nostri incontri e lo si ravvisa nel loro impegno nei campi antimafia; si svegliano all’alba, lavorano i terreni confiscati alla mafia, come per esempio a Torchiarolo in provincia di Brindisi, per diverse ore al giorno per una durata media di dieci giorni. “Coltiviamo la democrazia dove prima cresceva solo criminalità”, è stato scritto, la scorsa estate, nei diari dei campi. “La meglio gioventù” sono loro, a mio avviso. Don Luigi Ciotti (fondatore di Libera) riesce a coinvolgere i ragazzi che purtroppo spesso vengono lasciati soli, non vengono stimolati o, peggio, hanno soltanto “cattivi maestri” e pessimi esempi…Loro invece hanno bisogno, voglia, di modelli sani, di ideali, di scopi nobili nella vita, di punti di riferimento stabili; sognano un mondo migliore, hanno sete di giustizia. ”La legalità è uno strumento, l’obiettivo è la giustizia sociale”, come ha affermato Don Luigi.

L’Idea: Il 21 marzo (dal 1996) è la Giornata della Memoria e dell’impegno, per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, tra cui straordinari colleghi: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro (sequestrato e scomparso nel nulla), Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano; nove giornalisti, nove vite spezzate nel nome della verità. Condannati a una vita d’inferno, giacché sotto scorta, sono Roberto Saviano, Giovanni Tizian giornalista antimafia a Modena, il cui padre fu ucciso in Calabria dalla ‘ndrangheta, Rosaria Capacchione autrice del libro “L’oro della camorra”. Perché la mafia teme tanto i giornalisti in prima linea?
Cobianchi: Tanti giornalisti ammazzati dalle mafie, un’anomalia e un primato negativo dell’Italia.
La mafia uccide tutti coloro che con coraggio e in maniera dettagliata fanno nomi e cognomi, e rappresentano una minaccia, o anticipano accadimenti in maniera “profetica”, come Saviano.
Tizian spaventa la mafia. I bravi giornalisti puntano il focus e i fari sulla mafia, sminuiscono i mafiosi; ne emergono ritratti anche grotteschi, ridicoli, quasi una parodia che irrita i boss.
Il potere dei media, della verità, fa molta paura ai mafiosi.

L’Idea: Gaetano Marchitelli, Giuseppe Mizzi, assassinati a Carbonara (Ba), e Michele Fazio, ucciso a Bari nel centro storico durante una sparatoria tra esponenti di clan rivali, sono alcune delle tante vittime ammazzate dalla mafia pugliese. Cosa possono fare i cittadini e cosa devono fare le istituzioni?
Cobianchi: Si è sempre pensato alla mafia pugliese come una mafia “all’amatriciana”; chiamandola criminalità organizzata si parlava soltanto di scippolandia, contrabbando di sigarette, delinquenza “spicciola”. La mafia pugliese è una mafia senza epica ma non per questo meno pericolosa e meno sanguinaria. Non si devono lasciare i cittadini soli, spaventati, impotenti, o, peggio, rassegnati. Molte zone e quartieri di Bari sono considerati zona franca: “Questa è casa mia, ci faccio quello che voglio”, sostiene la mafia pugliese, spesso nell’indifferenza, nella condivisione culturale, nel silenzio omertoso e di convenienza, di una certa parte della cittadinanza “correa” o menefreghista. Bisogna denunciare; basta omertà, occorre diffondere la cultura della legalità, parlare di etica, libertà, democrazia. Fondamentale è la collaborazione quotidiana tra cittadini, istituzioni, forze dell’Ordine, Stato centrale. Falcone asserì: “La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

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