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Il presepe

Il Natale è un momento magico fatto di armonia, speranze e sogni. Un momento fatato, si potrebbe definire, che un po’ in varie parti del mondo riesce a portare con sé quell’atmosfera carica di piacevole altruismo e condivisione. Al centro, molte sono le caratteristiche che personalizzano questo momento dell’anno, e se da una parte vi è l’immancabile abete addobbato, dall’altra vi è l’anziano signore della Lapponia, Babbo Natale per intenderci, con i suoi regali. Ma il Natale è principalmente altro. È uno dei momenti più importanti della chiesa cattolica di Roma nel quale si celebra la nascita di nostro Signore Gesù Cristo. Il Natale è il punto zero dei calendari, l’avanti e dopo Cristo. È la rappresentazione della discesa di Dio sulla terra; è la raffigurazione della famiglia e del suo valore.

Di tutto questo, il tempo e la storia ci hanno lasciato uno dei simboli più significativi del Natale: il Presepio. Molte sono le sue varietà e le sue forme che lo vedono protagonista in ogni angolo d’Italia. Dai presepi presenti nelle case, a quelli nelle chiese, quelli pubblici all’aperto per non parlare di quelli viventi, nei quali interi paesi si muovono per comporre la magia della natività.

A prescindere dalle credenze, che attribuiscono spesso al Santo di Assisi, San Francesco, la nascita del presepio, le sue radici sembrano essere molto più profonde. L’interpretazione dell’evangelista Luca, narratore della natività, la troviamo già presente in alcune catacombe romane del III secolo; per la precisione quelle di Pietro, Marcellino e Domitilla, una prima rappresentazione dove addirittura compaiono i magi.

Una sorta di embrione del presepe può essere individuata anche nelle “tettoie” di legno rette da tronchi d’albero che già Papa Liberio (352 – 355) fece erigere a Roma nella Basilica detta appunto “S. Maria ad praesepe” e che oggi è nota come Santa Maria Maggiore. Successivamente, nel 432, Papa Sisto III fece realizzare la “grotta della Natività”, simile a quella di Betlemme. Era proprio in questa basilica che si conservavano già da tempo i frammenti della Sacra Culla, oggi deposti nella teca della Confessione, e quindi luogo ben predisposto per la rappresentazione della natività.

Molte sono poi le varie raffigurazioni e mutamenti che la natività subì nella storia fino ad arrivare a San Francesco, cui va, sicuramente, il merito di avere trovato la miglior interpretazione, viva ancora oggi. Correva l’anno1223 e la notte di Natale in un paesino chiamato Greccio; San Francesco volle far rivivere uno scenario naturale della nascita di Gesù: Dio scende sulla terra e diventa uomo. Un evento al quale tutti dovevano prendere parte, ma che avrebbe dovuto mantenere intatte le caratteristiche di un Dio sceso tra gli uomini ma nato in povertà. Un messaggio forte, vivo e vero, che il Santo voleva consegnare alla storia come traccia indelebile di questo giorno.

La prima natività di Betlemme, vivente, vide la partecipazione di contadini, pastori, frati e nobili. Fu un momento unico e magico che Giotto stesso pensò bene di rappresentare magistralmente nella Basilica Superiore di Assisi. La rappresentazione di Giotto fu la prima raffigurazione pittorica completa di come oggi intendiamo il presepio.

E se San Francesco lo ideò vivente, Giotto lo dipinse, Arnolfo di Cambio pensò bene di scoprirlo nel legno nel 1288. Ad Arnolfo il merito di avere creato, quindi, il primo presepio inanimato. E fu grazie a questi passaggi, compiuti da geni e Santi, che oggi possiamo ammirare il presepe nelle sue varie forme. Furono molti, però, gli artisti che dal XIV secolo interpretarono e raffigurarono la natività con committenti in tutta Europa. Vale la pena ricordare Filippo Lippi, Piero della Francesca, Il Perugino, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e tanti altri.

Al toscano Arnolfo non va dimenticato, però, un altro merito importante: fu grazie ala sua idea e al suo modello che in Toscana nacque una vivace e curiosa industria artistica di statuette. Infatti, l’architetto Fiorentino, scolpì otto statuette raffiguranti i personaggi della Natività con i Re Magi. L’opera fu commissionata da Niccolo IV, Papa francescano, che in occasione dei restauri dell’antica Basilica di Santa Maria Maggiore volle far realizzare, un presepe, in ricordo di quello che San Francesco realizzò a Greccio. Fu da qui che in Toscana iniziarono le prime esperienze artistiche del Presepio, dove artisti modellavano statue di legno o terracotta che sistemate davanti a un fondale pitturato ricreavano la scena della Natività.

Fu invece Carlo III di Borbone che, appassionatosi a questa tradizionale arte, importò nella città partenopea la cultura del presepio. Napoli fu centro importante e vitale, ancora oggi testimoniato, di quest’antica tradizione. Nel ‘600 e ‘700 gli artisti napoletani diedero alla sacra rappresentazione un’impronta naturalistica, inserendo la Natività nel paesaggio campano, ricostruito in scorci di vita che vedevano personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate. Oggi questa magia e quest’antica tradizione religiosa, prima, ma anche cultura e artistica, continua a rallegrare il periodo natalizio. Una tradizione che, per un caso o per un altro, nasconde, dietro la sua storia, artisti e geni tutti italiani.

 

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