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Dalla Sicilia ai set cinematografici

di Rita Bugliosi

È il percorso compiuto da Maria Grazia Cucinotta, originaria di Messina, che dopo una breve parentesi nella moda approda al grande schermo, dove raggiunge la notorietà lavorando con Massimo Troisi ne “Il postino”. Nell’intervista l’attrice ci parla della sua professione, ma anche del suo impegno nel sociale

Maria Grazia Cucinotta nasce a Messina e dopo essersi diplomata si trasferisce al Nord dove lavora come modella; nel 1987 partecipa al concorso di Miss Italia ed esordisce nella trasmissione “Indietro tutta” di Renzo Arbore. Recita poi in molti spot pubblicitari e da questi passa al cinema, dove raggiunge la notorietà quando Massimo Troisi la sceglie per interpretare il ruolo di Beatrice ne “Il postino”. Inizia quindi la sua carriera cinematografica, un percorso di successo che la porta a lavorare sia in pellicole italiane che straniere. Tra le sue attività ci sono anche quella di produttrice cinematografica, di doppiatrice e di regista, ma anche un forte impegno nel sociale, che la vede battersi contro ogni forma di prepotenza e di discriminazione. In questi giorni è nelle sale il film “Il meglio di te”, in cui è protagonista accanto a Vincent Riotta.

Dopo aver preso il diploma, si dedica ad attività nel campo della moda, da dove nasce poi la passione per la recitazione?

L’avvicinamento alla recitazione è stato casuale, in realtà volevo fare la modella, era il mio sogno e credevo fosse più alla mia portata, consideravo infatti il mondo del cinema irraggiungibile. Nella moda però non riuscivo a lavorare molto: ero troppo formosa e non entravo nei vestiti. Quindi ho dovuto rinunciare, ma l’agenzia di moda mi fece partecipare al casting per la trasmissione Tv “Indietro tutta”; da lì sono entrata nell’ufficio collocamento Rai, che ha continuato a chiamarmi per qualche programma. Poi mi sono trasferita a Roma e con un’altra agenzia ho iniziato a lavorare nella pubblicità, che è stata la mia scuola di recitazione: ho fatto più di 100 spot in tutto il mondo. Ho lavorato anche con registi famosi, ad esempio per una réclame della pasta sono stata diretta da Ridley Scott, perché all’epoca questo settore era affidato a grandi nomi. Quindi mi è stato proposto di recitare e ho girato il primo film, “Vacanze di Natale ’90” di Enrico Oldoini, un cinepanettone che ebbe un successo strepitoso. Poi ho continuato a lavorare, ricoprendo piccoli ruoli, fino a quando è arrivato “Il postino”. Da lì è iniziata la mia carriera cinematografica.

Come ha ricordato anche lei, la pellicola che l’ha resa celebre in Italia e all’estero è “Il postino” in cui ha recitato accanto a Massimo Troisi, morto a soli 41 anni. Che ricordo ha di lui?

Massimo è diventato per me un compagno di viaggio, anche perché, malgrado sia passato tanto tempo dall’uscita di quel film, non c’è giorno in cui qualcuno non mi chieda di lui o non mi fermi per parlarmi di quel film. Se si parla di un film per 30 anni vuol dire che è un’opera che ha lasciato una traccia profonda. Ringrazio Massimo ogni giorno per l’occasione che mi ha dato. Come persona era un uomo con i piedi per terra, semplice, rispettoso nei confronti di tutti. Sul set era amato dai colleghi, anche perché era di una generosità unica e nelle pause tra una ripresa e l’altra aveva sempre una parola buona per tutti.

Una scena del film “Il postino”

Lei è nata in Sicilia, ma si è trasferita presto per lavoro prima al nord e poi a Roma; che rapporto ha con la sua regione?

Penso che la Sicilia sia il paradiso terrestre, ma è ingabbiata in una mentalità che la penalizza, è come una donna maltrattata dal suo compagno, che non è libera di sfoggiare le proprie bellezze e le proprie capacità. Sono contenta che Stefania Auci abbia scritto “I leoni di Sicilia” e che la saga dei Florio ora sia diventata anche una serie tv, che racconta la Sicilia del 1800, una terra dove la gente migrava perché c’erano opportunità di lavoro: era il granaio d’Europa. La sua posizione strategica nel Mediterraneo la rendeva un luogo centrale. Poi, però, tutto questo si è perso. Vorrei che la Sicilia avesse ciò che merita, che fosse un luogo dove tutti possono lavorare senza essere costretti ad andare via in cerca di un’occupazione.

