Mariella Devia, sempre indiscussa protagonista del mondo lirico, sin dal suo debutto a Treviso nel lontano 1972, inizia la sua lunga carriera con la vittoria del concorso “Toti dal Monte” nel 1973. Da allora innumerevoli sono state le sue apparizioni come protagonista in svariate opere liriche di repertorio, da Mozart a Rossini, a Verdi, puntando maggiormente sul repertorio Belliniano e Donizettiano, che le si addice particolarmente per temperamento e qualità vocali. Non elenchiamo le varie produzioni di oltre quarant’anni di carriera, ma ricordiamo solamente qualche produzione più recente in cui la Sig.ra Devia spicca il volo con una voce sempre più limpida, pulita, squillante e piena di armonici.
Dopo aver debuttato il 24 marzo 2007 in Anna Bolena al Filarmonico di Verona, nel febbraio 2008 ha dato una magistrale interpretazione della Maria Stuarda di Donizetti alla Scala di Milano, in un allestimento di Pier Luigi Pizzi sotto la direzione di Antonino Fogliani. Nel 2011 ha debuttato come Elisabetta I nel Roberto Devereux all’Opéra di Marsiglia, confermandosi come interprete ideale della trilogia delle regine donizettiane. Nella stagione 2013, all’indomani del compimento del suo sessantacinquesimo compleanno, ha interpretato per la prima volta, con successo, il difficile ruolo di Norma, al Teatro Comunale di Bologna.
Elvio Giudici in L’Opera in CD e Video (1999) apprezza più volte il bel timbro, la splendida linea vocale, il legato, il sostegno e il controllo del fiato, la morbidezza degli acuti, il gusto e la musicalità come pure la padronanza della coloratura. […]
Abbiamo raggiunto telefonicamente la Sig.ra Devia al suo rientro da Mosca, dove ha cantato il Roberto Devereux, per rivolgerle qualche domanda a cui ha risposto volentieri e con la semplicità che la contraddistingue, che riportiamo integralmente.
Di Mariella Devia soprano sappiamo tutto ormai, ma com’è nella vita di tutti i giorni?
A parte quando sono fuori tutto il giorno per vari motivi, sono una donna normalissima e conduco una vita normalissima.
Essere cosciente del dono vocale che possiede, che sensazione Le fa provare?
La prima cosa che mi viene da pensare è quella di preservarlo il più possibile e per più tempo possibile, di non maltrattare il dono che ho.
Ci sono momenti che ricorderà sempre nella Sua carriera?
Ce ne sono tanti, è difficile sceglierne qualcuno, perché è una carriera lunga quindi sono moltissimi, e poi non sono una persona che si fissa sulle cose, diciamo che penso più a quello che verrà! (ride).
Lei è stata una delle poche artiste che in un certo senso ha “criticato” i melomani ancorati alle voci del passato. Cosa ci può dire a tal proposito?
Diciamo che il mio non è certo un rimprovero, fanno benissimo a essere legati a quello che è il passato. Però, ripeto, andando avanti i gusti cambiano, almeno a mio parere, più negli esecutori che negli ascoltatori, si evolvono in qualche modo. La stessa Maria Callas, secondo me – che era quello che era – enorme, forse se cantasse oggi anche lei avrebbe un gusto diverso, anche se lei era già avanti rispetto alla sua epoca. Per il suo periodo lei era molto moderna! Quindi c’è un’evoluzione.
Una riflessione sul mondo della lirica di oggi?
Conosciamo tutti ormai la crisi che stanno attraversando un po’ tutti i teatri, dunque è difficile fare una riflessione. Non è un periodo facile, soprattutto per i giovani.
Persiste sempre una “rivalità” in questo mondo?
No, io non l’ho mai pensato come una gara! (ride), o come qualcosa da fare in rivalità con qualcun altro, assolutamente no, io personalmente no!
Quest’ultimo successo del Roberto Devereux, secondo Lei da cosa è dipeso?
Sostanzialmente dal fatto che è stata una bella esecuzione, con belle voci, voci adatte al repertorio e con una messa in scena, regia, scenografia e costumi molto efficaci. Alla fine il successo è sempre determinato da tutti questi elementi assieme.
In merito ad alcuni critici che definiscono le Sue interpretazioni “fredde”, cosa risponde?
Veramente non li ho mai presi in considerazione.
L’interpretazione di Elisabetta I, al confronto con le altre due regine donizettiane?
Sono personaggi totalmente diversi. Lo sono state nella realtà e quindi anche dal punto di vista musicale ed interpretativo sono diverse.
Ha qualche preferenza fra le tre?
Fra le tre, oggi, preferisco Elisabetta, diciamo che è quella più interessante, meglio definita da un punto di vista melodrammatico. Quella che amo meno è Bolena. Stuarda è un ruolo che ho sempre amato molto e, assieme con Elisabetta, sono le due regine che mi piacciono di più.
Ultimamente si dedica all’insegnamento del canto. Qual è la prima cosa che insegna agli allievi?
È difficile … non insegno molto spesso, anzi poco direi, e poi gli allievi sono diversi l’uno dall’altro. Quindi non si può essere un’insegnante uguale con tutti, è una cosa delicata, non c’è una regola fissa.
Un consiglio da dare ai giovani cantanti?
Quello che da sempre ho dato anche a me stessa: l’attenzione nella scelta del repertorio.
Questo dipende solo dai giovani cantanti o anche da chi li segue?
Entrambi. Anche se la scelta è sempre personale.
Sicuramente è importante così com’è quella del regista. Quella del Direttore è importantissima specie in questo repertorio che è molto difficile e troppo spesso sottovalutato. A volte è considerato repertorio facile, quando invece non lo è assolutamente dal punto di vista strumentale.
Ama l’opera tradizionale o quella in ambientazione moderna?
Non ho preferenze, l’importante che non si racconti un’altra storia, che non si stravolgano la trama e le intenzioni dell’autore.
Se potesse ritornare indietro nel tempo, cosa rifarebbe e cosa no?
Non rifare qualcosa è difficile da dire, sono scelte che ho fatto non a caso, quindi direi che non ci sono cose che non rifarei, compresi gli sbagli perché anche quelli insegnano sempre qualcosa.
Cosa ci può raccontare di quest’ultima esperienza di Mosca del Devereux in forma di concerto?
È stata bellissima, anche lì c’è un pubblico meraviglioso, caloroso, e credo che quest’opera non l’avessero neanche mai sentita. È stata una esperienza veramente entusiasmante, avevo accanto dei partners ottimi con voci molto interessanti.
È un buon rapporto direi, anche lui sta facendo i primi passi nel bel canto, perché oltre ad essere direttore d’orchestra è anche compositore e ha frequentato molto il repertorio del ‘900. Ma quello che sta facendo in questo repertorio direi che lo fa molto bene.
In questi ultimi anni ha deciso di debuttare in Norma. Cosa ci dice in merito?
Parlare di Norma è superfluo. È un ruolo che ho aspettato un po’ ad accettare … ma che mi piace moltissimo cantare, dal debutto in poi, prima lo dovevo scoprire.
C’è sempre un tempo per tutto?
Secondo me sì. Anche dal punto di vista interpretativo direi.
Qualcosa da dire attraverso noi ai suoi fans?
Un caro saluto a tutti!!! (ride)