Intervista di Tiziano Thomas Dossena
Melania Dalla Costa è un’attrice, sceneggiatrice, produttrice e attivista italo francese, nata il 25 febbraio 1988 a Marostica. Ha debuttato sul piccolo schermo con un ruolo nella soap Un posto al sole durante la stagione 2014 a cui hanno fatto seguito Immaturi, fiction diretta da Rolando Ravello (2016), e il film Pamuk Prens (2016).
Nel mese di settembre 2018, Forbes Italia la sceglie come unica artista per rappresentare, durante l’evento Forbes Live, l’eccellenza Made in Italy.
Grazia Arabia, nel numero di febbraio 2020, sceglie Melania Dalla Costa come una delle donne internazionali che ispirano il magazine, grazie al lavoro svolto dall’attrice a livello internazionale.
L’Idea Magazine: Melania, sei il produttore creativo di Magic Fair, boutique sales e production company basata in US, Italia e Russia. Che cosa ti ha portato da essere attrice e sceneggiatrice a questa attività?
Melania Dalla Costa: Scrivo sceneggiature perché ho voglia di raccontare storie, situazione e sentimenti di persone che lottano per raggiugere i loro obbiettivi, personaggi che non si abbattono davanti alle avversità, ma si alzano e si impegnano per trovare una soluzione. Grazie a loro lancio un messaggio a tutti: combattete e non arrendetevi perché con amore e coraggio nulla è impossibile. Il cinema è povero di personaggi forti femminili, cerco con le mie sceneggiature di dare spazio alle donne e delle donne sono le protagoniste. Sono attrice perché ho un forte bisogno di comunicare e in qualche modo quando il mio personaggio vince, raggiungendo il suo obbiettivo, vinco anche io. Sono il Creative Producer di Magic Fair LLC perché queste storie bisogna produrle anche e distribuirle, anche se non mi occupo solo dei miei progetti personali, ma certo scegliamo, secondo noi, i migliori film con forti messaggi e con un alto valore artistico e culturale.
L’Idea Magazine: Hanno iniziato a girare in Liguria il film “Umbrella Sky”, del quale sei il produttore associato. Che cosa implica questa tua funzione? Di che cosa parla il film?
Melania Dalla Costa: Mi sono occupata di sviluppare la coproduzione tra Italia e Ucraina, un’operazione non facile, è il core business di Magic Fair. Umbrella Sky parla del giovane italiano Michele (interpretato da Simone Costa), che ha radici ucraine, si reca in un villaggio abbandonato dei Carpazi per spargere le ceneri di sua madre. Qui vive suo nonno Michael (Bogdan Benyuk), un ex clown di nome “Buba”. La relazione tra Michael e Michele è accompagnata da una serie di strani eventi che trasformano le cose serie in tragicommedia e uniscono per sempre i destini, un tempo divisi, di nonno e nipote.
Melania Dalla Costa: Parla della vita di un attore famoso, che all’improvviso si ritrova a perdere tutto e si rende conto che l’unica cosa importante è l’amore, che deve riconquistare. Ho girato a Venezia, all’Hotel Danieli, ed ero l’amante del protagonista. Ovviamente il budget, i doppi ciack, perché ho girato in inglese ed in turco. Un’esperienza che mi ha fatto sicuramente crescere. Ero molto preoccupata all’inizio, ma poi ho vinto l’emozione.
Melania Dalla Costa: Il mio personaggio è Beatrice, una giovane madre tossicodipendente, bipolare e con idee di suicidio. Nel cast c’è Francesca Inaudi ed Antonia Truppo. È stato molto difficile interpretarla perché è lontana dal mio stile di vita. Ho praticato lo sci nordico a livello agonistico per dieci anni e ancora oggi mi alzo alle 6 del mattino per andare a correre. Ho una vita sana. Sono troppo libera ed indipendente per dipendere da qualcuno o qualcosa. Quindi ho dovuto fare un percorso molto difficile frequentando delle cliniche dove ho potuto intervistare pazienti e medici, per affacciarmi al mondo della droga. È stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Chi fa uso di sostanze stupefacenti ricerca il coraggio, che non ha, per affrontare delle situazioni, la vita. Beatrice si sente inadeguata perché non è cresciuta in una famiglia che l’ha amata e sostenuta. Ho dovuto portare Beatrice in basso, farle toccare il fondo, tentando il suicidio, tagliandosi le vene e poi l’ho fatta crescere e splendere come un fiore immenso e luminoso. Quando creo un personaggio lo lego ad una canzone e quella di Beatrice è Hallelujah cantata da Jeff Buckley, che tra l’altro è anche il mio cantante preferito. Il testo, però, è stato scritto da Leonard Cohen e spiega che diversi tipi di hallelujah esistono, e tutte le hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore. Per interpretare Beatrice e affrontare il tema della “disintossicazione” ho dovuto fare un viaggio dentro di me e aprire le porte dei luoghi più bui della mia anima. È stato doloroso anche per me e anche liberatorio. Finite le riprese, per alcuni mesi, ho vissuto in uno stato di limbo per poi rinascere anch’io. Le mie emozioni sono il mezzo per raggiungere l’obbiettivo, quindi devo conoscere me stessa intimamente, e ogni conflitto o battaglia del personaggio altro non è che la lotta nel perseguirlo. Beatrice rivuole la sua vita e riavere la sua stella polare: sua figlia! Beatrice combatte per l’amore.
