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Le nuove sfide dell’Unione europea

Qualcuno di loro è stato profetico, altri sono stati saggi alla stregua di Socrate, Seneca, Epicuro, perfino“chiaroveggenti”e lungimiranti. “Ma quest’Europa che la fate a fare/È solo di banche e di parole! /È un guinzaglio stretto bene/al collo del popolo e della nazione. E se in Europa io non ci credessi/ allo sviluppo dei vostri processi/alla lira che scende e che sale/ma i nostri dolori restan sempre gli stessi (“Maastricht”, canzone del 1998, di Massimo Morsello) “.
“Se mai l’Europa si darà una vera costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su sé medesima, ancora una volta a confronto con l’America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine. Il Tocqueville di cui oggi avremmo bisogno sarebbe quello che fosse capace di renderci consapevoli, nelle differenze, della nostra identità. (Gustavo Zagrebelsky, giurista, giudice della Corte Costituzionale italiana sino al 2004 ed ex presidente della stessa)”.  “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo (Aldo Romeo Luigi Moro, cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, e presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea)”.
Il Master in Giornalismo dell’Università di Bari “Aldo Moro”, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Puglia, ha ospitato, il 28 gennaio scorso, nella sala conferenze dell’ODG, Anguel Konstantinov Beremliysky, addetto stampa Rappresentanza in Italia (Roma) della Commissione Europea. Nel suo interessante seminario intitolato “L’Unione Europea per i giornalisti:politica di comunicazione e fonti di informazione”, Beremliysky ha illustrato le modalità con cui l’Unione Europea sta affrontando la crisi economica; inoltre, ha mostrato, attraverso slides, come reperire le fonti relative all’UE, fornendo una visione generale dell’attività della Commissione Europea e del suo “stato di salute” attuale.
Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Winston Churchill, furono alcuni degli ispiratori della creazione dell’UE. L’Unione europea fu “concepita”allo scopo di mettere fine alle guerre frequenti e sanguinose tra paesi vicini, culminate nella II guerra mondiale. Negli anni Cinquanta la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio cominciò a unire i paesi europei sul piano economico e politico al fine di assicurare una pace duratura. I sei membri fondatori sono stati:Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e i Paesi Bassi. Nel 1957, il Trattato di Roma volle istituire la Comunità Economica Europea (CEE), o “Mercato comune”. Nel 1993 fu ultimato il Mercato unico in virtù delle “quattro libertà” di circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Agli anni Novanta spetta la paternità di due importanti Trattati: il Trattato di Maastricht sull’Unione Europea (del 7 febbraio 1992, entrato in vigore nel 1993) e il Trattato di Amsterdam (firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 1999). Da gennaio 2002 l’Euro è la nuova moneta (entrata nei mercati nel 1999) per molti cittadini europei, quelli aderenti all’UEM (unione economica monetaria); ma utilizzano l’euro anche Città del Vaticano, Principato di Monaco, San Marino e Andorra, pur non facendo parte dell’EUM.
L’undici settembre 2001 diventa sinonimo di “guerra al terrorismo” dopo l’attentato alle Twin Towers di New York. Dal 2010 si accentua la preesistente, profonda, crisi economica; è iniziato un decennio di gravissima crisi (che tocca soprattutto i cosiddetti “Pigs” (acronimo dispregiativo utilizzato per riferirsi a Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) ma anche, e non è un ossimoro né un paradosso, un nuovo cursus di grandi opportunità e sfide. Beremliysky, di origini bulgare, ha parlato poi del ruolo delle Rappresentanze (35 uffici di Rappresentanza nei 27 stati membri della UE. I paesi più grandi hanno due membri; sedi in Italia: Roma e Milano. In Italia, inoltre, vi sono 58 centri, di cui uno a Bari, l’Università degli  Studi), ma anche delle sfide, per l’appunto, del futuro della UE e dei paesi che entreranno a farne parte, come la Croazia dal 1° luglio 2013. A tale riguardo, sono palesi lo scetticismo d’Oltremanica e la non celata “opposizione” da parte della Germania; vogliono “evitare che accada nuovamente quello che è successo nella storia recente, con le adesioni troppo sbrigative di Bulgaria e Romania”; alcune “precauzioni” sono già state prese: Zagabria non adotterà l’euro e non comincerà le trattative per entrare in Schengen prima del 2015.  I trend attuali, come è stato esposto da Beremliysky, rivelano una crescente disaffezione dei cittadini verso l’UE, che si colloca a metà della classifica delle istituzioni in cui gli italiani dichiarano di aver fiducia, dopo Polizia e carabinieri (1° posto), Presidente della Repubblica (2°) , Chiesa Cattolica (perde posizioni e si colloca a 3° posto); senza troppo meravigliarsi, considerato il crescente disamore se non addirittura idiosincrasia, disprezzo e sdegno per la politica e i politici, che hanno incrementato avversione e sentimenti di antipolitica, all’ultimo posto si piazzano i partiti politici. Riguardo la fiducia attribuita dagli italiani, quattro italiani su dieci affermano di avere fiducia nella UE, fiducia che però negli ultimi anni è passata dal 64% (nel 2005) al 38% (nel 2012) con un calo di 26 punti percentuali (si stabilizzava al 60% nel 2007 e 2008 , per diminuire progressivamente nel 2009 con il 61%, e calare vertiginosamente, sino a raggiungere le percentuali del 57% nel 2010 e del 51% nel 2011).

