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INNOCENTI EVASIONI ©. Racconto di Bruno Pegoretti

Nora ed io: pazzi l’una dell’altro.
Erano trascorsi appena tre mesi da quando amici comuni ci presentarono una sera, in una pizzeria del centro.
Fu un dipanarsi magico, come in quei film zuccherosi che di solito non ci piacciono, quando due s’incontrano, incrociano gli sguardi e cominciano a parlare, rompendo il ghiaccio con domande stupide tipo “tu che fai di bello?” o “simpatica la tua camicetta a fiori” e continuano a parlarsi addosso, a parlare, a parlare e ridere forte, in un gesticolare appassionato e scomposto, intrappolati nello sbrodolio logorroico dell’amore a primissima vista, mentre le loro prosciutto e funghi (sintonia perfetta anche nella scelta della pizza), si raffreddano irrimediabilmente. Incuranti del brulicare del mondo che ruota loro accanto, continuano a discutere di vita, amore, morte e di altre sfiziose amenità. Solo il cameriere li distrae, giusto per domandare, interrogativo, nel vedere i piatti ancora pieni “tutto bene, signori?” Con un gesto del capo lui accenna di sì e continua il suo bla-bla, e lei gli sta dietro, occhi negli occhi, e ridono insieme, di certo sovrattono.
Da quella sera galeotta non abbiamo ancora smesso con le chiacchiere e le risate, se non per rotolarci nel letto, ogni notte, complici dei cento giochetti erotici che non svelerò.
Nora ed io, pazzi l’una dell’altro, dicevo.
Come fummo pazzi, quella sera, a casa mia, dopo aver lasciato a metà un intruglio cinese take-away, fortunatamente innaffiato abbondantemente con un malandrino pinot grigio.
Fu allora che corsi in camera, presi il grande abat-jour a forma di mappamondo, vecchio degli anni ’70, di quelli che s’illuminano all’interno, (un regalo d’infanzia al quale sono molto legato), e tornai in cucina.
“Amore, facciamo un viaggio, il nostro primo viaggio…

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