Melania Dalla Costa: Volevo dare voce a tutte le vittime di violenza, che non riescono a denunciare perché si sentono in colpa e colpevoli. Il mio approccio nell’interpretare Marlène è stato molto profondo e allo stesso tempo una grande emozione perché era il mio progetto e soprattutto avevo una grande responsabilità. Grazie a questo progetto l’UNICRI (ONU) mi ha chiesto di diventare la loro testimonial della campagna contro la violenza sulle donne.
Melania Dalla Costa: Io non divento il personaggio, è il personaggio che diventa me. Io sul set devo vivere e non recitare perché bisogna sempre essere fedeli alla verità. Three è stato il mio primo progetto horror, ero molto incuriosita e soprattutto amo sfidarmi e superarmi. Mi piace mettermi in difficoltà.
L’Idea Magazine: In televisione hai fatto pure molta presenza. Per esempio la tua partecipazione nel 2012 di “Un posto al sole”, serie della quale hai asserito: “Da piccola la seguivo tutti i giorni, tra l’altro è la più longeva in Italia. Ora recito con gli attori che guardavo in televisione e faccio parte della storia. Direi… fantastico!” È stata veramente una esperienza entusiasmante quella di far parte del soap di Raitre? Quanto durò?
Melania Dalla Costa: Durò circa un anno e mi sono ritrovata all’interno di una famiglia; per me “Un Posto al Sole” è stata una palestra dove poter imparare, rubare dagli altri attori e migliorare. Da piccola la seguivo davvero tutti i giorni ed è stato pazzesco poi farne parte. Le persone che ci lavorano sono fantastiche e ti fanno sentire a casa. Volevo però darmi altre possibilità e quindi poi fare nuove esperienze ed affacciarmi a nuove opportunità e sfide.
Melania Dalla Costa: Ognuna ha il suo fascino ed è importante per me. Le storie le vedo scorrere davanti a me, fissando un punto, ad esempio guardando fuori dal finestrino. “Medusa”, una storia fantasy, con una supereroina donna, l’ho sognata di notte. Non posso svelare troppo, però le mie storie le vedo per immagini.
L’Idea Magazine: Negli ultimi due anni, hai accumulato molti premi per la tua attività cinematografica. Qual’è il premio che ti è più caro?
Melania Dalla Costa: Non festeggio mai i miei successi, ed in questo sbaglio. Non sono molto felice, perché penso sempre che il meglio arriverà e per questo devo ancora lavorare molto. Le mie amiche mi sgridano per questo. Ho vinto premi come miglior attrice a Las Vegas, Los Angeles, New York, ma vivo tutto ciò come cose normali, con umiltà e semplicità. Sono il risultato del mio lavoro e quello della mia squadra.
L’Idea Magazine: Come attrice hai già alle spalle un curriculum da invidiare, ma ti sei dimostrata anche una modella di successo; hai presentato modelli di Chanel, sei stata immortalata da fotografi di alto nome e sei apparsa sulla copertina di molte riviste. Quale è stata l’esperienza più eccitante in questo campo? Quale è stata la tua prima passione? Fare l’attrice o la modella?
Melania Dalla Costa: Il lavoro come modella è arrivato prima, anche se dall’inizio volevo lavorare, invece, come attrice. Quest’anno sono stata sulla copertina de L’Officiel Italia, in edicola, e su quella di Harper’s Bazaar Serbia, sempre in edicola, per parlare dei mie nuovi progetti come attrice. Il mondo della moda mi piace molto, ma quello dell’attrice è magico.
