Notte e prime ore della mattina da incubo il 25 luglio in Sicilia, con cinque provincie colpite dagli incedi che, creati dal caldo e spinti dal vento, hanno danneggiato pesantemente il territorio. Le fiamme sono giunte fino all’aeroporto di Punta Raisi, costringendo alla chiusura dello scalo. Tanta paura anche a Milano dove nelle stesse ore un violento temporale si è abbattuto sulla città, con forte presenza di fulmini e potenti raffiche di vento. Sui social network gli utenti hanno condiviso video per mostrare la situazione drammatica e soprattutto il fragore causato da pioggia e grandine. Segnalati tetti danneggiati e alberi abbattuti ma soprattutto disagi alla viabilità. “Al momento, con una stima davvero provvisoria e certamente destinata a crescere, i danni causati dal maltempo in Lombardia negli ultimi giorni superano i 100 milioni di euro” ha detto l’assessore alla Sicurezza e Protezione civile della Regione Lombardia, Romano La Russa, in apertura dei lavori del Consiglio regionale. “Purtroppo – ha spiegato – in 24 ore abbiamo registrato anche due vittime. Una donna a Lissone e una ragazza in Valcamonica”. “Quello che accade da due settimane in Italia mostra le due facce di quella che si chiama ‘tropicalizzazione’”. Così il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri convocato il 26 luglio. “Il riproporsi di eventi calamitosi di una certa entità negli ultimi 10 anni impone al Governo una seria riflessione. La stessa presidente del Consiglio ha dichiarato che la messa in sicurezza del Paese dal punto di vista idrogeologico costituisce una priorità irrinunciabile” sottolinea Musumeci, che conclude: “La fase istruttoria per deliberare lo stato di emergenza sarà eseguita con estrema celerità ma occorre una corretta delimitazione delle aree interessate e una concreta quantificazione dei danni. La durata dello stato di emergenza è legata anche alla dimensione della calamità. Abbiamo previsto anche un anno ma in alcuni casi, come in Emilia Romagna, è stato un periodo breve, poco più di due mesi. Se alcune Regioni avranno la possibilità, perché alcune calamità sono ancora in corso, e penso a Sicilia e Calabria, e riusciranno a deliberare la richiesta dello stato di emergenza, potremmo già deliberare in una delle prossime sedute del governo. La fase istruttoria va seguita in maniera rigorosa ma senza tempi morti e con la massima attenzione”.
Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. E’ quanto stima la Coldiretti sugli effetti degli incendi divampati in Italia che hanno distrutto centinaia di ettari di alberi e macchia mediterranea, dalla Sicilia alla Calabria fino alla Puglia spinti dal caldo record. Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni favorendo l’innesco dei roghi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati. Nelle aree bruciate dagli incendi – sottolinea la Coldiretti – saranno impedite tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di appassionati ma viene anche a mancare un importante polmone verde. Ogni rogo – stima la Coldiretti – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo con alte temperature e siccità, a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è la disattenzione e l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. A favorire gli incendi è il fatto che 2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,43 gradi la media storica che lo classifica all’ottavo posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni.