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Federico II di Svevia. Stupor mundi.

Ho recensito lo splendido romanzo storico di Elizabeth Vallone, Barbarossa’s Princess, e devo confessare che Costanza d’Altavilla, la protagonista del romanzo, si è rivelata un personaggio all’avanguardia dei tempi in cui visse e mi ha affascinato. Un pò di ricerca mi ha portato in un mondo di meraviglie che non avrei mai immaginato. Suo figlio Costantino, ribattezzato poi dal padre, Enrico VI di Svevia, con i nomi Federico e Ruggero, si è dimostrato un uomo eccezionale sotto tutti gli aspetti, meritandosi dai contemporanei l’appellativo Stupor mundi (Stupore del Mondo). Federico II di Svevia fu incoronato Re di Sicilia, Duca di Puglia e Principe di Capua a soli quattro anni. Fu affidato quindi dalla madre morente alla tutela del Pontefice Innocenzo III. Fu questa una mossa politica singolare da parte di Costanza, che probabilmente gli salvò la vita.

Non sono però solo queste singolarità che rendono l’imperatore Federico II interessantissimo. Il fervore politico e l’arte bellica, le riforme apportate all’ordinamento giuridico del Regno di Sicilia, la passione per le scienze e la letteratura resero Federico un personaggio leggendario. L’erede degli Hohenstaufen e degli Altavilla fu, difatti, un uomo dall’insaziabile curiosità intellettuale che radunò attorno a sé le migliori menti dell’epoca. Suo consigliere fu il noto astrologo Guido Bonatti, ma egli si poté vantare anche dell’amicizia del matematico Leonardo Fibonacci. Alla sua corte trovarono protezione e condizioni favorevoli molti scienziati, ma anche artisti, poeti e letterati, e proprio grazie alla sua magnanimità fu possibile la nascita della Scuola Poetica Siciliana, alla quale si deve l’ideazione di una novità metrica, il sonetto, e nella quale molti poeti scrivevano utilizzando il volgare siculo-pugliese; ciò offrì l’occasione al volgare, che fino ad allora era usato solo in qualche canto plebeo, di diventare pregevole e di essere accettato nell’uso letterario. A lui stesso sono attribuite quattro canzoni. Cultore della letteratura araba, al punto di meritarsi il nomignolo di “sultano battezzato”, fece tradurre da quella lingua molti testi.

Oltre ai molteplici scienziati ed artisti, l’imperatore svevo, tollerante verso tutte le fedi, accolse alla sua corte ebrei, musulmani e persino eretici tedeschi e albigesi. Essendo questi ultimi perseguitati dal papato, Federico fu sospettato di eresia e ripetutamente scomunicato per questo ed altri oltraggi dai vari papi in carica nel corso della sua vita. Per questa sua propensione alla tolleranza ed il suo contrasto con i pontefici, Federico fu visto dai ghibellini come l’agognato Reparator Orbis, un sovrano illuminato che avrebbe riportato la Chiesa alla autenticità spirituale e si sarebbe disfatto della corruzione che era rampante tra i preti d’allora, mentre fu letteralmente visto come un Anticristo dai guelfi, che lo credevano ateo o perlomeno eretico. Alcuni lo credettero l’autore di un famoso e riprovevole trattato, De Tribus Impostoribus, che accusa i fondatori delle tre religioni, Mosè, Gesù e Maometto, di essere stati dei ciarlatani. Altra fondazione per la credenza guelfa che egli fosse un Anticristo fu la profezia di Gioacchino Da Fiore, basata probabilmente su una leggenda popolare, che l’unione di un monaco con una vecchia suora avrebbe dato vita all’Anticristo. Alla fantasia popolare bastò sapere che Enrico VI aveva esaminato in gioventù la possibilità di diventare frate e Costanza, pur non essendo diventata suora, era stata consacrata alla vita conventuale dallo zio Guglielmo il Buono ( richiamata alla vita secolare per sposarsi con Enrico VI di Svevia all’età di 32 anni) per far si che la profezia fosse compiuta.

