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La bellezza è una ricerca perenne. Intervista Esclusiva al Pianista Emanuele Arciuli

Intervista di Patrizia Di Franco

Emanuele Arciuli. Foto di Alberta Zallone

Emanuele Arciuli, pianista noto a livello internazionale, docente di pianoforte al Conservatorio “Piccinni” di Bari, e di pianoforte contemporaneo all’Accademia di Pinerolo, da un lustro è Direttore Artistico di “Bari Piano Festival” (edizione 2022: dal 21 al 29 agosto). Arciuli ha studiato nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, conseguendo il diploma in pianoforte, ricorda con affetto e gratitudine specialmente Michele Marvulli, e circa i masterclass sono stati molto importanti per lui l’eccezionale, umile e vitale Maurizio Pollini (che abbiamo avuto l’onore e il privilegio di conoscere e intervistare, a cui auguriamo una pronta guarigione, è saltato il concerto per i suoi 80 anni, il recital nell’ambito del Festival di Salisburgo 2022, per un malore improvviso, parrebbe a causa di problemi cardiovascolari acuti), il francese Michel Dalberto, e lo scomparso (1984), grande, Vincenzo Vitale pianista e didatta della celebre Scuola napoletana; importante pure l’incontro con Leon Fleisher (pianista e Direttore d’orchestra statunitense, deceduto nel 2020); con Marvulli, Vitale, Fleisher, e Marisa Somma ha compiuto il perfezionamento. Molto legato anche al compositore statunitense George Crumb (scomparso nel mese di febbraio del corrente anno), e al compositore e librettista torinese Lorenzo Ferrero. Impegnato nell’effettuare workshop in molte università degli Stati Uniti, che ama dal 1998 e spesso vi si reca (anche perché ha eseguito numerosi concerti e si è esibito per importanti Festival statunitensi).

Da sinistra: Arciuli, Crumbs, Hoffman e Quayle

Nel 2011 gli è stato conferito, come migliore solista dell’anno, il premio della critica musicale italiana “Franco Abbiati” (critico musicale, diplomato al Liceo musicale di Torino in composizione, autore di scritti e opere, tra cui: “Storia della Musica” edita da Garzanti; “La vita e le opere di Giuseppe Verdi”, eccellente biografia pubblicata da Ricordi di Milano); e una nomination per i Grammy Award per il cd dedicato a George Crumb. Arciuli ha suonato in occasione di vari eventi, con diverse istituzioni musicali, orchestre italiane e internazionali: OSN della Rai, La Fenice di Venezia, il Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Verdi di Milano, Rotterdam Philharmonic, Brussel Philharmonic, Residentie Orkest Den Haag al Concertgebouw di Amsterdam, Tonkünstler di Vienna (al Musikverein, per Wien Modern), Filarmonica di San Pietroburgo, Saint Paul Chamber Orchestra, Indianapolis Symphony Orchestra.

Protagonista di recital al Teatro alla Scala di Milano, al San Carlo di Napoli, per l’Arena di Verona, l’Unione Musicale di Torino, la IUC di Roma, e ha suonato per i celeberrimi Festival dei Due Mondi di Spoleto, Settembre Musica di Torino, Miami Piano Festival. Molteplici le rassegne (Biennale di Venezia, Nuova Consonanza di Roma) in cui fa emergere il suo amore e impegno costante nella musica contemporanea. Presente nei suoi concerti anche il repertorio più tradizionale, classico, e si espande dal classicismo viennese al Novecento. Attivo anche in ambito cameristico, collabora con Sonia Bergamasco e il pianista Andrea Rebaudengo. Emanuele Arciuli ha espresso il suo amore e interesse per la musica americana in alcuni libri: “Rifugio Intermedio”; “Musica per pianoforte negli Stati Uniti “; ” Il pianoforte di Leonard Bernstein”, ma non ha mai pensato di scrivere un romanzo, e scrive con un tono narrativo. Tra le sue passioni. profonda e forte è quella per la cultura dei nativi americani; risultato di ciò è un progetto inclusivo di opere pianistiche scritte per lui dai maggiori, valenti e stimati compositori indiani d’America.

Emanuele Arciuli con la giornalista Patrizia Di Franco. Foto di Karm Amato

L’Idea Magazine: La sua musica spazia dai classici alla musica contemporanea, con un deciso orientamento riguardo la produzione americana. Passione, amore, interesse, quali i motivi di tale scelta?
Emanuele Arciuli: Ho sempre avuto passione e interesse per la musica contemporanea oltre alla musica classica. Attraverso le decadi e pertanto i mutamenti, le evoluzioni della musica contemporanea, tale coinvolgimento si è fatto sempre più profondo e intenso.

L’Idea Magazine: Lo scorso anno, in Primavera (31 maggio), per la stagione cameristica 2021 e rassegna musicale cameristica dell’Associazione Chamber Music, nel Teatro Miela di Trieste, lei e l’attrice Sonia Bergamasco, avete dato vita a un viaggio suggestivo e inedito, passaggi ed excursus tra musica, brani memorabili del Novecento, e anche poesie di Bergamasco. Un mélange originale di Sanguineti, Ludovico Ariosto, John Cage, Albert Grand. Quanta importanza e fascino attribuisce a tale commistione, fusione alternata di musica e poesia, e quali sono i suoi poeti preferiti?
Emanuele Arciuli: Collaboro da ben 15 anni con Sonia, entrambi abbiamo la passione per la modernità; i linguaggi, poetico e musicale, non erano sovrapposti, questo è stato uno dei tanti elementi originali, affascinanti, di quella bellissima esperienza, del nostro lavoro nel Teatro Miela. Inoltre, Sonia è anche musicista, c’è stato coinvolgimento reciproco oltre che da parte degli astanti. Per quanto concerne la musica non mi piace il virtuosismo. Non mi piace la poesia. Non sono assolutamente amante della poesia. Però le poesie di Sonia mi piacciono e sono molto belle.

