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Grande debutto al teatro Carlo Felice di Genova per Desirée Rancatore in “Norma”

Recensione di Federico Scatamburlo

Stupisce ancora una volta il soprano Desirée Rancatore che ha impersonato, per la prima volta nella sua carriera, la protagonista di questa geniale e intramontabile opera di Vincenzo Bellini, Norma, in uno dei più rinomati teatri italiani, il Carlo Felice di Genova.
Tante erano state le polemiche e i dubbi di alcuni, per la presunta azzardata scelta da parte di un soprano che per doti naturali nasce di coloratura, nell’affrontare un ruolo così impegnativo a soli quarant’anni.
Ma, noi lo sappiamo bene, Desirée ama le sfide e quando lo ritiene non si ferma davanti a niente e nessuno, e naturalmente è brillantemente riuscita nel suo scopo. L’intento belcantistico che ha usato per questa parte l’ha resa unica nel suo genere, con buona pace di coloro che pretendono interpretazioni sempre uguali, sempre legate ad artisti del passato, Callas compresa.

Esecuzione unica e originale, ma di grande caratura: una Norma come non l’avevamo mai vista, nuova ma perfetta nel suo genere, un’interpretazione emozionante fino alle lacrime. Precisa, controllata, ma con uno squisito gusto drammaturgico, con fiati lunghi e filati dolcissimamente incisivi, puliti e brillanti come diamanti, insieme a sovracuti densi di energia che hanno scosso anche i melomani più accaniti.

Di gran pregio il legame narrativo con l’amica ma involontaria rivale, Adalgisa, che in questo cast è Valentina Boi, la quale pur essendo ella stessa soprano, supporta squisitamente il ruolo che tipicamente è eseguito da un mezzosoprano. Ne è conseguito che i duetti tra le due hanno riscosso un prevedibile successo da parte del pubblico, specialmente dopo alcuni momenti in cui le due voci sembravano fuse in una sola. Unica pecca per Valentina qualche sovracuto un po’ stridulo, ma sui quali si può ben soprassedere tenendo conto che anche per lei è stato un debutto, e che precedentemente era stata impegnata nelle sonorità veriste di Mascagni. Brava.

Desirée Rancatore e Valentina Boi

Ma c’è sempre un oggetto del contendere, e chi poteva essere se non un uomo amato da entrambe? Pollione, proconsole Romano che ha dato due figli a Norma, ma innamorato di Adalgisa, è Roberto Iuliano. Di certo potevamo immaginare che non potesse competere con la presenza fisica e vocale del collega del primo cast, ma la sua performance è stata decisamente sottotono, con evidente disagio in scena: sicuramente l’emozione del debutto o forse una certa indisposizione lo hanno penalizzato. È tuttavia piaciuto nel complesso e il pubblico l’ha calorosamente applaudito e così dicasi anche il padre di Norma, Oroveso, i cui panni sono stati indossati da Mihailo Šljivić.

Bene il resto del cast: degni comprimari Elena Traversi (Clotilde) e Federica Parolini (Flavio).

Roberto Iuliano

 

Regia ineccepibile da parte dei registi dei Teatrialchemici, Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi: la narrazione visiva è fluida, ben collocata anche se senza tempo, aiutata dai bellissimi costumi di Daniela Cernigliaro, dalle scene di Federica Parolini e dalle luci di Luigi Biondi,  dove nessun elemento che ci si aspetta è mancante o fuori posto. Anzi, l’allegoria dei grovigli di fili presenti ovunque, fa chiaramente immaginare gli intrecci delle vicissitudini dei personaggi, tra i quali Norma ne è il filo conduttore nonché tessitrice principale e dominante.

Gli artisti del coro, diretto da Franco Sebastiani, sottolineano con grazia e bellissimi insiemi il dipanarsi della storia, pur con qualche attacco incerto, e sono anche scenicamente molto ben presenti. Bellissima la scena settima del secondo atto, che sfocia con la famosa parte corale “Guerra, guerra”.

A tirare le fila (per l’appunto) di tutto ciò, un orchestra del teatro Carlo Felice in splendida forma, con la smagliante direzione di Andrea Battistoni. Ritmi serrati e coinvolgenti caratterizzano l’esecuzione e pur rispettando fedelmente la partitura le conferiscono un carattere pepato ma con bellissimo gusto nei fraseggi, che comunque non sovrastano mai le voci ma le accompagnano perfettamente.

Pubblico in piedi e otto minuti di applausi: la commozione di Desirée e il nobile gesto del Maestro Battistoni che la spinge nuovamente sola a riscuotere il suo meritato tributo, hanno decretato il pieno successo di questa messa in scena.

Allestimento Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Arena Sferisterio Macerata.

© Foto Marcello Orselli

La recensione si riferisce allo spettacolo del 27 gennaio 2018.

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