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Gianluca Paganelli, la voce incantata

A sei anni, c’è chi fa nuoto,  chi gioca a calcio, chi gioca alla playstation, magari Gianluca Paganelli faceva anche questo, intanto però canta nel coro delle voci bianche della Rai diretto dalla Maestra Renata Cortiglioni.
È influenzato in questa scelta dall’amorevole zio, il baritono Lodovico Malavasi, alle meraviglie della lirica.
Un’altra  curiosità forse difficilmente verificabile visti i tempi e le distanze è davvero singolare: un suo avo Giuseppe Paganelli originario di Forlì, vissuto in Argentina aveva interpretato l’Opera sacra  “Cecilia” di Licinio Goffredo Clinio Elpidio Refice, che Gianluca interpreta con eguale passione.
Collabora con musicisti come Nino Rota, Ennio Morricone, Sergio Endrigo.
A 15 anni  canta con il gruppo di Niccolò Fabi, e questa esperienza lo faciliterà in quella che oggi si considera una bella soglia musicale : il Crossover, generi musicali differenti che generano duetti, o semplicemente permettono ad un cantante lirico di interpretare quella che comunemente in gergo è più o meno musica leggera.
Anche se ci sono capolavori che definire canzonette è estremamente riduttiva anzi , solo a pensarlo si va all’inferno!

Gianluca però sceglie l’opera, e debutta  nel 2003  a Roma, nel ruolo del  perfido Duca di Mantova, opera del genio verdiano Rigoletto. È protagonista di  La Traviata, nel ruolo di Alfredo,  Don Pasquale, opera buffa di Donizetti nel ruolo di Ernesto, e ancora è Rodolfo nella Bohème di Puccini, Mario Cavaradossi ne La Tosca di Puccini, e Don Josè nella Carmen di Bizet, Zeffirelli lo dirige in Bohème ruolo che reinterpreterà questo aprile prossimo in Scozia. Lavora con Direttori d’Orchestra del calibro di Zubin Mehta, Myung-Whun Chung, Daniel Oren. Ha il plauso della celebre soprano Renata Scotto, ha un piccolo ruolo nel film “Mio fratello è figlio unico”, capolavoro generazionale del regista Daniele Luchetti, partecipa a musical famosissimi come Phantom of the Opera di Andrew Lloyd Webber e My Fair Lady di Alan Jay Lerner.
Nel 2010 incide il disco Tango, dove interpreta i maggiori successi in ben tre lingue: La Cumparsita ad esempio in spagnolo, Tango delle rose in italiano, Jealousy in inglese, sono alcuni esempi di un cd estremamente gradevole da ascoltare.
L’Inghilterra sembra apprezzare questo multiforme e generoso ingegno, infatti è invitato a  Wenstmister a presentare il suo cd “Tango” ed a parlare nella “Camera dei Comuni” per il giorno dedicato alla famiglia, sottolineando l’importanza ed il valore terapeutico di questo stile di danza.
Sempre in Inghilterra è in tour nei teatri più famosi come Special Guest nel 2011, insieme al gruppo “The Soldiers” e nel 2012 insieme ad Hayley Westerna per il tour “Paradiso” dedicato ai più grandi successi del Maestro Ennio Morricone .
Sempre a Roma, studia  teatro nella scuola del maestro Garinei ed a Londra frequenta  il Masterclass al Guildhall School of Music and Drama.
E’ stato  docente di tecnica vocale Master Class sulla tecnica di canto italiana in numerose scuole inglesi ed ultimamente è stato invitato da docenti del Guildhall school of Music and Drama di Londra e del conservatorio di Bristol.
Pensate che basti? Vi illudete Gianluca partecipa e vince  due concorsi televisivi in RAI, quali: “Mettiamoci all’Opera” e i “Raccomandati” edizione 2010.
Attualmente  collabora col grande cantautore Franco Simone ed il vincitore con il gruppo Aram Quartet della prima edizione di  X Factor,  Michele Cortese.
Insieme  per un progetto  ambizioso e decisamente straordinario  che ho avuto il piacere di vedere in anteprima nell’ambito di eventi collaterali del Festival di Roma 2013 lo:  Stabat Mater,  opera rock composta da Franco Simone su parole di Jacopone da Todi, un’opera interessante in latino, emozionante, coinvolgente.

Chi è questo giovane  tenore che tanta passione, determinazione e disciplina rendono poliedrico e carismatico?
Cerchiamo di conoscerlo meglio ponendogli alcune domande:

D:  Gianluca che bambino eri? Introverso, espansivo? Che ricordi hai  di questo periodo?, ti sono mai pesate le lezioni?
R)
: Ero un bambino sempre allegro e sorridente, che amava la musica già da allora, e vedeva il canto come motivo di gioco, data la tenera eta! Purtroppo  oggi si sta snaturando questo aspetto ludico della fanciullezza con programmi televisivi che sono alla ricerca del fenomeno da baraccone.
Mi ricordo un film di Alberto Sordi “ Bravissimo” :  un bambino strepitoso che cantava da baritono , vigliaccamente incoraggiato nella competizioni canora da un impresario senza scrupoli.
L’arrivismo tra i giovane che si stanno affacciando al futuro è davvero mostruoso e deleterio, rispecchia una cultura diseducativa e insalubre molto in voga  nel nostro attuale periodo storico
.

