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Lettera a Gesù Bambino da un vecchio napoletano….

Caro Gesù Bambino,

sono sempre io, quel vecchio e rompiscatole scugnizzo che non si stanca mai di pregarti per chiederti qualcosa. Ma tu sai bene che non chiedo per me, mi hai dato già tutto facendomi incontrare Francesca e continuando a benedire la nostra meravigliosa favola d’amore.

Ancora una volta ti scrivo per la mia Napoli, e scelgo il momento più propizio per farlo, innanzitutto perché è Natale e quindi le “lettere” ti giungono per una corsia preferenziale, poi perché fra qualche mese si voterà per eleggere il nuovo sindaco. Ed è proprio per questo che mi rivolgo a te. Tu stesso mi hai detto “chiedete e vi sarà dato”, ed io torno a chiederti di dare alla mia città un grande sindaco. E hai aggiunto: «Se hai un amico e vai da lui a mezzanotte a dirgli: ti prego, dammi tre pani, e se quegli dall’interno ti risponde: non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli, ti dico che, se anche non si alzerà a darteli per amicizia, si alzerà e te li darà almeno per la tua insistenza. E se un estraneo alla fine  esaudisce la tua richiesta come puoi dubitare che non lo faccia il Padre mio?” Ed eccomi, allora, caro Gesù, a chiederti ancora una volta un dono per la mia Napoli: dalle un grande sindaco! Un amministratore illuminato che sappia amare davvero la terra e la gente che governa, “che curi – come scrissero un gruppo di saggi senesi nella costituzione ante litteram del 1309 – massimamente la bellezza della città per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini.”

 

Dacci un sindaco che sappia coinvolgere l’intera cittadinanza in un appassionato lavoro di squadra promuovendo la creazione di una massa critica che farebbe da volano per la rinascita; che investa nel valore delle persone e delle loro coscienze e non delle cose; che sappia premiare chi davvero merita e che non esiti a punire chi froda; che si impegni a contrastare con ogni mezzo tutte le forze malefiche radicate nel territorio che hanno infangato la “grande bellezza” che fece di Napoli la Capitale della cultura europea; dacci un sindaco che sia una “stella splendente” e non una “lampadina fulminata”; che abbia anche la preziosa virtù dell’umiltà per chiedere qualche consiglio a colleghi che hanno mostrato con i fatti competenze e qualità portando le loro città ai primi posti nella classifica delle eccellenze (Bolzano docet!).

Ecco, caro Gesù Bambino, la mia preghiera e la mia lettera che ti scrivo per questo Natale. So bene che non è un’impresa facile, altro ché! Ma non voglio perdere la speranza di un nuovo “rinascimento napoletano” che regali a noi anziani un sorriso e che, soprattutto, dia ai nostri giovani la certezza di un avvenire fatto di luce e non di funesto buio. Caro Gesù Bambino, miettece ‘e mmane tu!  

Sempre tuo,

Raffaele Pisani


	
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