L’Idea Magazine: “Walk in Beauty” è un suo album di successo. Dostoevskij scrisse ne “L’idiota”: “La bellezza salverà il mondo”.  “Non in pane solo vivet homo” (dal latino. Non di solo pane vive l’uomo. Dal Vangelo). Senza umanità e bellezze, gli esseri viventi, la nostra specie, non potrebbero vivere.  Qual è la bellezza che può salvare il mondo, e, soprattutto, cosa rappresenta per lei la bellezza, in cosa, in chi, la ravvisa?
Emanuele Arciuli: La bellezza è una ricerca perenne. La ravviso in una certa armonia delle forme ma anche certe forme disarmoniche sono belle per me. La bellezza: come se fosse un’aura.

L’Idea Magazine: Aneddotica o ricordi legati al “Miami Piano Festival”, al “Red Cat” di Los Angeles, al “Miller Theatre” sulla Broadway di New York?
Emanuele Arciuli: “Viaggio in America” è proprio un libro di aneddoti. Ho suonato in tantissimi Stati degli Usa. Al termine di un concerto a Cincinnati, con Grand, eravamo alla ricerca di un ristorante, ma a quella ora tarda, nella zona dell’Università, era tutto chiuso, così cenammo davanti le macchinette, il distributore automatico di viveri e bevande. Mi piacquero molto sia il concerto eseguito che l’insolita e divertente cena.

Emanuele Arciuli in una foto di Karm Amato.

L’Idea Magazine: Si è esibito con le più importanti orchestre italiane ed estere, tra cui Rotterdam Philharmonic Orchestra, Indianapolis Symphony Orchestra, e con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino. Di questo evento quali ricordi serba, quanto è legato alla città magica e i quali sono i luoghi che ama di più?
Emanuele Arciuli: Torino è, forse più di Milano, la città a cui sono più legato, oltre a Bari naturalmente. Ho suonato tantissimo al Conservatorio, all’Auditorium della Rai, ho inaugurato con un concerto a giugno 2007, i Giardini de La Venaria Reale, restaurati e riaperti al pubblico, Reggia sabauda splendida; ho eseguito un concerto per la rassegna estiva alla Reggia di Venaria, il 2 luglio 2007 (e seconda serata il 3 luglio), “Ovidio e altre storie. Il Castello di Narciso”, con Sonia Bergamasco, nei Resti del Tempio di Diana. Sono molto legato all’Orchestra Filarmonica di Torino. Il luogo che amo di più è via Po e la libreria “La Bussola”.

L’Idea Magazine: Nel 2001, 20 compositori hanno scritto per lei le “Round Midnight Variations”, nate come tributo a Theolonius Monk. Ha mai pensato di scrivere un ciclo di variazioni per alcuni dei suoi musicisti o compositori preferiti?
Emanuele Arciuli: Io scrivo tanto. Non credo di essere portato per la composizione. Mai dire mai, però, nella vita.

L’Idea Magazine: Lei è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio di Bari. Insegna all’Accademia di Musica di Pinerolo. Ha tenuto lezioni nella Princeton University e la Miami University, di frequente invitato come Faculty Guest all’University of Cincinnati College Conservatory of Music. Dell’attività didattica, quali sono i fattori, gli aspetti che predilige e ciò che più ama?
Emanuele Arciuli: Amo dare un segno ai segni. Gli allievi del Conservatorio di Pinerolo sono molto curiosi e motivati, ascolto attivo, e studiano molto.

L’Idea Magazine: Interessi e passioni di Emanuele Arciuli?
Emanuele Arciuli: Stati Uniti, i nativi d’America, Torino, e la squadra del Bari di cui sono grande tifoso e so quasi tutto su essa e sulla SSC Bari. (Acronimo di Società Sportiva Calcio Bari N.d.R.).

L’Idea Magazine: Dulcis in fundo, in qualità di Direttore Artistico di “Bari Piano Festival” qual è la peculiarità o una componente che più le piace dell’edizione 2022?
Emanuele Arciuli: Mi affascina la varietà di approcci, di generazioni, diversi, e l’ultimo appuntamento che è un debutto a Bari da parte di David Helbock, jazzista austriaco, con il suo tributo ai 90 anni di John Williams, direttore d’orchestra e compositore statunitense e le sue più famose colonne sonore cinematografiche ( ha vinto 5 premi Oscar e moltissimi riconoscimenti e premi, nomination, Grammy Award, Emmy, Golden Globe, dal 1972 al 2013 ha vinto tra i premi più importanti, per un totale di ben 10 premi N.d.R.). Mi incuriosisce e apprezzo la partecipazione di un pubblico attento, così eterogeneo, variegato, mi piace la grande affluenza di gente in zone e luoghi così diversi, dove si tengono le esibizioni, i concerti, nella città metropolitana di Bari.

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