Ma la sfiducia degli italiani si espande a macchia d’olio e riguarda in genere tutte le Istituzioni; è la fotografia di un malessere ma al contempo dell’acquisizione di una maggiore consapevolezza. Per quanto concerne in maniera specifica il rapporto tra gli italiani e l’Europa, e l’Ue, gli italiani sono passati da un europeismo acritico ad analisi e giudizi consapevoli; inoltre c’è maggior pragmatismo da parte dei cittadini. L’Eurobarometro (sondaggio d’opinione, servizio della Commissione europea, istituito nel 1973, illustra i trend, misura e analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati; conoscere le percezioni e gli orientamenti dell’opinione pubblica è fondamentale, per la UE) sulla cittadinanza europea, per esempio, pone il focus sul fatto che oltre il 68% degli italiani vuole saperne di più sui propri diritti, e infatti, a riprova di ciò, quattro italiani su dieci hanno cercato notizie e informazioni sulla Ue e si tengono costantemente aggiornati. Le fonti che vengono utilizzate per cercare info sull’UE sono soprattutto: televisione, siti internet, giornali, quotidiani, riviste e periodici; agli ultimi posti invece conferenze, convegni, numero verde o centri di documentazione Europe Direct. Le motivazioni della ricerca: l’interesse personale (57%), questioni di studio e di lavoro (32%), trovare opportunità quali finanziamenti, offerte di lavoro (7%).
Il Parlamento è l’istituzione eletta, con poteri di bilancio dal 1979. La Politica agricola comune è la politica più antica e importante (come esborso) tuttora. Il Consiglio Europeo (nulla a che vedere con il Consiglio d’Europa, va precisato) è l’istituzione tramite cui si decidono temi fondamentali; ogni sette anni vengono stabiliti i tetti massimi di spesa, del bilancio, e non è permesso avere deficit; è un bilancio sostanzialmente nel settore pubblico (infrastrutture, ricerche) a cui viene dedicato il 94% (il 6% restante è per il mantenimento delle istituzioni). Esistono fondi a gestione centralizzata (per l’innovazione) e fondi a gestione decentralizzata o mista. I fondi strutturali sono il classico impegno di una spesa decentralizzata. I massimi di spesa per capitolo e per nazione vengono stabiliti durante il lungo periodo dei sette anni (2014-2020), gran parte dei finanziamenti sono destinati alla Ricerca, un occhio di riguardo è riservato al Biologico, la Commissione europea ha aperto una consultazione sul settore; l’Italia risulta il primo paese produttore di biologico.
Le sfide sono tante e importanti; a occuparsene le Istituzioni:

La trasversalità è uno dei caratteri dell’informazione di carattere europeo. Gli strumenti della comunicazione sono fondamentali, la democrazia partecipativa è ben sintetizzata nell’articolo 11 del Trattato sull’Unione Europea:

1.  Le istituzioni danno ai cittadini e alle associazioni rappresentative, attraverso gli opportuni canali, la possibilità di far conoscere, e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione.

2.  Le istituzioni mantengono un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile.

3.  Al fine di assicurare la coerenza e la trasparenza delle azioni dell’Unione, la Commissione Europea procede ad ampie consultazioni delle parti interessate.

4. Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa di invitare la Commissione Europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei Trattati. Le procedure e le condizioni necessarie per la presentazione di una iniziativa di cittadini sono stabilite conformemente all’articolo 24, primo comma del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

La democrazia partecipativa è parte integrante del modello europeo di società. L’articolo 10 del Trattato di Lisbona, paragrafo 3, conferisce ai cittadini “il diritto di partecipare alla vita democratica dell’Unione” e nel puntualizzare che “le decisioni sono prese nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini”, rimanda alla necessità di applicare il principio di sussidiarietà. Pertanto la partecipazione diventa un diritto primario dei cittadini e la sussidiarietà una colonna portante della democrazia partecipativa.
Il principio di sussidiarietà è sancito dall’articolo 5 del trattato UE, tende a stabilire il livello d’intervento più pertinente nei settori di competenza condivisa tra l’UE e gli Stati membri (azione su scala europea, nazionale o locale). La società civile è un concetto che racchiude tutte le forme d’azione sociale, da parte di individui o di gruppi che non rappresentano un’emanazione dello Stato (sono forme d’azione che non vengono dirette dallo Stato).

Il dialogo civile è un processo democratico e di formazione dell’opinione pubblica in grado di assumere forme differenti a seconda degli attori coinvolti;

Il dialogo rappresenta uno strumento essenziale per fornire concreta forma ai principii della governance: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia, coerenza e sussidiarietà.  Il concetto di dialogo civile orizzontale e verticale, evidenziato già nel 2000 dal CESE (Comitato economico e sociale europeo; è un organo consultivo dell’UE, istituito nel 1957, e fornisce consulenza qualificata alle maggiori istituzioni dell’UE: Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo, attraverso l’elaborazione dei vari pareri sulle proposte di leggi europee, e fa da ponte tra la cosiddetta società civile organizzata e le istituzioni dell’UE), è stato ripreso successivamente proprio nei paragrafi 1 e 2 dell’articolo 11 del Trattato di Lisbona. Il dialogo avviene attraverso un processo “dal basso” qualora l’iniziativa partisse dalle organizzazioni della società civile, oppure “dall’alto” per mezzo di un processo posto in atto dalle istituzioni.
Un ruolo di primo piano riveste la politica di comunicazione. La carta dei diritti fondamentali riconosce una serie di diritti personali, civili, politici, economici e sociali dei cittadini e dei residenti dell’UE, includendoli nella legislazione UE. La carta dei diritti  fondamentali contiene un preambolo introduttivo e 54 articoli suddivisi in 7 capi: capo I Dignità; II  Libertà; III Uguaglianza; IV Solidarietà; V Cittadinanza; VI Giustizia; VII disposizioni generali.

Importantissimo l’articolo 11 sulla libertà di espressione e di informazione.

o     Comma 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche  e senza limiti di frontiera.

o     Comma 2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.

Non meno rilevanti tutti gli altri articoli, tra cui  il 15  che dichiara nel secondo comma: “Ogni cittadino dell’Unione ha la libertà di cercare un lavoro, di lavorare, di stabilirsi o di prestare servizi in qualunque Stato membro. Per implementare la suddetta politica della comunicazione è stata ideata una struttura ad hoc: la Direzione Generale Comunicazione. Si tratta di una struttura con competenze orizzontali e trasversali e il suo compito è di coordinare le attività  connesse alla comunicazione esterna in tutte le altre strutture della Commissione. Gli attori della comunicazione nell’UE sono: DG  Comunicazione-Servizio dei portavoce; Rappresentanze; Europe Direct.  Il servizio dei portavoce è una struttura che conta un centinaio di persone (portavoce di ogni singolo commissario, un portavoce parla a 27 paesi membri, e 23 sono le attuali lingue della UE) . In seno alla comunicazione fanno la loro comparsa importante i moltiplicatori: Mass Media; Stakeholders (istituzioni, attori sociali, società civile); Third Party Endorsement (un partito terzo che “sposa” la tua idea). Gli strumenti sono invece: Press Room; Banca dati dei comunicati-Rapid; Audiovisual service; Europe by Satellite ed  Europe by  Satellite+
Per la precisione, Audiovisual è la mediateca  con i due canali, le due agenzie di stampa audiovisive
Satellite e  Satellite+
Il portale dell’Unione europea è:http://ec.europa.eu   Esistono poi tutti gli altri siti, quello della Commissione, del Consiglio, del Parlamento, della Corte di Giustizia, della BCE (Banca Centrale Europea). Due i siti per le Banche Dati; consigliato, poiché  aggiornato: http//eur-lex.europa.eu

Infine, il sito dell’Osservatorio legislativo del Parlamento e quello dell’Eurostat –l’ufficio statistico della Commissione. Fondamentali i social media con tre modalità d’uso:
1.    Comunicare le priorità politiche
2.    Promozione di campagne o eventi
3.    Comunicare nella capacità personale di funzionari.