L’Idea Magazine: Artribune, il più autorevole magazine culturale italiano, ti ha definito come La Musa di Giovanni Gastel (icona internazionale della fotografia). A conferma di ciò, sei stata, tra il 2018 e il 2019, la protagonista e l’unico soggetto della mostra “Cattura” del famoso fotografo. Tu sei d’accordo su questa definizione?
Melania Dalla Costa: Penso che Giovanni Gastel sia uno dei fotografi contemporanei più bravi. Non pensavo potesse nascere una collaborazione tra noi, anche se io la desideravo molto. Ci siamo conosciuti ad un evento di Vanityfair. È nato tutto in quel momento. Abbiamo fatto un servizio fotografico di un intero giorno. Giovanni Gastel dice di avermi scelta perché ho dei tratti che gli ricordano quelli di Claudia Cardinale e di quelle attrici lì. A volte mi sento come se non appartenessi a questa epoca, preferisco non uscire la sera e magari ascoltare musica classica o studiare. È un po’ la mia dimensione, estraniata dalla nostra società.
L’Idea Magazine: In aggiunta alle tue attività di attrice, sceneggiatrice e modella, ti sei data da fare anche come attivista, e sei stata la testimonial della campagna 2019 contro la violenza sulle donne delle Nazioni Unite (UNICRI). Noto adesso il legame con la tua scelta della sceneggiatura per “I Sogni Sospesi”… Che cos’è l’UNICRI? Che cosa ti ha fatto scegliere questa campagna? Che attività erano legate a questa campagna?
Melania Dalla Costa: Il 25 novembre l’Assemblea Generale dell’ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leonidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Ho deciso di partecipare a questo prestigioso progetto, e sono onorata di averne fatto parte, perché con tutte le mie forze ed il mio cuore voglio aiutare chi soffre.
Il tema della campagna scelto per il 2019 s’incentra sull’uguaglianza di genere e rappresenta una chiamata collettiva contro lo stupro.
Secondo l’ONU ancora oggi una donna su tre è vittima di forme di violenza nell’arco della sua vita. In tempi di guerra e di pace e in ogni paese, le donne subiscono abusi sessuali. Lo stupro si radica nelle credenze patriarcali, nelle dinamiche di potere e nel bisogno di controllo. Questi sono in larga misura gli elementi alla base di società dove la violenza sessuale è pervasiva, troppo spesso ignorata e ridotta a un fatto della quotidianità. Negli ultimi anni la voce delle sopravvissute e degli attivisti ha generato una reazione mondiale e raggiunto un crescendo che non può più essere ignorato. Una richiesta di cambiamento che sta producendo effetti ovunque.
La giornata internazionale del 25 novembre vuole inoltre essere un richiamo all’emancipazione delle donne e delle ragazze in ogni settore e in ogni paese. Oggi più che mai è necessario rispondere a questa chiamata per creare le condizioni di una società dove le donne non siano più discriminate e abusate.
L’UNICRI è l’Istituto dell’ONU che si occupa di prevenzione del crimine e rafforzamento della giustizia come basi fondamentali per la protezione dei diritti umani e dello sviluppo. Dall’anno della sua creazione (oltre 50 anni fa), si è occupato di vittime di abusi e di promuovere la protezione dei segmenti più vulnerabili della popolazione attraverso ricerca, assistenza, empowerment, riforme legali e attività di formazione. La campagna racconta, per immagini, la storia di una donna vittima di violenza.
L’Idea Magazine: A parte “Umbrella Sky”, hai altri progetti in lavorazione o perlomeno in fase di sviluppo?
Melania Dalla Costa: Almeno 12, ma non vorrei e non posso svelare di più. Credo fermamente in ciò che faccio e tutto quello che inizio lo porto a termine.
L’Idea Magazine: Sogni nel cassetto?
Melania Dalla Costa: Un attico a New York e avere tempo per me stessa, anche se non dovrebbe essere un sogno, ma ho sempre pochissimo tempo per me.
L’Idea Magazine: Se potessi incontrare un personaggio del passato o del presente, chiunque sia, e poter porre qualsiasi domanda, chi sarebbe la persona in merito e che cosa chiederesti?
Melania Dalla Costa: Vorrei incontrare Gesù, ma la domanda è un segreto.
L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Melania Dalla Costa: Sognate in grande!
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