La mia ispirazione? “La realtà, la vita. Parto da qui, sempre.” Intervista esclusiva con Rita Pacilio.
Tiziano Thomas Dossena
Intervista di Tiziano Thomas Dossena
Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, direttrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare. Si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di saggistica, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Direttrice del marchio editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi.
L’Idea Magazine: Buongiorno Rita. Il tuo ultimo libro è una silloge di poesie a titolo “Quasi madre”. Potresti parlarcene un poco? A cosa si riferisce il titolo? Questa silloge è composta di poesie dello stesso periodo o di poesie con un tema comune? Rita Pacilio: “Quasi madre” è un libro di poesie che ha un unico tema: l’anaffettività materna. Poeticamente analizzo i fattori che ostacolano, negli anni della seconda socializzazione, la formazione di un buon rapporto madre/figlia: per esempio il modello materno debole o inadeguato, le lunghe assenze da casa, la freddezza o il disinteresse della madre. In questo lavoro cerco di condurre il lettore nelle scene poetiche e negli avvenimenti quotidiani vissuti in maniera intima e visionaria. Il titolo è estrapolato da una poesia che riporto di seguito:
Ha nascosto i panni in una busta
l’infermiera si ferma più avanti
e la lascia fare: Portali a casa,
qui non devono stare!
Si sente l’eco cristallina verso l’alto
qualcuno chiede la bambola per dormire
piega il colletto della camicia
come una vena rotta e mi guarda
quasi madre
disabitata con la testa curva, aspra
disperata.
Dunque tocca a me tornare all’origine
affrontare la barriera dell’orgoglio
scongiurare che lo squalo mesto e sordo
possa ingoiarmi intera.
L’Idea Magazine: Quali sono le fonti della tua ispirazione quando scrivi poesie? Rita Pacilio: La realtà, la vita. Parto da qui, sempre.
L’Idea Magazine: “Quasi madre” è l’undicesimo libro di poesie che pubblichi. Potresti spiegare quali sono state le tappe più importanti nella tua produzione poetica? Rita Pacilio: Il senso di solitudine e di separazione, insorto a soli nove anni, dopo la morte prematura di mio padre e alla malattia di mio fratello, hanno abitato da sempre la mia scrittura poetica. L’orfanità, il dolore, il corpo oltraggiato e ferito, i sentimenti di angoscia e di solitudine psicologica e sociale sono i temi dominanti. Infatti, nel 2011 ho pubblicato un libro con Edilet Edilazio Letteraria Non camminare scalzo, utilizzando un linguaggio parallelo alla prosa poetica: lo stile iperrealista del linguaggio teatrale. La scelta di parlare in prima persona nasce dal mio progetto: ‘Verso empatico’. Cioè, seziono ogni ‘pezzo’ del corpo (personale e sociale) utilizzandolo come metafora espressionistica e surreale per denunciare la tragicità del reale, per parlare della vita e della morte, della coscienza e della fragilità del mondo, della carne e dello spirito, dell’inizio di noi stessi e del ritorno alla contraddizione che appartiene a ogni essere umano.
In Ciliegio forestiero, edito da LietoColle nel 2006, mi lascio ustionare dall’apertura sensuale del sentimento che diventa più maturo e ferito in Tra sbarre di tulipani, LietoColle 2008, in cui il corpo non gode più l’accadimento carnale, ma la vergogna della deturpazione della violenza da parte della società che, fisicamente e moralmente, molto spesso, condanna, soprattutto la donna, a una condizione di solitudine e/o a un modo di vivere poco appagante. Sentimento amoroso/amorale che sviluppo nella raccolta poetica a due voci, nel 2011 edita per la LC, Di ala in ala, in cui la poesia dell’amore brucia e si consuma sull’altare della carne femminile: inizio e fine di ogni sacrificio.