Un ruolo di spicco è quello delle Rappresentanze, giacché fungono da voce dell’istituzione e “misurano il polso” della pubblica opinione della nazione in cui si trovano. Tra le loro mansioni figura quella di fornire informazioni sull’UE al pubblico, per mezzo di opuscoli, depliant, brochure, eventi, volantini e altro materiale cartaceo e non. Le altre funzioni di una Rappresentanza, ruolo ricoperto da  Beremliysky, sono: comunicare, ascoltare, programmare, riferire. Gli interlocutori sono: Istituzioni, categorie, ONG (organizzazioni non governative), società civile, mondo dell’Istruzione e della ricerca, giornalisti, mass media.
Il semestre europeo comincia con l’adozione da parte della Commissione, solitamente verso il termine dell’anno, dell’analisi dei dodici mesi della crescita, che definisce le priorità per l’anno seguente in  materia di promozione della crescita e dell’occupazione. Si seguono, monitorandoli, si studiano e verificano anche i risultati degli Stati membri a confronto.
L’analisi annuale della crescita è una delle priorità a livello UE. L’Unione europea si appresta a  interpretare un ruolo più incisivo e si prepara per la nuova Europa del 2020. Numerose le sfide, l’iter è da costruire con sagacia e perseveranza, il viaggio è lungo e difficoltoso, ma anche stimolante; si spera che i risultati siano all’altezza delle aspettative dei cittadini europei e che l’Unione Europea sappia gestire al meglio le incognite del futuro e i problemi del presente.
Chissà che il 2013 non porti “consiglio”… e buona fortuna, giacché con l’inizio del 2013 la Commissione europea dà il via all’Anno europeo dei cittadini, dedicato a tutti i cittadini europei e ai loro diritti. Ai cittadini stanno a cuore soprattutto determinate questioni  in modo particolare quelle legate alla libera circolazione e aidiritti politici. D’altronde, la libera circolazione delle persone è un diritto fondamentale garantito dai  Trattati ai cittadini dell’Unione europea (UE). Essa si compie attraverso lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne. L’eliminazione delle frontiere interne richiede una gestione rafforzata delle frontiere esterne dell’Unione, nonché un ingresso e un soggiorno regolamentati dei cittadini extra UE, anche tramite una politica comune di asilo e immigrazione. La nozione di libera circolazione delle persone nacque con la firma dell’accordo di Schengen nel 1985 e della successiva convenzione di Schengen nel 1990, che abolirono i controlli alle frontiere fra i paesi partecipanti. Lo spazio e la cooperazione Schengen si basano sul trattato di Schengen del 1985. La cooperazione Schengen è stata inserita nel quadro legislativo dell’Unione europea (UE) attraverso il trattato di Amsterdam del 1997. Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno deciso nel 1985 di creare fra di essi un territorio senza frontiere, il cosiddetto «spazio Schengen», dal nome della città lussemburghese nella quale sono stati firmati i primi accordi. In virtù della firma del trattato di Amsterdam, tale cooperazione intergovernativa è stata integrata nell’Unione europea (UE) il 1° maggio 1999. Giustamente i cittadini sognano e si augurano un’Europa in cui essere davvero liberi e con pieni diritti, vorrebbero un autentico spazio europeo in cui poter vivere senza alcun problema, poter lavorare, studiare, viaggiare, acquistare merci senza incappare o restare intrappolati in ostacoli burocratici o discriminazioni. La Commissione Europea è all’opera, sta lavorando  per superare tali ostacoli.

