Intervista di Tiziano Thomas Dossena
Enrico Mazzon, Maestro orafo ed artista, filosofo di vita e simpaticissimo personaggio della elite culturale newyorchese, ci ha incontrato nella Upper West Side per un’intervista esclusiva. La sua energia creativa la si sente a solo sentirlo parlare e la si puo` vedere nel suo sguardo che riflette il suo amore per la vita. Con un recente passato carico di successi sia come artista sia come orafo, con collaborazioni internazionali che lo hanno distinto per la sua profesionalita` ed originalita` (Premio Scanno, Premio di Golf femminile Daikin Orchid, ecc.), questa personalita` italiana sta apportando il suo grosso contributo culturale a questa intricata metropoli che abbisogna sempre di nuove voci. Ecco quello che ci ha detto.
L’IDEA: Qual è la persona che tu ritieni abbia avuto più influenza sulla tua attività artistica e come è avvenuto?
Enrico Giuseppe Mazzon: Sicuramente il Maestro Valerio Passerini, ma a ora devo dire che tutte le persone che ho incontrato sono state ispiratrici per me, chi a livello artistico e chi a livello umano, due cose che ho scritto separatamente ma che non lo sono. Comunque, ho incontrato il Maestro Valerio Passerini, nel Giugno del 1997, dopo un anno che vivevo a Firenze, dove avevo fatto un corso di Incisione e Sbalzo Cesello; andai a conoscerlo personalmente nel suo studio di fronte al Santuario di S.Caterina a Siena. Con il Maestro devo dire che ci fu da subito un certo feeling che mi ha portato a trasferirmi a Siena nel suo studio come incisore. Lui non mi pagava ma mi ha dato la possibilità ti iniziare la mia vita artistica nel campo della Gioielleria creativa; infatti, vedendolo fare degli orecchini Etruschi, gli chiesi di insegnarmi l’arte orafa, che mi venne da subito facile da interpretare e realizzare.
L’IDEA: Hai un ideale artistico come maestro orafo al quale punti? Chi è l’orafo/artista che più ammiri e perché?
Enrico Giuseppe Mazzon: Non ho un ideale artistico o un Maestro al quale mi ispiri, e lo dico con molta umiltà, infatti guardando i miei lavori si può passare dal moderno al classico, all’etnico al contemporaneo alla scultura, voglio dire che la mia è una costante ricerca giorno dopo giorno attraverso la vita quotidiana che poi trasformo figuratamente e materialmente in gioielli o sculture, quindi penso che la vita stessa
sia la più grande Maestra.
Fortunatamente ho potuto viaggiare molto e nelle diversità culturali, linguistiche e se vuoi di cibo, ho potuto imparare molto, ma soprattutto mi ha dato la possibilità di vedere le cose da diverse angolazioni e prospettive e capire che c’è un giusto e sbagliato per ognuno di noi e che tutti i preconcetti ci legano e non ci liberano a quello che siamo in natura, cioè noi siamo pura creazione e da questo dobbiamo solo lasciare andare e sentirci parte dell’ universo e diventare come gli attrezzi che uso quando devo creare un gioiello o una scultura. Quindi di Maestri ce ne sono fortunatamente tanti, e se penso a un futuro questo mi eccita e mi ispira ancor di più.
L’IDEA: Perché usi l’argento, il bronzo ed il filo di seta nelle tue opere scultoree?
Enrico Giuseppe Mazzon: Ho cominciato ad usare il bronzo, l’argento il filo di seta ed altri materiali, da quando ho sentito l’esigenza di uscire dai soliti canoni e regole della gioielleria; avevo la necessità di sperimentare, di conoscermi e conoscere meglio la mia creatività. Ho sentito l’esigenza di costruire un oggetto non contenuto nello spazio ma di usare lo stesso spazio e riempirlo armoniosamente e con equilibrio, ma ritenendolo creativo.
Quindi il primo oggetto fu in argento 925 puro e filo di seta blu, un anello che ho chiamato Trono. Da lì, piano piano, sono passato a fare oggetti più grandi e scultorei, comunque sempre mantenendo il mio background di Orafo. Per questo uso materiali che mi riportano al colore dell’oro giallo e bianco, il filo invece nasce dall’ esigenza di dare forma senza invadere troppo lo spazio che circonda lo stesso oggetto; è come se ci fossero tanto pezzi, uno indipendente dall’ altro ma messi e visti insieme danno forma. Questo si ricollega alla domanda di prima, tutte le persone e le coincidenze della vita sono come un puzzle che alla fine prende sempre più forma e senso.
L’IDEA: Tu lavori spesso in coppia con artisti (pittori e scultori), creando gioelli che richiamano la loro arte. Come funziona questo abbinamento? Quali difficoltà hai incontrato in questi progetti?