Con la scrittura ho sempre sfidato i baratri del dolore fino a farne memoria corporea, così la parola poetica diventa urlo e denuncia a non declinare il mondo secondo gli stereotipi: da Alle lumache di aprile edito Lietocolle 2010, Non mi obbligare la direzione/e quando si annoda la tempesta/tu chiedimi perdono. La continua lotta, in qualità di poeta/sociologo, diventa una elaborazione a livello sempre più concettuale. La voce poetica si intona a una recitazione di coscienza spostandosi dall’intimo all’esistenziale, non come un ‘separato da sé’, ma come un’essenza unica e comprensibile: un esclusivo soggetto/corpo che si afferma nel mondo e nelle cose, che acquista padronanza e si spinge nella sua totalità e originalità alla ricerca di ciò che è possibile, alla rivendicazione, continuamente, dell’oggetto adeguato. Baudelaire, Pascal, Sant’Agostino, Leopardi, Artaud sono le mie letture preferite. I significanti poetici si intersecano ai significati e corpo-mente-ambiente hanno un rendimento di forma che mette a fuoco, in modo sempre più equilibrato, la mia filosofia poetica. Gli imperfetti sono gente bizzarra edito La Vita Felice 2012, è il libro a cui sono maggiormente legata emotivamente e in cui ho sperimentato l’uso di parole laceranti e legate alla pietas. Quel grido raggrumato, sempre per La Vita Felice, 2014, sembra chiudere una trilogia sul dolore; infatti, potrebbe essere definito un manuale del sopruso, contro chi ambisce variamente manovrare il corpo delle donne e dei fanciulli. Il corpo poetico, in questo libro, ricerca, enuncia e precipita in modo finanche notarile, la pratica maneggiona di coloro che si condannano per un realismo moralmente e socialmente insignificante. Attraverso la poesia, nonostante tutto, nomino l’innominabile nella prospettiva dell’educazione, della rinascita, della ricostruzione.
Per Incroci, rivista semestrale curata da Lino Angiuli, viene pubblicata, nel dicembre 2014, una breve silloge poetico-musicale dedicata a Claudio Fasoli che nel 2015 è stata pubblicata con il titolo ‘Il suono per obbedienza’ per i tipi editoriali ‘Marco Saya Edizioni’ nella collana Assoli. Sempre nel 2015 Scuderi Editrice porta alle stampe la mia prima fiaba per bambini dal titolo La principessa con i baffi, una storia che rimanda a vizi e virtù, tradizioni, costumi e usanze del passato all’interno dei quali i personaggi entrano in relazione con il lettore in base a un principio di coerenza con le sue leggi e non con quelle che regnano in un altro mondo. Nel settembre 2016 La Vita Felice pubblica Prima di andare poesie sulla dimenticanza. Studiosa dell’essere umano e dei contesti psico-sociali, confesso, in questo corposo lavoro poetico, la storia di una donna anziana che, grazie al ricordo del suo amore, tiene in vita la memoria del mondo. Diverse le tematiche sottese tra scienza e coscienza: la solitudine e la frustrazione dell’ammalato, l’indifferenza sociale, la dimenticanza correlata ad alcune patologie cliniche che mettono a dura prova quella parte del cervello che custodisce la memoria a breve e a lungo termine e, inoltre, l’amore, in tutte le sue forme, amore come vera e unica motivazione di vita. Il testamento simbolico e spirituale è per l’umanità intera.
A marzo 2018 viene alle stampe L’amore casomai, racconti per LVF. Qui, la forza stilistica non sovrasta, né offusca, la materia letteraria. La narrazione visionaria guida anche la prosa che penetra i diversi significati della complessità umana. Nel 2019 riprendo la mia formazione spirituale francescana e non poteva mancare nella mia poesia la tematica dell’essenziale, della povertà intesa come germe iniziale di vita, come origine, genesi dell’umanità: La venatura della viola per Ladolfi Editore può essere considerato un monito alla cura e all’ascolto di tutto ciò che purtroppo viene dato per scontato; una vera e propria celebrazione della semplicità. Nel 2021, per Augh Edizioni, Utterson, nasce Cosa rimane, il mio primo romanzo. Un lavoro che parte da lontano e che trova spazio in un intreccio di storie dagli innumerevoli colpi di scena. Nello stesso anno ho pubblicato per Guida Editori una raccolta di saggi, studi e articoli psicosociopedagogici dal titolo Pretesti danteschi per riflettere di sociologia. E ad aprile 2022 per Pequod, collana Rive, esce Quasi madre, un libro il cui tema dominante è il legame di dipendenza privo di comunicazione tra madre e figlia, la severità eccessiva della madre negli interventi educativi, l’iperprotezione, la rigidezza di ruolo e la mancanza di fiducia nelle possibilità presenti o future della figlia, gli atteggiamenti ipercritici, l’educazione alla vergogna e ai sensi di colpa.
