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L’appuntamento con lo psicologo: Covid 19 ci condiziona ogni progetto…

 Con questo articolo del Dottor Antonio Cervigni inizia una nuova rubrica a titolo L’appuntamento con lo psicologo.

Covid 19 è il nome che accompagna da un anno ogni nostra azione, condiziona ogni progetto, limita ogni libertà. Pandemia è l’altro nome che abbiamo imparato a conoscere: il virus è diventato il comune denominatore dell’umanità. Una umanità carica di speranze che si scontrano quotidianamente con la paura che accompagna ogni vita: la morte, il lutto, la perdita. Da un anno ci troviamo a combattere contro un nemico “invisibile”senza volto, senza oggetto. Abbiamo cercato di esorcizzarlo con vignette e battute ma non è davvero servito. Il ‘Coronavirus’ nome affascinante per una minaccia non definibile e da cui, sentiamo di non poter scappare, di non potere allontanarci. La psicoanalisi , proprio su questo, segna il passaggio oggettivo dalla paura all’angoscia. L’angoscia non ha mai un oggetto, è una paura senza testa e il pericolo che non noi percepiamo è immediato ma poco riconoscibile. Il panico è il sintomo che da un anno a questa parte si è insinuato come un serpente strisciante nelle vite di moltissime persone perché, come già detto, è senza oggetto. Tutte le paure offrono un rifugio ma il panico, l’angoscia ci lascia spiazzati senza possibilità di dare un posto a quello che ci spaventa, al contrario questa angoscia indefinita genera altra angoscia in una spirale infinita, proprio per l’impossibilità di prevedere quando e se il virus si potrà presentare nelle nostre vite. Freud scriveva «L’angoscia ha una innegabile connessione con l’attesa: è angoscia prima e dinanzi a qualcosa. Possiede un carattere d’indeterminatezza e mancanza d’oggetto» (Freud, Inibizione, sintomo e angoscia).

Una sfida che gli psicologi vivono in prima linea questa emergenza sociale che lentamente ha corroso legami e certezze. Gli studi professionali si sono riempiti di persone in cerca di un aiuto professionale al panico improvviso, all’angoscia cristallizzata. Tutti siamo indistintamente chiamati a fare la nostra parte per ricostruire con pazienza e metodo quella vita che era la nostra consolazione nel suo ripetersi giorno dopo giorno senza scosse. La soluzione sta proprio nel fare la nostra parte ed avere sempre chiara la nostra meta: essere rivoluzionari per vivere al meglio il nostro futuro. Una responsabilità personale e comunitaria aiuta a mantenere lo sguardo fisso sul nostro desiderio di rinascita, sulla nostra volontà di cambiamento. Allora l’angoscia inizierà a diluirsi, il panico ad essere controllabile e la vita a riprendere forma e colore perché solamente la partecipazione può salvarci da questo strano, terribile periodo storico.

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