Enrico Giuseppe Mazzon: La collaborazione con artisti è nata con la galleria d’arte INNER ROOM OF CONTEMPORARY ART di Siena, il cui presidente e fondatore è l’artista Federico Fusi. La galleria invitava mensilmente vari artisti e commissionava a me un oggetto di gioielleria che riprendesse il motivo stesso della mostra, la collaborazione consisteva nel parlare con lo stesso artista e capire cosa volesse, anche se devo dire che i più mi hanno lasciato interpretare la loro arte in estrema libertà e fiducia nel mio lavoro, quindi è sempre facile lavorare con i grandi perché sono anche sempre i più umili; devo dire che questa collaborazione mi ha dato l’opportunità di spaziare nella gioielleria concettuale, il che mi ha portato a collaborare con artisti come, Lucio Pozzi, Gilberto Zorio, Alfredo Pirri, Jan Fabre. In questo momento sto collaborando con l’Artista Dove Bradshaw, con lei realizzo le sue idee, consigliando il tipo di materiale e la metodologia di lavoro per la replicazione delle sue idee; anche in questo caso la sua piena disponibilità, umiltà e fiducia nel mio lavoro, rende la collaborazione costantemente creativa e di scambio reciproco, quindi costruttiva.
Le difficoltà nel lavoro, alcune volte, stanno nel trovare il giusto equilibrio tra fantasia e possibilità realizzative; devo dire però che, avendo una forte base artigianale old school, sono sempre riuscito a soddisfare l’esigenza creativa sia dell’artista con cui collaboro sia la mia.
L’IDEA: Quanta influenza hanno avuto, sia nella tua creatività sia nella produzione in sé, le località in cui hai vissuto? New York, per esempio, quanto ha influenzato il tuo lavoro?
Enrico Giuseppe Mazzon: La Toscana mi ha dato il Classico, il Rinascimento, il senso dell’equilibrio della bellezza eterna.
Il Giappone mi ha dato la Modernità, la Contemporaneità legata a un passato pieno di senso dell’onore. La mia prima linea di gioielleria moderna o contemporanea come si voglia chiamare, è nata proprio da un viaggio in Giappone nel 2005. Andai a Nagoya per l’Expo; entrando nella stazione ferroviaria di Nagoya, vidi un lampadario a muro con dei vetri tagliati perpendicolarmente e con la luce che mi ha riportato alle florescenze del diamante sotto il sole; da lì dopo un anno e mezzo ho creato il primo anello ispirato a quella lampada a muro, e così nacque la collezione Nagoya.
Qui a NYC mi sto dedicando ad affinare la tipologia e processo di lavorazione completamente diverso, anche di materiale e di attrezzatura, da quello creativo e di design che svolgevo in Italia; quì è molto più tecnico è basato sulla velocità; direi in questo momento sono in una fase più di apprendimento che creativa, cosa che comunque necessito per aver ancor più conoscenza e background. Penso comunque che una città come NYC, così dinamica e in continuo cambiamento, possa solo che aggiungere al mio bagaglio culturale informazioni importanti che, mischiate con il tutto, può solo dare buoni esiti.
L’IDEA: Potresti spiegare ai nostri lettori come funziona, in linea generale, la produzione di un gioiello ideato e prodotto da te e quali strumenti usi?
Enrico Giuseppe Mazzon: La realizzazione di un oggetto parte dal cliente che mi ordina un monile da realizzare; in primis, cerco di identificare la persona che ho di fronte e capire quale gioiello sia più adatto alla sua personalità, dopo di che faccio delle bozze di progetto fino a quando trovo il soggetto che mi ispira e che mi soddisfa più di tutti, perché, come dico sempre, la realizzazione di un gioiello parte dal proprio ego e nell’esigenza di soddisfarlo, e dico questo in senso positivo.
Trovato il giusto design parto con la fase lavorativa, che è ancora molto artigianale. Fondo l’oro puro e lo portò con lega di rame ed argento da puro a 18ct, poi, secondo il monile che devo realizzare, lo lamino e lo lavoro. Il mio lavoro viene eseguito sempre e direttamente con il metallo in modo artigianale, non uso cera né preparo modelli prima della realizzazione dell’oggetto stesso, quindi per me è come scolpire direttamente dalla materia per poi arrivare al risultato finale; questo implica veramente piccolissimi margini di errore, ma nello stesso tempo ti porta a confrontarti con te stesso. Mi piace considerare il fare un gioiello come metafora della vita, nel senso che ogni volta che faccio un nuovo lavoro è come fare un viaggio introspettivo con tutte le sue difficoltà, vittorie e segreti che mi ritrovo quando sono nella fase creativa e lavorativa.
Gli attrezzi che uso sono da varie pinze alla torcia, e lavoro con il microscopio. Per certi lavori devo usare un attrezzo specifico per quel lavoro, tipo seghetto etc etc.
L’IDEA: A quali progetti stai lavorando al momento?
Enrico Giuseppe Mazzon: Ora sto lavorando su un paio di commissioni dall’Italia, un pendente con opali, tormaline e diamanti, e una serie di anelli con diamanti; qui in NYC, come già accennato, sono in costante collaborazione con l’artista Dove Bradshow, collaborazione nata nel 2014 dopo una mia visita a New York, ed ora, dopo aver fatto la riproduzione d’oro di un uovo rotto di oca, le sto riproducendo, da una pirite, un paio di orecchini in argento puro; sto inoltre producendo la copia di un orecchino, in argento, dell’artista Berridge, e ultimando la riproduzione delle pallottole sparate dalla polizia di NYC, in argento puro, più altri progetti dei quali stiamo ancora discutendo i dettagli in questo periodo.
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