Federico Hohenstaufen scrisse un trattato sull’arte della falconeria, il De Arte Vevandi Cum Avibus, che costituisce un passo fondamentale verso la scienza moderna, grazie all’uso delle sue osservazioni nel risolvere problemi legati all’allevamento, addestramento e caccia di questi uccelli. L’imperatore stabilì inoltre un giardino zoologico a Palermo, nel quale pose un grande numero di animali esotici, rendendolo famoso in breve tempo.

Nel 1224, questo magnifico regnante fondò a Napoli una Università, considerata la prima università laica in Europa di tipo statale, vale a dire non fondata da corporazioni o associazioni di intellettuali o di studenti, con agevolazioni finanziarie per i meno abbienti, apertamente in concorrenza con quella di Bologna.

Le peculiarità e innovazioni di questo imperatore chiaramente non si limitano agli eventi culturali, ma sono complesse e inclusive di ogni aspetto governativo. Nel 1231, difatti, emanò le Constitutiones Augustales, basate sul diritto romano e normanno. Queste legislazioni puntavano a ridurre i poteri e i vantaggi delle famiglie nobiliari e dei prelati nel Regno di Sicilia, riportando il controllo del governo all’imperatore, ottenendo un modello moderno di Stato, con una amministrazione accentrata e intenzionalmente uguagliante. Federico II, oltre a ciò, mise in atto svariati provvedimenti, nuovi oltre che insoliti per un monarca del Duecento, mirati a migliorare gli scambi commerciali e la sicurezza per i viaggiatori, permettendo così un rapido sviluppo economico nel suo regno. Egli intervenne nella florida comunità ebraica, portando sia una legittimazione delle loro attività sia una equanimità nei diritti e nei doveri mai esistita in precedenza. Il fondamentale monopolio ebraico delle seterie e tinture fu incorporato come monopolio industriale statale, offrendo agli artigiani la concessione di un “privilegio reale”, che a sua volta apportava un consistente importo di denaro all’erario. Combatté l’usura, stabilendo un tasso annuo massimo del dieci per cento per i prestiti di denaro, esclusività anche qui della comunità ebraica, ottenendo in questo modo una regolamentazione del sistema di prestito e la protezione degli ebrei dediti a questa occupazione.

I suoi funzionari governativi, che erano culturalmente molto più preparati dei loro precedenti, grazie anche alla novella Università di Napoli, erano obbligati al giuramento di operare con giustizia, a prescindere dalla condizione economica e sociale o dalla fede delle persone. La normativa promulgata da Federico per la sanità e l’igiene fu senza precedenti e fu usata come modello nei secoli che seguirono.

Fra i tanti soprannomi, Federico si meritò anche quello di Puer Apuliae (fanciullo di Puglia); questo perché il suo attaccamento a questa regione (Puglia e Basilicata di oggi) fu espresso in molte sue scelte. A Foggia, aveva fatto innalzare un magnifico Palatium e due importanti dimore. Aveva edificato castelli e palazzi imperiali in tutta la regione, da lui prediletta anche per le opportunità di esercitarvi l’arte venatoria. Nelle vicinanze di Andria si trova il palazzo più affascinante edificato dall’imperatore, Castel del Monte, proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Strutturalmente, il castello è una sintesi architettonica tra le correnti europee e quelle arabo-musulmane, esibendo caratteristiche modernizzanti, quali torri sporgenti, feritoie ed altri elementi preannuncianti il gotico, scelte probabilmente influenzate dalla presenza a corte dei monaci cistercensi.

Federico, che è citato ben cinque volte da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, morì a 55 anni dopo una serie di sfortunate battaglie, a causa di un attacco di dissenteria, nella sua amata Puglia. Si dice che l’astrologo di corte avesse predetto la sua morte sub flore. Credendo nella profezia, Federico aveva evitato di visitare Firenze e quando si rese conto che era stato portato nel borgo di Castel Fiorentino, si rassegnò alla morte, indossando il saio dei monaci cistercensi e dettando il suo testamento.

Federico volle che i suoi funerali si svolsero a Foggia e che la sua salma imbalsamata fosse tumulata a Palermo. Diverso anche nella morte, però, il cuore lo lasciò in Puglia, letteralmente, ed è custodito in un’urna esposta nel Duomo di Foggia.

 

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