Si sa, quando la letteratura incontra il cinema, l’analisi critica di una pellicola diventa un enorme rompicapo. Tanto è stato scritto sull’argomento: l’unione dei mezzi artistici (e comunicativi) incide sul piacere spettatoriale in maniera cruenta, netta. Facile tirare in ballo Kubrick, che sempre pose il cartaceo su pellicola. Quando si scende a livelli filmici meno aulici, a prescindere della qualità dell’opera stessa, il pubblico diventa lecitamente giudice severo.
Gli attori sono profondi: a tratti americani, a tratti sovietici, a tratti apolidi. L’uomo insignificante e il suo sosia divengono tutto e il contrario di tutto. La tesi e l’antitesi si fondono nella crudeltà di un sistema sì surreale, ma pure contemporaneo (i Maestri sanno sempre essere contemporanei!), un sistema oscuro connesso alla precarietà fisica e mentale dell’uomo del terzo millennio, vicinissimo allo spettatore medio che si gode il film in sala. Inoltre, i tagli cinematografici sul timido James sono invasivi, devastanti. La macchina da presa sembra schiacciare il protagonista, colui che vive di sconfitte quotidiane, colui che alla fine non può fare altro che abbandonarsi stremato al suo labile destino.
Infine, è d’uopo sottolineare la perfetta sintonia del duo Mia Wasikowska e Jesse Eisenberg, sempre determinanti ai fini del giudizio complessivo del film.
Sebbene in Italia sia (purtroppo) davvero difficile da reperire, The Double di Ayode è un film da vedere assolutamente senza preconcetti e giudizi sterili.
Sebbene in Italia sia (purtroppo) davvero difficile da reperire, The Double di Ayode è un film da vedere assolutamente senza preconcetti e giudizi sterili.