D: Hai incontrato personaggi di fama mondiale,Che ricordo hai  di questi personaggi, hai un aneddoto da raccontarci che ti è rimasto impresso?
R) :
Durante il Festival per l’anno Verdiano nel 2000 a Parma (ero nel coro giovanile dell’Accademia di Santa Cecilia), ricordo Il grande Ruggero Raimondi prima del concerto, che chiedeva consiglio sulla tecnica respiratoria al mitico tenore  Placido Domingo, questo dimostra che l’atteggiamento di umiltà e di apertura sia alla base di chi vuole apprendere e migliorare sempre di più ed andare avanti nella vita.

D: Studiare da tenore è stato difficile per te, i vocalizzi, i trucchi per sviluppare l’estensione vocale, per usare e rafforzare il diaframma?
R):  Si, devo dire che è stato molto duro e lungo il processo,  cantare è una disciplina musicale dove non si ha la possibilità di vedere ma solo di percepire qualcosa di intangibile come lo strumento vocale, mentre si può valutare l’archetto e la giusta inclinazione sulle corde del violino, viceversa non è possibile valutare e osservare i movimenti interni al corpo che si inseriscono nel canto.

D: Tutti i tuoi sacrifici ti hanno portato anche fama e onori, torneresti indietro se ci fosse una sliding door? E cosa avresti fatto?
R) : Sarei diventato psicologo o  filosofo…amo approfondire la ricerca dell’animo umano.

D: Cercando su internet ho letto che sei tenore, che hai posato per fotoromanzi di Grand Hotel, e che sei modello , voci di corridoio o intemperanze giovanili?
R:
Avevo un agente di spettacolo allora, mostrò le mie foto e qualcuno mi chiese se ero disposto a fare fotoromanzi, posare o recitare, io accettai anche un po’ per scherzo e devo dire che l’ho trovato molto divertente, specialmente girare un video musicali come modello attore, per esempio quello che mi vedeva protagonista insieme alla pop star russa Angelica Varun.

D: Gli esami non finiscono mai dice De Filippo, cosa provi prima di entrare in scena, hai mai sbagliato?
R):  Prima di entrare in scena mi preparo psicologicamente e scaldo la voce, la tensione emotiva è sempre presente, ed io uso le tecniche di training autogeno per vincerla, per quanto riguarda gli errori, naturalmente si fanno, per fortuna siamo esseri umani, e mi è capitato come a tutti del resto, ricordo ero stato chiamato per un concerto su di una grande nave da crociera, avevo dormito poco e la voce era stanca, mi accingevo a cantare ma la voce era sparita
.

D: Di tutti i tenori ora in circolazione c’è uno in particolare che stimi molto?
R): Mi piace molto Roberto Alagna, voce italiana di tenore lirico, che sa destreggiarsi molto bene passando dal repertorio lirico o lirico leggero, come in Nemorino dell’Elisir d’amore di Donizzetti ad uno più drammatico quale invece è don Josè nella Carmen di Bizet.

D: dei tenori di un tempo tipo Corelli, Schipa, Caruso, Pavarotti e tanti altri, anche viventi, quale ti ha ispirato di più?
R): Indubbiamente Luciano Pavarotti, lui rimarrà sempre la stella polare che illumina il cammino ed un modello da seguire sempre per tutti i cantanti lirici.

D: come definiresti in modo  strettamente tecnico il tuo timbro di voce?
R: Io sono un tenore lirico dalla vocalità italiana.

(NdR)Si dimentica intanto che le due grandi scuole vocali, prima che si formasse quella tedesca, furono quella italiana e quella francese, ciascuna delle quali aveva caratteristiche legate alla propria cultura e alla propria lingua. Nell’italiano abbiamo un’articolazione in frasi principali e secondarie, con un accento principale che, di solito, cade sulla penultima sillaba della frase mentre quelli secondari lo precedono con una intensità molto variabile. Il periodo ha quindi una dinamica assai varia e un andamento morbidamente ondulato. Il francese, viceversa, non distingue fra accenti principali e accenti secondari. Nella lingua tedesca, come in quella italiana, si hanno accenti principali e secondari. Il merito del recupero della vocalità italiana antica compete certamente agli inglesi. Bruno Baudissone

Ringraziamo il Maestro Paganelli, per la disponibilità, la sincerità e il tempo dedicato ai lettori dell’Idea Magazine, nella speranza di vederlo Live a NY a cantare per tutti noi, e incantarci con la sua voce.

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