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IL PRESEPE NAPOLETANO DIVENTI FINALMENTE PATRIMONIO DELL’UNESCO

La storia del presepe ha radici lontane, inizia con San Francesco che nel 1223 realizzò la prima rappresentazione a Greccio, un borgo vicino Rieti. Si narra che durante la messa del 24 dicembre di quell’anno “sarebbe apparso nella mangiatoia un bambino che il Santo avrebbe preso tra le braccia”. Giotto, nel 1295, rappresenta la scena nella Basilica superiore di Assisi. Nel Settecento fu re Carlo III di Borbone a incentivare a Napoli l’arte presepiale e la regina Maria Amalia insieme alle principesse e alle dame di corte confezionarono con le pregiate sete della fabbrica di San Leucio – e con sorprendente abilità – gli abiti dei pastori che si possono ammirare nella Reggia di Caserta. Da allora allestire il presepe divenne a Napoli una consuetudine e fu anche motivo d’ispirazione per importanti scultori come Giuseppe Sammartino, autore dello straordinario Cristo Velato. Negli anni il presepe si è arricchito con gli elementi di vita quotidiana fino ad arrivare, dagli anni ’40 in poi, all’inserimento di statuine riproducenti personaggi tipici di varie nazioni e mestieri: il monaco francescano, il cacciatore, il pizzaiolo, la ragazza africana con cesti di frutta esotica o con anfore per l’acqua, dei giovani di colore che reggono caschi di banane, cinesi con il caratteristico vestito hanfu o cheongsam, indiani con arco e frecce fino ad arrivare ai giorni nostri con Totò, Eduardo, Maradona, Papa Giovanni Paolo II, Papa Bergoglio e altri rilevanti personaggi pubblici dell’intero continente. Una miscellanea di elementi che pur non avendo alcun riferimento storico con il territorio e con il periodo dell’Avvento, arricchiscono il messaggio di pace che vuole portare in ogni casa quella magica atmosfera che il nostro presepe, nella sua disarmante semplicità, riesce a creare. Ecco perché, secondo me, a parte i valori artistici più o meno rilevanti dei manufatti, il nostro presepe merita finalmente di diventare Patrimonio dell’Unesco perché oltre che a rappresentare il nostro credo religioso, oggi più che mai, è il più coinvolgente esempio di integrazione esistente al mondo!

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