L'Idea Magazine

L’anima inquieta e immaginifica di Chagall in mostra al Palazzo Reale di Milano

‘Scorrono gli anni, volano i mesi e i giorni. Ti svegli una mattina e pare che sia finito un altro anno, ma è soltanto un nuovo giorno’.

Con questa frase capace di penetrare nel profondo dell’anima di ogni visitatore che, rapito, si sofferma a leggerla e a rileggerla sul pannello espositivo, ha inizio la grande mostra dedicata a Marc Chagall, allestita al Palazzo Reale di Milano.

Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dell’arte e della storia: lungo l’articolato percorso della mostra, infatti, si ha la sensazione di compiere un viaggio nel tempo e nella storia, attraverso gli anni più significativi del secolo scorso: attraverso parole e immagini, Chagall ci racconta le sue diverse esperienze di vita e di arte, dagli esordi in Russia al primo periodo francese sino all’abbandono definitivo della Russia per il secondo soggiorno francese fino al viaggio in America – dove vivrà il doloroso momento della morte della moglie Bella – e al definitivo trasferimento in Costa Azzurra, durante il quale l’artista recupererà il suo linguaggio poetico più disteso e tranquillo, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi.

Le opere di Chagall illustrano il suo peregrinare, spesso inquieto, in spazi e territori diversi, alla ricerca di un porto sicuro in cui rifugiarsi. Un’anima sospesa, perennemente in bilico tra opposte sensazioni e opposti desideri. Un’anima complessa e vibrante, che ama l’amore ma ne conosce anche il dolore. Che vuole sperare ma è preda della disperazione. Un’anima fragile e al tempo stesso curiosa, capace di sperimentare i diversi linguaggi poetici ed artistici, inseguendo le diverse correnti del tempo.

Un uomo destinato a continue peregrinazioni e all’esilio e che, malgrado ciò, conserva nel suo io più profondo la curiosità per l’essere umano, per la natura e per le sue creature straordinarie: nei suoi quadri, infatti, fiori e animali diventano spesso i simboli di un mondo surreale e immaginario, dalle forme stravaganti e dall’eccessivo cromatismo, una sorta di universo parallelo, in cui ogni essere vivente anela a trovare il suo angolo di pace e tranquillità, anche se spesso di effimera durata.

La cultura ebraica e quella russa si incontrano e scontrano con la pittura francese e quella delle avanguardie, dando vita a capolavori senza tempo.

Tra le opere in mostra, meritano di essere segnalate: Il compleanno (1915), Uomo con la testa rovesciata (1919), L’ebreo in rosa (1915), La passeggiata (1917-1918), Il poeta disteso (1915), Gli amanti in blu (1914), Bella di profilo (1916), Gli amanti sul tetto (1927), La cavallerizza (1928), La Madonna del Villaggio (1938-1942), Il guanto nero (1923-1948), All’imbrunire (1938-1943), La caduta dell’angelo (1923-1933-1947), La mucca con l’ombrello (1946), Parigi tra due rive (1953-1956), Ritratto di Vava (1953-1956), Il gallo (1947), La fidanzata dal viso blu (1932-1960).

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