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Intervista esclusiva ad Omar Montanari – Baritono

di Salvatore Margarone

Incontriamo a Venezia il baritono Omar Montanari, reduce dalla produzione al Teatro La Fenice di Venezia del Barbiere di Siviglia di G. Rossini, con il quale abbiamo fatto una piacevole chiacchierata che riportiamo ai nostri lettori:

Ci racconti un po’ del tuo percorso di studi?
Il mio percorso didattico ha avuto inizio a Pesaro, al Conservatorio Rossini, con il soprano Luisa Macnez con la quale mi diplomai nel 2000. Di seguito vari corsi di perfezionamento con Mario Melani e l’incontro in Olanda, in occasione del mio debutto nel Matrimonio Segreto, con Michael Aspinall al quale idealmente debbo tanto perché mi fece ‘razionalizzare’ e ‘concretizzare’ tanti aspetti tecnici che, fino ad allora complice la mia giovane età, erano ancora del tutto sconosciuti.

Quali sono stati i momenti , artisticamente parlando, che ti hanno fatto credere in te stesso?
Io ho sempre cercato di dare il massimo.. Di certo sono umano e questo massimo magari non sempre l’ho raggiunto. Sicuramente ho sempre creduto nell’etica professionale che, nel mio caso di artista lirico, consiste nel fatto di cercare di prepararsi ad un ruolo con la maggiore cura vocale possibile. Più sono preparato e più posso credere in me stesso.
Mi sono trovato in recite che mi hanno dato una soddisfazione artistica enorme, ma che non mi hanno mai fatto ‘sedere sugli allori’.

Il tuo rapporto con i direttori d’orchestra?
Il mio rapporto con i direttori d orchestra è sempre stato ottimale. Sono sempre stato, per così dire, abituato bene, ed ho sempre trovato Maestri coi quali potevo costruire serenamente i miei personaggi seguendo alla lettera il dettato musicale senza svincolare o trovando soluzioni di comodo.

Con i colleghi e i registi?
Con pochissimi colleghi mi sento legato anche da importanti vincoli di fraterna amicizia. Ci si frequenta quando si può e non solo sulle scene. Con la maggior parte invece direi che ci sono buonissimi rapporti professionali e niente più. Finita una prova o la recita ognuno torna alla sua vita. Comunque, in generale, ho un buonissimo rapporto con tutti. Stessa cosa dicasi dei registi. Anche qui, come per i direttori d orchestra, sono sempre stato abituato benissimo.

Ci sono ruoli a cui sei particolarmente legato? Perché?
In tantissime occasioni ho avuto modo di accostarmi al ruolo di Don Bartolo, ruolo da me molto amato. L’ho debuttato nel 2002 in Olanda con la regia di William Matteuzzi e sotto la direzione di Giuliano Carella. Poi una tournèe in Giappone con lo Sperimentale di Spoleto nel 2007. Poi lo abbandonai fino al 2011. Dal 2011 fino ad oggi non c’è stato anno in cui io non abbia cantato almeno in una produzione di Barbiere facendo diventare Don Bartolo uno dei miei ‘cavalli di battaglia’. Ho accumulato tanti successi con questo ruolo e bellissime critiche che mi riscaldano il cuore e mi ripagano di tante fatiche. Ma nel mio cuore non c’è solo il ‘medico barbogio’ per dirla alla Almaviva. Di recente ho scoperto Taddeo dell’Italiana in Algeri che mi ha commosso e dato tante soddisfazioni. E poi Germano della Scala di Seta, Don Pasquale, Leporello..
Il mio è un repertorio ampio, ma perfettamente databile ad un preciso periodo storico-musicale.

Cosa fai di solito prima di entrare in scena?
Il giorno della recita tendo sempre, salvo precisa indicazione dell’ordine del giorno, di entrare in Teatro almeno due ore prima della recita. Una volta entrato in camerino sono al servizio del personaggio che vado ad interpretare. Quindi ripasso musicalmente alcune frasi, poi mi preparo per il trucco, mi vesto.
Ho un piccolo ‘vezzo’ se così possiamo definirlo. In ogni camerino del mondo espongo un album fotografico dove ho raggruppato immagini della mia famiglia, degli amici più cari, della mia città. Sfogliarlo mi da una sorta di serenità che mi distrae piacevolmente dalla tensione della recita.

