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La “Folia di Spagna”: Antonio Salieri e le sue 26 Variazioni per orchestra.

La Folia è un tema musicale di origine portoghese tra i più antichi della musica europea, che ha origine tra il XV e XVI secolo.
La prima composizione basata su questa melodia compare al finire del 1400, ma la sua origine è ben più antica ed appare già in molti testi del rinascimento spagnolo, in cui la Folia è indicata come una danza ballata da pastori e contadini.


Se ne distinguono due forme: una più primitiva, molto varia, ed una più moderna, particolarmente apprezzata ed eseguita durante i secoli XVI e XVII.
Quest’ultima forma si manifesta in maniera più evoluta e codificata per la prima volta nella canzone anonima Rodrigo Martinez, Cancioniero de Placido (1475-1516).
Si presenta come una progressione armonica di un tema semplice ed intuibile, su cui l’esecutore può improvvisare anche all’infinito.
La tarda Folia diventa presto un successo popolare diffuso in tutta Europa ed è conosciuta con nomi diversi in base alle aree geografiche: in Francia, ad esempio, è nota come Le Folies D’Espane (per la sua origine iberica) e come Faronel’s Ground in Inghilterra.
Ma la sua fama la avrà con l’inserimento di questa forma musicale nell’ambito delle corti ad opera di J. B. Lully; prima di lui, solo G. Frescobaldi aveva inserito una serie di Partite (variazioni) Sul Tema de la Folia nel suo primo Libro di Toccate d’intavoluradi Cimbalo et Organo (Roma 1637).
Lully nel 1672 in collaborazione con l’oboista Jean Danican Philidor, compose una marcia sul Tema de la Folia D’Espane destinata all’esecuzione da parte della Grand Ecurie, banda militare di corte, di cui lo stesso Philidor era membro.
Nel corso di tre secoli oltre 150 musicisti composero brani sul tema della Folia: A. Corelli ne fece uno per la Sonata per Violino op.5 n.12 del 1700; M. Marais nel Secondo Libro per Viola del 1701; A.Vivaldi nella Sonata op.12 n.1 del 1705.
La vetta massima fu sicuramente raggiunta da A. Scarlatti nel 1710, per la complessità e grandiosità delle sue variazioni; ma anche da J. S. Bach, nella Cantata dei Contadini del 1742.
Ma è di Antonio Salieri che vogliamo parlare e delle sue strepitose 26 Variazioni per orchestra sul tema della folia, che hanno innalzato il Maestro sul podio delle eccellenze grazie alla loro magnificenza.

 Antonio Salieri (1750- 1825), di famiglia agiata veneta, fin da piccolo manifestò una grande predisposizione per la musica ma, rimasto orfano in giovane età, vide disgregarsi la sua agiatezza in un breve lasso di tempo. Andò prima a Venezia e poi, grazie a Florian Gassman, a Vienna, ove visse per il resto della sua vita. Fu compositore presso la corte imperiale di Vienna per la totalità della sua carriera, ove si prodigò anche come insegnante, tanto che tra i nomi dei suoi molti allievi, spiccano quelli diLudwig van Beethoven, Schubert, Liszt, Czerny e Hummel. Si dice che durante la sua vita, plagiò più volte il suo contemporaneoWolfgang Amadeus Mozart (addirittura lo si accusa della sua morte), ma tale plagio non è mai stato dimostrato anzi, qualcuno afferma addirittura che in talune occasioni possa essere stato Wolfgang Amadeus Mozart a plagiare Salieri. Tra le tante e bellissime opere di Antonio Salieri si ricordano la sinfonia in Re maggiore Giorno Onomastico, il Triplo concerto per Violino, Violoncello, Oboe e Orchestra e la Sinfonia La Veneziana.

Rivale di Mozart, Salieri ha mostrato una grande creatività e una grande padronanza musicale, per la gioia degli amanti della musica, presenti e passati.
Dedicò il suo ultimo lavoro, nel 1815, proprio alle 26 Variazioni orchestrali de la Folia Spagnola. Questo è uno studio di orchestrazione vero e proprio sulle possibilità sinfoniche dell’epoca.


Ascoltandole si avverte subito che questa meravigliosa perla della storia della musica si colloca agli albori del Romanticismo e si discosta nettamente da quello spirito settecentesco che aveva caratterizzato, fino a quel momento, l’intera produzione di Salieri.
Salieri considerava queste 26 Variazioni più che come un’Opera a sé stante, come dei semplici esercizi di stile, ma forse inconsapevolmente, ha lasciato a noi, una composizione di stupefacente bellezza.
Peccato che la composizione non si ascolti nei teatri e nelle sale da concerto. Un’opera di questo calibro non può essere dimenticata ed è estremamente riduttivo sentirne solo qualche episodico frammento in taluna colonna sonora cinematografica a tematica storica.
Questo componimento rimarrà indimenticabile e continuerà nei secoli a fare scuola ai posteri, i quali verranno ispirati, come è stato nel XIX secolo per F. Liszt e nel XX secolo per S. Rachmaninoff, a comporre Variazioni su questo tema antichissimo, e lasceranno anch’essi, alle generazioni che saranno, meravigliose composizioni e testimonianze con le loro opere pianistiche.

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