di Salvatore Margarone
L’importanza che ancora oggi detiene, ma che forse poco è valorizzata, risiede nella grande e vasta quantità di liriche per canto e pianoforte che ci ha lasciato, ma non solo, anche per la sua grande competenza come docente di canto. Il periodo in cui compose liriche famosissime come “A Vucchella” o “Malìa”, solo per citarne alcune, è la fine dell’ottocento italiano, anni in cui una forma musicale tutta “italiana” cominciò ad imporsi nei salotti aristocratici. Proprio dai luoghi di ritrovo ove queste vennero eseguite prese poi il nome formale di “Romanza da Salotto Italiana”.
Tosti scrisse oltre 350 melodie, i cui testi poetici erano di Hugo, Negri, Di Giacomo, D’Annunzio, solo per citarne alcuni. Per Tosti fu proprio la collaborazione con quest’ultimo a far nascere liriche indimenticabili (circa 30) che lo avrebbero annoverato fra i più grandi compositori di romanze italiane. La stesura di questi brani si divide in due periodi: il primo dal 1880 al 1882, il secondo dal 1907 in poi.
Francesco Paolo Tosti nasce ad Ortona il 9 aprile 1846 dal commerciante di cereali Giuseppe e da Caterina Schiani. Ad Ortona apprende le prime nozioni di musica, ma in seguito, su suggerimento del suo maestro Gaetano Paolini, il padre Giuseppe Tosti presenta domanda al Regio Governo Borbonico perché Francesco Paolo venga ammesso all’“esperimento preventivo” presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e sia beneficiario di una borsa di studio. Il giovanissimo Francesco, nell’autunno 1858 inizia a frequentare il Conservatorio di Napoli nella classe di violino del maestro Pinto, contrappunto e armonia con Carlo Costa e composizione con Conti e Mercadante. Dopo i primissimi anni di studio fu nominato “maestrino”, studente che segue colleghi più giovani. Nel 1866 si diploma in violino – uno strumento che forse suonerà in futuro soltanto nelle serenate – e, con ogni probabilità molto a malincuore, torna ad Ortona.
Giunge quindi a Londra proprio alla vigilia di quel 1876 anno in cui la città diventerà capitale dell’impero britannico sotto la regina Vittoria, che regna dal 1837. In questi primi anni F.P. Tosti lavora senza sosta per guadagnarsi una stabile posizione anche in Inghilterra. Divide ancora la sua attività tra Roma e Londra: nel 1877 Verdi lo raccomanda come uno dei pochi maestri di canto italiani di valore al direttore d’orchestra tedesco Hiller, ma è su Londra che il musicista abruzzese punta le sue speranze. Dopo un paio di stagioni vissute nell’incertezza raggiunse finalmente il successo: in poco tempo molte porte si aprirono, la più importante delle quali certamente è quella di Buckingam Palace dove Tosti entrerà a braccetto di Edoardo, l’eterno principe di Galles che ha conosciuto in uno dei salotti londinesi e che, oltre all’ammirazione, gli ha immediatamente concesso la sua amicizia. Tosti diviene maestro di canto praticamente di tutti i figli di Vittoria; il duca e la duchessa di Connaught, figlio e nuora della regina, lo invitano come maestro di canto ed organizzatore delle “ducali” serate musicali, come presto farà tutta l’aristocrazia inglese.
Nel 1878 aveva iniziato a partecipare al progetto michettiano del Cenacolo di Francavilla. Nel 1879 pubblica i Canti popolari abruzzesi. Nel 1880 prende avvio la collaborazione artistica con Gabriele d’Annunzio, il cui primo frutto è Visione!… La posizione inglese di Tosti è ormai solidissima. Con la fama è giunto anche il denaro: l’editore londinese Chappell gli propone un favoloso contratto per almeno quattro romanze all’anno. Tosti decide di stabilirsi definitivamente a Londra e prende casa in Mortimer Street. Presto assurgerà ad una importanza cospicua nella vita musicale londinese come insegnante, compositore ed organizzatore musicale. È docente nelle massime istituzioni didattiche di Londra come la Royal Academy of Music e il Royal College of Music; le sue romanze e i suoi songs sono tutti celebrati successi; è l’organizzatore dei concerti e delle serate musicali della corte inglese.
