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The Highest Cost

The Highest Cost è un documentario intrepido e perspicace. E diciamolo chiaramente: progetti come questi sono manna dal cielo per un cinema in distribuzione in profonda crisi di idee!

Il lavoro di Matteo Brunetta si poggia su una ricerca raffinata ed avvincente, una ricerca americana, nello specifico newyorkese. Il giovane italiano mostra al suo pubblico un’altra faccia di New York, dell’America post 11 settembre. Niente di banale, niente di visto e rivisto. E ad essere sinceri non vi è nemmeno una panoramica su Ground Zero.

Brunetta racconta le sorti di John e Jeff, due soccorritori che, come tanti, stanno portando sulla pelle ancora oggi, dopo dodici anni, la profonda cicatrice di quel terribile 11 settembre. Durante la loro ardita fatica di First Responders, i due hanno contratto il cancro a causa dell’elevata (ed accertata) presenza di sostanze tossiche nelle macerie del World Trade Center. La chiave di volta del documentario è che questi due uomini, così come molti altri coraggiosi soccorritori, stanno continuando a lottare contro il proprio male senza l’appoggio di chi avrebbe l’obbligo di assisterli ad oltranza, senza l’aiuto di un governo che, intrappolato negli ingranaggi della burocrazia, resta tutt’oggi incapace di concedere un piano sanitario adeguato per chi ha realmente dato la vita per la propria gente.

The Highest Cost non mira al dramma, alla lacrima, alla sofferenza. The Highest Cost mira al fatto con intelligenza. Quella che alla fine dei 23 minuti lascia riflettere il pubblico e pone sani interrogativi. Un documentario da vedere, da sentire, da capire. Un occhio straniero su un paradosso a stelle e strisce.

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