L’Idea Magazine: Hai anche scritto un romanzo, pubblicato nel 2021, “Cosa rimane”. Di che cosa tratta? Che cosa ti ha spinto a scriverlo? Hai in progetto di scrivere altri romanzi? Rita Pacilio: Cosa rimane è una confessione o più confessioni di sentimenti, dubbi, drammi ed emozioni. Attraverso la protagonista cerco di attraversare le diverse strade dell’amore, che rimane il tema cardine della storia.
L’Idea Magazine: Hai anche scritto libri per bambini. Potresti parlarcene un poco? Come sociologa, quali scopi ti prefiggi quando scrivi letteratura per l’infanzia? Rita Pacilio: Per i bambini ho scritto: La principessa con i baffi, fiaba illustrata da Patrizia Russo dedicata ai bambini fino ai tredici anni. Cantami una filastrocca, filastrocche per i bambini della scuola primaria illustrate da Alessia Iuliano. La favola dell’Abete, una breve favola per i bambini della scuola dell’infanzia illustrata da Luca Luigi Pacelli. La vecchina brutta e cattiva, racconto per i bambini della scuola primaria illustrato da Damiana Valerio. In tutti i miei lavori dedicati alla letteratura per l’infanzia utilizzo le mie competenze psicosociologiche e pedagogiche per parlare/mostrare ai piccoli tutti gli aspetti della vita attraverso le storieinventate al fine di permettere ai bambini la decodificazione dell’oggettività della realtà esteriore così da poter stabilire equilibri tra l’intimo e l’esterno.
L’Idea Magazine: Vorrei che tu parlassi dei libri d’arte e di che cosa rappresentano per te… Rita Pacilio: Vi presento i miei libri d’arte:
Vaghe parole – LietoColle, 2006 (libro rifinito a mano e in tiratura limitata e numerata).
Il cigno del lago – Pulcinoelefante, 2013 (libro rifinito a mano e in tiratura limitata e numerata).
Preghiera – GaEle Edizioni, 2017 (libro rifinito a mano e in tiratura limitata e numerata). Opera di Roberto Pagnani.
La ferita dei fulmini, landay – GaEle Edizioni, 2019 (libro rifinito a mano e in tiratura limitata e numerata) con opera di Alessandra Carnaroli.
Ognuno rappresenta un percorso di incontri, luoghi e confronti. Infatti, lavorare con editori e artisti vuol dire scoprire nuovi mondi a cui far aderire, trasversalmente, anche il tuo.
L’Idea Magazine: Tra le tue curatele, qual è stata la più complessa e quale la più appagante? Rita Pacilio: Ho avuto la gioia e l’onore di curare alcune antologie poetiche sia con i bambini: Corolle di poesia – Progetto Seme Antologia di versi poetici degli studenti 3^ A Scuola Primaria ‘G. Marconi’ San Giovanni Suergiu e 2^ C Scuola Statale Secondaria di 1° grado ‘E. d’Arborea – A. Lamarmora’ Iglesias (Lietocolle, 2011) sia con i ragazzi: Mobile Poetry: l’etereo viaggio del seme – Progetto Seme Antologia di versi poetici degli studenti del Liceo Scientifico Galilei/A. Vetrone di Benevento (Lietocolle 2011) e sia con i poeti: Una luce sorveglia l’infinito (Tutto è misericordia)– Antologia poetica AA.VV. La Vita Felice, 2016. Ogni esperienza ha avuto la sua peculiare importanza nel mio cammino professionale e artistico. Posso dire che affiancare i bambini nell’approccio alla poesia mi ha riempita di speranza nei confronti dell’umanità in divenire. Tengo a sottolineare le preziose collaborazioni con colleghi, istituzioni scolastiche e comunali, editori e poeti.
L’Idea Magazine: Come cantante Jazz, hai partecipato a molti festival… Rita Pacilio: Il Festival jazz di cui conservo un ricordo ancora vivo è quello della dodicesima edizione (anno 2009) Padova jazz Festival in cui ho vissuto emozioni bellissime con artisti internazionali. Presentai il mio disco Infedele con musiche e arrangiamenti di Claudio Fasoli, Luca Aquino, Antonello Rapuano e Massimo Colombo, Giovanni Francesca, Carlo Lomanto.