Pur essendo l’Inghilterra ormai la sua nuova patria, Tosti non dimentica l’Italia e, specialmente, Roma, Napoli e l’Abruzzo. A Roma conserva una casa in via dei Prefetti dove soggiorna per lunghi periodi durante i quali è conteso nei celebri salotti dei Giustiniani, dei Barberini, dei Del Drago, dei Massimo, dei Borghese, dei Chigi. Ma non è solo per i pallori delle dame romane che Tosti torna: egli ha anche degli amici a Roma; sono quelli del “clan abruzzese”: il pittore Michetti, lo scultore Barbella, il giornalista Scarfoglio ai quali nel 1883 si aggiunge un irrequietissimo ventenne: Gabriele d’Annunzio, che immortalerà in molti articoli le serate musicali in casa di Tosti. Il gruppo d’estate lascia Roma e si trasferisce a Francavilla, dove, in un vecchio Convento, Michetti ha realizzato una comoda residenza estiva. Anche a Napoli Tosti va con frequenza: nel 1886 compone su testo di Salvatore di Giacomo Marechiare, uno dei suoi maggiori successi. Alla fine di marzo è a Francavilla per passare la Pasqua nel Convento di Michetti. Qui musica una poesia in dialetto abruzzese di Tommaso Bruni Si na scingiate ti putesse dà cui presto si attribuì il titolo purgato di La viuletta. La canzone rientra in modo perfetto in quel progetto per la creazione di una cultura contemporanea abruzzese che i frequentatori del Convento di Michetti si andavano proponendo. La viuletta venne eseguita il lunedì dopo Pasqua, il 1° aprile cioè, da un coro di popolane istruite e dirette dal giovane musicista abruzzese Vittorio Pepe. Il successo fu grande. Se ne occuparono importanti giornali come “La Tribuna” e “La Gazzetta Musicale di Milano”.
Nel 1890, nella villa di Ricordi a Cernobbio, Puccini legge a Tosti e Giulio Ricordi il primo libretto della Manon Lescaut: è uno dei primi incontri tra Tosti e Puccini, che saranno sempre legati da profonda amicizia. Ma proprio agli inizi degli anni Novanta rileviamo un progressivo diradarsi della presenza di Tosti in Italia, sicuramente a causa della sempre più significativa posizione che egli ha nella vita musicale e mondana inglese. Sono sempre più rari gli autografi delle sue romanze datati da Francavilla nelle consuete settimane a cavallo tra la fine dell’estate e gli inizi dell’autunno. Tra il 1890 e il 1891, la maggior parte delle nuove romanze sono datate Londra, Herne-Bay nel Kent o Folkestone, nota stazione di villeggiatura sulla costa sud-orientale d’Inghilterra, tutte tra settembre e ottobre, mesi in precedenza trascorsi tra Milano e Francavilla. Proseguono le collaborazioni con due editori inglesi: Chappell ed Enoch, che affiancano il costante impegno con Ricordi, contribuendo a consolidare il ruolo di Tosti come compositore. Egli divenne anche il punto di riferimento dei musicisti italiani di passaggio per Londra, come Puccini, Mascagni e Leoncavallo, e di molti musicisti inglesi.
Nel 1908 si celebra ad Ortona il 650° anniversario della traslazione delle ossa di San Tommaso Apostolo dall’isola di Chios. I festeggiamenti sono imponenti e alcuni amici di Tosti approfittando del suo soggiorno a Francavilla, organizzano un concerto di sue musiche. Il grande successo suggella l’atto di riconciliazione con i concittadini: è il 9 settembre. Il concerto fu diretto da Camillo De Nardis, il musicista abruzzese di grande notorietà a Napoli dove reggeva la cattedra di composizione nel Conservatorio S. Pietro a Majella, e che il giorno prima aveva diretto il suo oratorio I Turchi in Ortona composto per l’occasione. L’11 dicembre viene creato baronetto da Edoardo VII. Nel 1909 Tosti è festeggiato a Roma al Circolo Artistico da ammiratori e colleghi. Sono presenti, tra gli altri, Puccini, Mascagni, Sgambati.
Il 2 dicembre F.P. Tosti muore in un appartamento dell’Hotel Excelsior di Roma. E l’onorevole Masciantonio, deputato abruzzese, che si fa carico di divulgare la notizia. Subito Berthe Tosti riceve messaggi di cordoglio da d’Annunzio, da Giorgio e Maria, sovrani d’Inghilterra, dalla regina madre d’Inghilterra Alessandra, vedova di Edoardo VII, da Filippo Masci il filosofo, commissario del Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. Telegrafano inoltre Matilde Serao, i cantanti Enrico Caruso, Ferdinando De Lucia, Alessandro Bonci; i musicisti Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano, Francesco Cilea, Arrigo Boito. Pochi giorni dopo, benché in piena guerra, si svolgono funerali maestosi cui intervengono personalità della politica, della musica, dell’arte, della scienza, dell’aristocrazia romana: da Guglielmo Marconi al sindaco di Roma Nathan, dal basso Nazareno De Angelis al baritono Antonio Cotogni, le attrici Dina Galli e Adelaide Ristori, i poeti Trilussa e Pascarella, e poi rappresentanze d’Inghilterra, dell’Accademia di Santa Cecilia, la moglie di d’Annunzio Maria Hardouin di Galles, i deputati abruzzesi Masciantonio, Tedesco, Mezzanotte, rappresentanze ufficiali del Comune di Roma, di quello di Ortona, del Consiglio Provinciale di Chieti. Le spoglie vennero deposte al cimitero del Verano. Si disse temporaneamente a causa della guerra, per essere poi trasferite ad Ortona. La traslazione avvenne invece 44 anni dopo nel settembre 1960.
Fonte:- Istituto Nazionale Tostiano – Ortona (CH)
-“La Romanza da Salotto Italiana” di Salvatore Margarone e Stefania Pistone, ed. Casa Musicale Eco
Monza.