Il  Report  2010 sulla Cittadinanza europea aveva  presentato 25 azioni concrete per rimuovere gli ostacoli che i cittadini europei purtroppo incontrano tuttora nell’esercizio del diritto alla libera circolazione all’interno dell’UE. Nel corso del 2013, decretato Anno Europeo dei Cittadini, come già ricordato, la Commissione pubblicherà la seconda relazione sulla cittadinanza dell’Unione, che dovrebbe fungere da piano d’azione volto proprio a eliminare i restanti ostacoli  (tra cui la carenza di informazioni che impediscono, ai cittadini dell’Unione, il totale e pieno godimento dei propri diritti). L’anno europeo è stato istituito con la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio, su proposta della Commissione. Nel 2013 ricorre il ventesimo anniversario della cittadinanza dell’Unione, introdotta dal trattato di Maastricht nel 1993 (e ci si avvicina alle elezioni del Parlamento europeo nel  2014). Il 10 gennaio 2013,  José  Manuel Durao  Barroso, Presidente della Commissione europea, con: Viviane Reding, Vicepresidente e Commissario europeo per la Giustizia, i Diritti fondamentali e la Cittadinanza; Enda Kenny, il Primo Ministro irlandese (il leader del Fine Gael e Taoiseach (capo del governo della repubblica d’Irlanda); Lucinda  Creighton,  Ministro irlandese per gli Affari europei, ha inaugurato l’Anno Europeo dei Cittadini 2013 nella Rotonda del palazzo comunale di Dublino. Centinaia di cittadini di Dublino hanno partecipato al dibattito pubblico con i leader europei sul futuro dell’Unione, insieme al Tánaiste (il secondo più alto ufficiale del governo irlandese, Vice Capo del Governo) Eamon Gilmore, dal primo gennaio 2013 presidente di turno, per sei mesi (fino a giugno), del Consiglio dell’UE (oltre che leader del Partito Laburista, vice primo ministro e ministro degli Affari esteri edel commercio del Governo irlandese) dopo il cipriota Dimitris Christofias, e a europarlamentari irlandesi .
L’obiettivo generale dell’Anno Europeo dei Cittadini 2013, stabilito dalla decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 novembre 2012, è di  aumentare e rinsaldare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità collegati alla cittadinanza dell’Unione, al fine di permettere ai cittadini di esercitare pienamente i proprio diritti,  in primis il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati Membri. “In questi vent’anni di cittadinanza dell’Unione è stato fatto molto ed è ora di riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro”, ha dichiarato Viviane Reding, – “I cittadini si aspettano dall’Europa risultati concreti ed è esattamente ciò che stiamo facendo abbassando le tariffe roaming, tutelando meglio i diritti delle vittime di reato o ancora rendendo più facili gli acquisti online. Questa è la strada che continueremo a percorrere e per questo motivo il prossimo anno sarà interamente dedicato ai cittadini europei, vero fulcro del progetto europeo: ne ascolteremo la voce per capire quali sono le aspettative e come costruire insieme l’Unione europea del futuro”- ha  promesso Reding.

Utilizzando e sfruttando al massimo gli strumenti e il materiale disponibili (siti internet, portali, video, opuscoli, eventi, et  cetera), per l’anno europeo è stata promossa una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione al fine di far conoscere gli strumenti partecipativi e informativi esistenti nelle diverse lingue.
Il bilancio previsto per l’anno europeo è di 1 milione di euro, però l’importo definitivo dipenderà dai negoziati in corso sul bilancio dell’UE per il 2013.
Si spera per tutti i cittadini europei che siano soldi ben spesi per far sentire ogni cittadino europeo, in ogni paese dell’ UE, non  un ospite “tollerato” (o, peggio, sgradito), un fardello mal sopportato, un “peso”, ma, al contrario, farlo sentire come (se non addirittura meglio!) a casa propria, prendendo a modello gli ospitali e cortesi spagnoli e il loro meraviglioso benvenuto: “mi casa es tu casa”.

Infine, va rimarcato e rammentato che: la crisi gravissima (non solo di certi paesi dell’Eurozona, quali Grecia, Italia, Spagna) non può essere affrontata e superata da soli; che non deve esserci una supremazia oligarchica (per esempio un asse franco-tedesco); che le alleanze tra gli Stati più stabili e forti economicamente non devono legittimare diktat e potere assoluto da parte della sola Germania. Non può, inoltre, esistere un’Europa del Nord e un’Europa, “ai margini”, del Sud.  Insomma, “nomen omen” (il nome è un presagio; di nome e di fatto): dovrebbero ricordare che va onorato e non tradito il nome che portano, non a caso hanno optato per  Unione Europea, e va sempre ricordato che  l’Unione fa la forza

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