L’Idea Magazine: Quando hai iniziato a cantare? Suoni anche uno strumento? Rita Pacilio: Canto da quando avevo quattro anni. A quell’età partecipai alle selezioni regionali e nazionali dello Zecchino d’oro. Fui selezionata dalla grandissima e indimenticabile Mariele Ventre. Ho suonato il pianoforte, ma sono moltissimi anni che lo uso solo come strumento di studio.
L’Idea Magazine: Nel tuo cd “Infedele”, hai scritto tutti i testi delle canzoni? È tutta musica Jazz? Rita Pacilio: Sì, i testi sono miei ad eccezione di Mirror (testo e musiche di Claudio Fasoli). La musica del disco è una fusione di più generi. Mi piace dire che è svincolata da canoni ed etichette.
L’Idea Magazine: Di tutti i premi, che sono tanti, che hai ricevuto, ce n’è uno in particolare che ti ha toccato più degli altri, emotivamente parlando? Rita Pacilio: Sì, il Premio Laurentum del 2013 per il libro Gli imperfetti sono gente bizzarra è il Premio che in assoluto mi ha dato molte soddisfazioni e grazie al quale ho avuto modo di approfondire la sensibilità di Franco Loi, uno dei giurati del Premio. Ma anche tutti gli altri Premi rappresentano per me, tappe fondamentali del mio percorso letterario come, per esempio, il Premio internazionale Naji Naaman Literary Prize 17° edizione, anno 2019 e il Diploma de Honor da L’Union Mundi al de Poetas par la Paz y la Libertad – UMPPL (2020, 2021, 2022).
L’Idea Magazine: Le tue opere sono state tradotte in nove lingue. Quale di queste traduzioni ti ha sorpreso? Hai provato a leggere in pubblico le tue poesie anche in traduzione? In quale di queste lingue ti senti a tuo agio nel leggerle? Rita Pacilio: Le traduzioni sono sempre un dono inaspettato e prezioso. Essere tradotta in lingua araba mi ha dato molte emozioni, come la traduzione in lingua francese e spagnolo. Conosco in maniera scolastica, solo la lingua francese. A Parigi, in occasione della presentazione de Les nervures de la violette (L’Harmattan, 2020 Traduction en français par Françoise Lenoir) ho letto una poesia in francese.
L’Idea Magazine: Quali sono le attività dell’associazione della quale sei presidente? Rita Pacilio: Attività editoriali e culturali in genere. Collaboriamo con diverse associazioni con cui organizziamo reading di poesia e presentazioni di libri.
L’Idea Magazine: Da quanti anni hai creato e dirigi il marchio editoriale RPlibri? Che cosa offri agli autori interessati alla pubblicazione? Rita Pacilio: Ho ideato il marchio editoriale RPlibri nel 2017. Agli autori cerco di offrire ascolto, competenza, serietà, fiducia e presa in carico delle proprie opere che curo come mie creature. Sul sito www.rplibri.it sono specificati tutti i servizi editoriali.
L’Idea Magazine: Ti sei laureata con specializzazione in Mediazione familiare e conflitti interpersonali presso l’Università degli studi di Napoli. Lavori come sociologa o usi solo ciò che hai imparato nella tua creazione letteraria? Rita Pacilio: Fino a qualche anno fa lavoravo presso strutture carcerarie, ospedaliere e scolastiche offrendo consulenze e formazione. Poi, ho deciso di rallentare e scegliere la strada della scrittura a tempo pieno.
L’Idea Magazine: Se tu potessi parlare con un qualsiasi personaggio del passato, o anche del presente, chi sarebbe e che cosa vorresti chiedere? Rita Pacilio: Mi piacerebbe parlare con San Francesco. Gli chiederei consigli e spiegazioni su alcuni passi della Regola applicata ai nostri tempi.
L’Idea Magazine: Scegli tre aggettivi per definirti. Rita Pacilio: Tre aggettivi positivi: gentile, generosa, innamorata – tre aggettivi negativi: permalosa, ansiosa, impulsiva.
L’Idea Magazine: Sogni nel cassetto? Rita Pacilio: Vedere i sogni dei miei figli realizzati.
L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori? Rita Pacilio: Leggiamo molto per educarci a essere sempre più presenti nella vita per diventare persone degne di stare al mondo.