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LA MAMMA DI GENNARINO

Gennarino è un mio amico e coetaneo, nati entrambi nel 1940. Abitavamo vicino, a Napoli, io a Santa Monica, lui alla Salita Tarsia. Ci siamo conosciuti nel ’46, nella sagrestia della chiesa di San Potito, dove di tanto in tanto una suora riuniva alcuni bambini della zona per darci qualche biscotto e qualche prima  nozione di catechismo. Io e Gennarino ci volemmo subito bene e, grazie a Dio, ancora ce ne vogliamo. Anche mia madre gli voleva molto bene, per Gennarino ciò era prezioso in quanto era orfano di madre, ferita e poi morta per lo scoppio delle bombe naziste che il 7 ottobre ‘43 distrussero il Palazzo delle Poste di Napoli, a Piazza Matteotti. Ci sentiamo più spesso negli ultimi tempi perché è stato operato per un brutto male. Nella telefonata che ci siamo scambiata un paio di settimane fa mi ha detto:- “Rafilù, credimi, nun me fa paura ‘e murì. Tengo una speranza che sono sicuro diventerà certezza: ritroverò mia madre. Me la immagino giovane e bella com’era allora. Man mano che mi avvicinerò a lei diventerò sempre più piccolo e mamma mia mi prenderà in braccio e mi darà tutti i baci che non mi aveva potuto più dare per colpa di quelle maledette bombe…”-  La telefonata si è conclusa con un nodo alla gola, per lui e per me.

Gennarì, quelle lacrime sono diventate preghiere per le nostre mamme e per tutte le mamme del mondo.

Rafiluccio

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