Sono, per un’intervista a Dori, negli uffici della Fondazione intitolata al suo indimenticabile marito, Fabrizio De Andrè (che lei ha fondato con amici ed estimatori), la cui creatività ha spaziato in molti campi e che ha lasciato nelle sue opere soprattutto un forte messaggio pacifista e libertario.
E infine come non ricordare la censurata “Il gorilla”, uno dei brani tradotti dal francese di George Brassens, cantautore considerato da Fabrizio De Andrè un maestro.
Dori Ghezzi de André: È stato nel marzo del 1974, in sala di registrazione. Io stavo incidendo un nuovo LP con Wess, mentre Fabrizio, nello studio accanto al mio, stava lavorando all’album “Canzoni”. Ci incontrammo al bar degli studi e ci presentò un comune amico, Cristiano Malgioglio, che in quel periodo collaborava con me. Fabrizio mi invitò ad ascoltare alcune tracce, così scoprii che quel giorno stava rielaborando “Valzer per un amore”, un brano che in quel momento non aveva alcun significato particolare. Riletta successivamente, ne ha acquistato uno ben preciso.
L’Idea: Com’è stata la tua vita con Fabrizio? Se dovessi descriverlo con una sola frase, quale sarebbe?
Dori: Una trappola, senza vie di scampo.
Dori: Quattro mesi… Sì, l’abbiamo avuta, certo. È impossibile non provarla, pur avendo grande forza di carattere. È indiscutibile che l’essere insieme all’Hotel Supramonte [N.d.R. il titolo di questa sua canzone si riferisce proprio al luogo della loro prigionia] abbia non solo determinato la nostra sopravvivenza, ma abbia anche dato ancora più forza al nostro rapporto.
L’Idea: In questi particolari momenti, secondo te, cosa direbbe Fabrizio sulla situazione attuale di crisi italiana e mondiale?
Dori: La situazione attuale l’ha già descritta – forse più chiaramente che in altri brani nel 1990 – con “La domenica delle salme”. Adesso probabilmente ci racconterebbe il nostro domani.
Dori: Tra i progetti che la Fondazione segue, teniamo molto all’archiviazione e allo studio delle carte di Fabrizio. Nel 2004 è nato a Siena, presso la Facoltà di Lettere, il Centro Studi Fabrizio De André, dove sono conservati tutti i suoi scritti. Nel corso degli anni abbiamo pubblicato alcuni libri, l’ultimo dei quali, “Ai bordi dell’infinito”, si concentra in particolare sui progetti concreti nati o ispirati dall’opera di Fabrizio, come i laboratori con gli studenti o nelle carceri, percorsi che affrontano i temi trattati da Fabrizio in molte canzoni.
L’Idea: La canzone che ami di più?
Dori: Sempre quella che sto ascoltando.