Raccontaci qualcosa di divertente che ti è successo in questa ultima produzione del Barbiere di Siviglia a Venezia.
In questa produzione del Barbiere in Fenice che canto con immenso piacere dal 2011 mi è capitato un episodio che sarebbe potuto diventare ‘drammatico’ ma che per fortuna non è degenerato. Anche perché è successo poco prima dell’aria ‘A un dottor della mia sorte’. In pratica durante il recitativo che precede l’aria io canto la frase ‘E questi fogli? Or son cinque ed eran sei’. I fogli stranamente erano a terra a non nello scrittoio dove sarebbero dovuti stare. Istintivamente mi sono chinato per raccoglierli e nel farlo ho avvertito che i pantaloni si sono letteralmente lacerati sul lato posteriore. Mi sono rialzato e, continuando a cantare con la foga necessaria al momento, pensavo. ‘Oddio Omar adesso rimani in mutande’… Per fortuna indossavo delle utili bretelle che hanno sorretto l’indumento e un pesantissimo cappotto che ha coperto la lacerazione…

Tra i tuoi prossimi impegni ci sarà “Mirandolina” sempre alla Fenice. Cosa ci dici in merito a quest’opera e come ti stai preparando a questo debutto in Luglio?
Per il debutto in Mirandolina mi sto preparando studiando costantemente ogni giorno, tra una recita e l’altra di Barbiere. Opera difficilissima ma molto interessante dal punto di vista musicale.

Cosa consiglieresti ai giovani che studiano e che vorrebbero tentare di far carriera?
Io ai giovani consiglierei di studiare sempre e di studiare bene. Non tollero l’approssimazione. Ne da me stesso ne tanto meno dagli altri. Non tollero l’atteggiamento di divismo che dilaga in genere in queste ‘nuove leve’.
Per quanto mi riguarda l’unico momento di ‘divismo’ che mi concedo (e che divismo non è ma professionalità) è quando salgo in palcoscenico e ‘servo’ il personaggio che in quel momento affronto. Chiuso il sipario torno Omar Montanari, con i suoi pregi ed i suoi tanti difetti.

Quali sono le cosa da fare in merito e quali no?
Io credo che l’unica cosa da fare sia quella di prepararsi seriamente prima del primo giorno di una produzione. Credo che ogni volta che si varca l’ingresso artisti sia d obbligo augurarsi “Buon Viaggio” perché a quello ci si prepara. Un viaggio musicale e scenico dal quale nasce l’anima di un personaggio.
Credo non si debba mai peccare di presunzione, credo non si debba mai guardare l’orologio quando si prova. Credo che si debbano ripassare le norme di etica professionale ogni volta che si varca la soglia del palcoscenico. Non sono un moralista per carità, ma alle volte sento pronunciare frasi da certi ventenni appena usciti dal Conservatorio che io in 16 anni di attività musicale non mi sono mai sognato di dire.

Credi nei Concorsi Lirici?
Io ho creduto nei pochi concorsi che ho fatto agli inizi della carriera. Se non arrivavo primo non importava, esibendomi mi ero fatto conoscere. Credo si debbano privilegiare quelli con la finalità del debutto e non esclusivamente quelli con premi in danaro.

Il tuo sogno nel cassetto?
Non ho particolari sogni nel cassetto, vorrei che la mia vita continuasse così, tra una produzione e l’altra. Stimato ed apprezzato da tutti per la gioia con il quale faccio il mio lavoro.

Come ti immagini la tua vita in futuro?
A novembre scorso ho comprato una piccola casa vicino a Riccione, la mia città natale. Ora che sono fuori per impegni di lavoro la stanno sistemando. Ecco, ho voglia di vivere questa mia nuova realtà in questa nuova casa. Ho voglia di arredarla un pò alla volta. Ho voglia di viverla.
Poi, andando ancora più in la con l immaginazione, un giorno mi piacerebbe molto insegnare.

I tuoi prossimi impegni (oltre Mirandolina)?
Dopo Mirandolina, un mese di relax e poi riprenderò sempre a Venezia l’allestimento di Bepi Morassi dell’Elisir d’Amore. Il 2016 lo chiudo a Bari con La Vedova Allegra, un’opera che non ho mai affrontato ma che ho sempre amato.

Grazie, Omar, e in bocca al lupo!

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