Da molti anni è testimonial di “Race of the cure”, manifestazione della Komen Italia per la lotta ai tumori del seno; cosa l’ha spinta a impegnarsi a favore di questa iniziativa?

È stato l’incontro con il professor Riccardo Masetti, senologo del Policlinico Gemelli di Roma, che ha portato in Italia la Race of the cure. Masetti cercava una portavoce e mi ha chiesto di fare da testimonial. Io, ho avuto una madre operata di tumore e grazie alla prevenzione si è salvata, quindi ho detto subito di sì; da allora l’associazione è divenuta la mia famiglia. E la manifestazione è diventata la race più grande del mondo, un punto di riferimento per ogni donna che si ammala. È un’associazione che non mi ha mai deluso. Collaborare con loro vuol dire dare una mano a queste donne nel momento più difficile della loro vita. Grazie alla Komen non si è sole, perché offre una spalla su cui appoggiarsi, dei centri all’interno del Gemelli  dove si può praticare yoga, fare incontri con psicologi e nutrizionisti che possono seguirti e sostenerti.

Ha anche prodotto il film a episodi “All the invisible children” sulla difficile condizione dei bambini in determinate zone del Sud e del Nord del mondo e ha scritto il libro “Vite senza paura”, in cui parla delle violenze subite dalle donne, invitandole a non arrendersi e a reagire. Da dove nasce la voglia di impegnarsi in questi progetti?

Ho anche prodotto il film “Viola di mare”, che affronta il tema dell’amore omosessuale, diventando portavoce della lotta contro l’omofobia e contro tutti i pregiudizi. Per quanto riguarda le donne maltrattate, ho dato vita con altre donne all’associazione “Vite senza paura” e da poco ci siamo associate con la fondazione Artemisia, che promuove la cultura della prevenzione e la tutela delle fasce più deboli e che ha messo a disposizione i suoi centri come sportello di denuncia per le donne. È importante, perché molte persone subiscono violenza – bambini, anziani, donne – e non riescono ad allontanarsi, spesso bloccate dalla paura o da meccanismi mentali che portano addirittura a credere che quello che si sta vivendo sia meritato. Ritengo sia importante supportare queste persone, ma anche invitare quanti sanno di una violenza subita da qualcuno di aiutare chi ne è vittima a denunciarla, perché spesso da soli non si riesce a farlo.

Locandina del film “Il meglio di te”

Quest’anno il Cnr compie 100 anni, ma tanti sono anche i centenari nel nostro Paese, dove l’aspettativa di vita è tra le più elevate al mondo grazie alla nostra Dieta mediterranea e allo stile di vita. Lei cosa fa per il suo benessere? Fa sport, cura l’alimentazione?

Auguri al Cnr!  Per quanto mi riguarda, curo molto l’alimentazione. Sono figlia di una contadina e quindi ho imparato a essere bio da piccola, la mia famiglia infatti era modesta, mangiavamo quello che arrivava dalla campagna, tutto cibo molto sano. Anche adesso faccio molta attenzione all’alimentazione e spendo più per il cibo che per l’abbigliamento, perché ritengo che l’alimentazione vada curata e controllata. Ho la fortuna di avere amici che vivono in campagna e compro da loro prodotti naturali, non trattati con pesticidi o altre sostanze. Per quanto riguarda l’attività fisica, il lavoro mi impegna spesso l’intera giornata, fino a sera tardi, e non ho perciò tanto tempo e forza per andare in palestra, però quando lavoro cammino molto e cerco comunque di farlo sempre, anche perché è un’attività che mi piace.

Qual è il suo rapporto con la scienza e con il mondo della ricerca?

Apprezzo la ricerca: i ricercatori sono professionisti importanti e mi dispiace che nel nostro Paese molti di loro siano costretti ad andare all’Estero per svolgere la loro attività. La scienza è una disciplina che mi affascina, in particolare mi interessa capire come funziona il corpo umano, comprenderlo permette di migliorare la nostra condizione e ci consente di preservare la nostra salute. La ricerca aiuta a garantire il nostro benessere, può trovare cure per patologie ancora incurabili come le malattie genetiche rare, la demenza e l’Alzheimer.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

In questi giorni è in sala il film “Il meglio di te”, una storia romantica molto intensa; ora sto a lavorando a un’altra pellicola che uscirà il prossimo anno. Nel frattempo mi dedico a due programmi televisivi, “L’ingrediente perfetto a tu per tu” in onda il sabato alle 11.00 e “L’ingrediente perfetto” in onda la domenica alle 10.10, entrambi su La7.

[Almanacco della Scienza No.10, Novembre 2023]

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