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“L’Amico Fritz” alla Fenice di Venezia: luci di primavera nel “riquadro” scenico.

Recensione di Salvatore Margarone

Con quest’opera scritta dopo il trionfo di Cavalleria Rusticana, Mascagni tentò di reagire all’accusa di scarsa sapienza armonica e strumentale, scrivendo un’opera di ambiente borghese, con una tessitura melodica più sentimentale e raffinata, senza tuttavia riuscire ad eguagliare la forza drammatica e lirica della precedente.

L’Amico Fritz, commedia in tre atti su libretto di P. Suardon (pseudonimo di N. Daspuro), tratto dal romanzo omonimo di Erckmann-Chatrian, fu rappresentata per la prima volta a Roma al Teatro Costanzi  il 31 ottobre 1891; ha come soggetto la scommessa fra Fritz Kobus, giovane possidente, e il rabbino dottor David, suo amico: se egli riuscirà a convincere al matrimonio Fritz, scapolo impenitente, costui gli regalerà una vigna. E infatti così avviene: Fritz si innamora di Suzel, figlia del suo fattore, tenta di sfuggirla, ma, quando viene a sapere che un altro sta per sposarla, si fa avanti e la chiede in moglie. David ha vinto la scommessa, ma generosamente dona in dote alla sposa la vigna guadagnata.

Nella sua semplicità L’Amico Fritz di P. Mascagni è un opera leggera, fresca, non molto impegnativa dal punto di vista vocale; la musica invece è molto coinvolgente e mai banale, sconfinando nel bellissimo Intermezzo, prima del terzo atto, ricco di sonorità, temi tzigani, e intriso di quel verismo che caratterizza l’intera opera.

Simona Marchini

Peccato che la regia, affidata a Simona Marchini, risulta un po’ statica ed ingessata: i protagonisti si ritrovano in un piccolo spazio senza avere possibilità di movimento, e la cosa desta qualche perplessità a chi ha assistito alla recita. Le scene affidate a Massimo Cecchetto, come già detto, risultano un po’ costrette per gli interpreti, e questo non ha certamente aiutato la regia. Con un’ambientazione  più spaziosa si sarebbe potuto creare quel giusto movimento scenico che avrebbe di gran lunga aiutato gli interpreti ad interagire maggiormente tra loro, evitando così un salire e scendere dalle scale laterali di un quadro ricreato in legno che invece risulta l’unico sfogo scenico.

I costumi di Carlos Tieppo, anche se forse un po’ troppo colorati e contornati da fiocchi ingombranti, non sono dispiaciuti, e nell’insieme hanno reso la freschezza della campagna.

Detto questo, lo spettacolo ha funzionato comunque: l’Orchestra del Teatro La Fenice, in forma smagliante e diretta dalla sapientissima bacchetta di Fabrizio Maria Carminati, ha dato prova della propria professionalità e livello artistico, dagli assoli del primo violino, ai dialoghi tra archi e fiati, agli insiemi orchestrali, perfettamente bilanciati nei volumi e nei tempi.

Fabrizio Maria Carminati si distingue ulteriormente per aver saputo assecondare con maestria gli interpreti che dal palcoscenico lo seguivano sempre con lo sguardo.

Cast d’eccezione per questo Amico Fritz che ha visto tra i protagonisti Alessandro Scotto di Luzio nei panni del giovane Fritz Kobus: tenore dal bel timbro, bell’estensione vocale, capace di adattare la giusta timbrica al giusto momento, non si è mai risparmiato regalando la sua bella voce tenorile al pubblico che ha molto apprezzato la sua performance.

La giovane Suzel è affidata invece alla grande Carmela Remigio, eccellente soprano, diremo, reduce dal trionfo al Regio di Torino ne La donna serpente di A. Casella. Bellissima la sua voce, giusta erede della tradizione vocale italiana, questa risuona pienamente in teatro senza mai scadere in facili portamenti come spesso si sente invece da altri cantanti ancora oggi. Gusto, fraseggio, uso delle mezze voci, dizione perfetta e attenzione alla parola la contraddistingue e la rende superba. Artista a 360°, incarna perfettamente il personaggio rendendolo unico e fruibile al pubblico. Ottima quindi la resa vocale e scenica.

Accanto ai due protagonisti, Elia Fabbian interpreta il rabbino David. Convincente la sua performance, aiutata da presenza scenica, che non guasta in questi casi, ma soprattutto di bella voce.

Completano il cast Teresa Iervolino nei panni di Beppe, bella voce di mezzosoprano che ha dato prova di tecnica vocale e fraseggio nelle sue arie “Laceri miseri” e “Buon giorno, Fritz!…Povero amico!”,  sapendo dare incisività alla ritmica di cui sono intrise le sue arie. William Corrò è Hanezò, compagno di scorribande di Fritz; Federico invece è interpretato da Alessio Zanetti e Caterina da Anna Bordignon.

Insomma un insieme di colori e luci di primavera, gioventù e spensieratezza sono state le caratteristiche di questo nuovo allestimento della Fondazione Teatro la Fenice, che al pubblico è piaciuto, applaudendo a lungo alla fine dello spettacolo cantanti, orchestra e coro della Fenice.

La recensione si riferisce alla recita del 29 Maggio 2016. La recita di martedì 31 maggio sarà​ ​disponibile in streaming a partire da venerdì 3 giugno​ 2016​ su www.culturebox.fr

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