Installare una app è semplice: basta andare negli ‘store’ (siti dedicati) delle diverse tipologie di smartphone e scaricare gratuitamente o acquistare le diverse funzioni create dagli sviluppatori. E altrettanto semplice sembra realizzarle se, come sempre più spesso capita di leggere, a crearle sono di frequente ragazzi, che non sono programmatori di mestiere. Talvolta sono addirittura giovanissimi: non a caso i giganti del settore, per attrarre minorenni geniali, hanno abbassato da 18 a 13 anni l’età per partecipare alle loro conferenze annuali per sviluppatori. Come si spiega questo fenomeno?
“Sicuramente i nativi digitali hanno grande facilità ad apprendere i linguaggi di programmazione e a utilizzare i framework, strumenti di supporto del processo di scrittura dei codici. Sviluppare una app, inoltre, non richiede spese”, dice Cristian Lucchesi dell’Iit-Cnr. “Va comunque precisato che vanno distinte le app realizzate da ragazzi da quelle, come Facebook o Instagram, che presentano maggiore complessità e che costituiscono l’interfaccia di sistemi remoti articolati che richiedono il lavoro di realtà industriali. Le app dei giovani sono di solito semplici e hanno una mortalità elevata. Ci sono però anche casi in cui vengono acquisite da grosse aziende e questo è sicuramente un incentivo per i ‘baby talenti’ a impegnarsi in questo settore”.
Le app a disposizione degli utenti sono dunque tantissime: come scegliere allora quelle davvero valide? “Il modo migliore è leggere le recensioni e i commenti lasciati dagli utenti e valutare i download che di quella app sono stati effettuati; è utile anche tenere conto delle recensioni contenute in riviste di settore come ‘Key4biz’”, precisa Martinelli. “Non è invece indicativo il fatto che la app sia a pagamento o gratuita, quest’aspetto è infatti legato soprattutto al settore di appartenenza: sono di solito free quelle legate al turismo e alla pubblicizzazione di eventi, perché mirano a incentivare la presenza di visitatori e pubblico, mentre, le applicazioni collegate ad attività lavorative in genere sono a pagamento”, conclude Lucchesi.
Una curiosità, di recente una app è stata messa a punto anche dal tecnico della Juventus: si chiama ‘Mr Allegri Tactics’ ed è pensata come strumento di lavoro per gli allenatori di calcio, soprattutto del settore giovanile. Mette a disposizione una lavagna tattica, una parte per la preparazione fisica e due sezioni dedicate a psicologia e alimentazione. È stata presentata dallo stesso inventore anche all’Internet festival di Pisa, la manifestazione promossa, tra gli altri, da Registro.it e Iit-Cnr.
Rita Bugliosi (Almanacco della Scienza)