Recensione di Federico Scatamburlo.
È andata in scena ieri sera, 25 febbraio 2016, l’opera di G. Verdi I Due Foscari, per la prima volta quest’anno alla Scala di Milano, riservando puntualmente un contraddittorio epilogo di critiche nei riguardi dei cantanti protagonisti. A prescindere dal “gusto” personale, che, come potrebbe essere nell’ambito della moda può far piacere o meno la collezione di uno stilista, è doveroso quanto meno tentare di esprimere un’opinione il meno possibile contaminata dalle preferenze personali, e soprattutto che tenga conto del contesto e della situazione generale.
Nella fattispecie, un inarrestabile e quanto mai instancabile Placido Domingo nei panni di Francesco Foscari, il Doge, rivela tutta la passione per l’opera lirica interpretando un ruolo da baritono, non facile per la verità, e che non appartiene per natura alle sue corde vocali, ma che ha saputo, grazie alla sua esperienza e complice la maturità vocale, sostenere egregiamente per l’intera opera.
È un “Leone” per natura, Domingo, che in questo ruolo ha incarnato quello che è il simbolo della città dei Dogi, complice una minimale ma quanto mai azzeccata scenografia curata da Alvis Hermanis, che per coglierne le sottigliezze si è anche recato nella città lagunare, per respirare quell’aria che poi ha trasportato in scena, tramite una magnifica regia.
Tra i protagonisti spicca anche uno scintillante Francesco Meli nei panni di Jacopo Foscari, figlio del Doge, che, con la sua brillante voce tenorile, ma senza mai abbandonarsi a facili portamenti vocali, risulta per timbro, tecnica ed interpretazione, uno dei tenori italiani di cui andar fieri nel panorama internazionale.
Molto controversa dai più invece il giovane soprano Anna Pirozzi, la quale, al suo debutto milanese, è stata addirittura contestata dal loggione del teatro.
Questo sembra, allo scrivente, un po’ eccessivo, in quanto il ruolo di Lucrezia ne I Due Foscari, è arduo e tortuoso, necessita di agilità vocale ma allo stesso tempo di colore e voce di petto, una miscellanea non facile per l’interprete che deve continuamente adattarsi a tempi, ritmi e fraseggi diversi anche in una stessa aria dell’opera.
Non dimentichiamo che Anna fu la sostituta in Nabucco a Salisburgo, diretta da R. Muti, quindi così sprovveduta non ci sembra, ma sicuramente una personalità che tra qualche anno troverà il suo posto nel panorama artistico internazionale e con il dovuto successo.
In questo caso in cui è stato inserito un nuovo giovane artista nel cast del cartellone di un così importante teatro come quello della Scala, è singolare che questo talento, chiaramente ancora in fase di sviluppo, non venga apprezzato, quando è d’uopo lamentarsi che per le giovani leve non c’è spazio per le opportunità.
Come spesso accade, gli “affezionati” dei loggioni contestano a gran voce la scelta del cast effettuata dalla direzione artistica teatrale, come in questo caso, ma molti di loro sono sicuramente legati a “vecchi” modi di cantare e “vecchie” voci che oggi non esistono più. Per questo motivo dovrebbero invece incoraggiare i giovani che calcano per la prima volta la scena di uno dei teatri più importanti al mondo, anziché smorzare così un sicuro talento italiano, anche se non ancora perfetto.
È vero che la voce della Pirozzi in alcuni momenti risultava un po’ spigolosa, poco rotonda, ma ha avuto anche dei bellissimi momenti con una interpretazione perfetta, specie nella scena più intensa dell’opera Verdiana, il terzetto con il Doge e Jacopo
Discutibili anche i fischi a Michele Mariotti, uno tra i pochi direttori d’orchestra italiani che si distinguono per precisione e piglio sicuro; l’orchestra della Scala ha risposto ad ogni suo gesto in maniera impeccabile, felice di ciò che stava suonando.
Anche il M° Casoni, direttore del coro della Scala, è stato destinatario di alcuni fischi, ma la sensazione è stata che non fossero in effetti a lui indirizzati: il coro ha reso vive tutte le scene in cui era protagonista insieme ai personaggi principali, forse qualche piccola sbavatura di tempo, ma sono dettagli “umani” che non possono essere presi in considerazione nell’interezza di uno spettacolo qual’è l’opera.
Per concludere, non possiamo far altro che constatare che il pubblico che ha avuto il piacere di assistere a I Due Foscari di G.Verdi dal vivo in teatro, e in diretta nei canali streaming televisivi d’oltralpe, è rimasto ancora una volta piacevolmente meravigliato del grande spettacolo che lo staff della “nostra” Scala è riuscito ad allestire.
Photo by Brescia/Amisano – Teatro alla Scala
Giuseppe Verdi – I DUE FOSCARI
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia
Nuova produzione Teatro alla Scala
Libretto di F.M. Piave
Direttore | Michele Mariotti |
Regia e scene | Alvis Hermanis |
Costumi | Kristīne Jurjāne |
Luci | Gleb Filshtinsky |
Coreografia | Alla Sigalova |
Video | Ineta Sipunova |
Drammaturgo | Olivier Lexa |
CAST |
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Francesco Foscari | Plácido Domingo (25 feb.; 1, 4, 9, 12 mar.) |
Luca Salsi (15, 18, 22, 25 mar.) | |
Jacopo Foscari | Francesco Meli |
Lucrezia Contarini | Anna Pirozzi |
Jacopo Loredano | Andrea Concetti |
Barbarigo | Edoardo Milletti |
Pisana | Chiara Isotton |
Fante | Azer Rza-Zade* |
Servo | Till Von Orlowsky* |
* allievi della scuola di canto della Scala di Milano