L'Idea Magazine

Cristina Campo: Seconda lassa di Diario bizantino. Parte terza.

PAROLA ARCHETIPO

Di Marina Agostinacchio
Due mondi – e io vengo dall’altro.
La soglia, qui, non è tra mondo e mondo
né tra anima e corpo,
è il taglio vivente ed efficace
più affilato della duplice lama
che affonda
sino alla separazione
dell’anima veemente dallo spirito delicato
– finché il nocciolo ben spiccato ruoti dentro la polpa –
e delle giunture degli ossi
e dei tendini delle midolla;
la lama che discerne del cuore
le tremende intenzioni
le rapinose esitazioni.

Voce-suono-messaggio ancora una volta al centro dell’argomentazione odierna attraverso la lettura della seconda lassa di Diario bizantino.
Questi suoni ci giungono secondo una cadenza corale dettata dai versi riportati, dove l’incipit è nuovamente “Due mondi – e io vengo dall’altro”, l’ottava che sembra volere rimarcare l’appartenenza a un altro spazio, spazio che cerca la cucitura d’oro, a dirla con i Giapponesi, un “Kintsugi”, con quello terreno. Ma qui la scoperta dell’alterità non riguarda più tanto un qui e un lì “mondo e mondo/né tra anima e corpo, (versi 2-3)

Per comprendere il messaggio della poetessa per la durata dei quattordici versi, dobbiamo allora accostarci con la mente a una lettura verticalizzante delle parole, icone che velano e svelano altro.
Si tratta di Parole, dunque, scelte a incarnare altro. Altro è simbolo, veste che ha in sé una metafisica sostanza.
Del resto, tutti noi viviamo di simboli, cosicché ogni traccia di quanto facciamo, le nostre microstorie, la storia in senso più ampio, l’universo intero. Essi sono una raccolta di espressioni, indizi, sintomi che rinviano ad Altro, fregi di un sublime, di un soprannaturale. E noi spesso non sappiamo orientarci perché non sappiamo leggere quei segni che sono sotto ai nostri occhi. Ho parafrasato quanto letto in un articolo di Marco Toti.

Filo d’oro giapponese per riparare i vasi

Questa lassa di Diario bizantino evoca il tema della soglia e per farlo si ispira alla Lettera agli Ebrei 4:12-13
“Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli, penetra fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non c’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto”.
Con quali sintagmi la Campo ci rivela la sua ispirazione ai versi della seconda lassa, attraverso la Lettera agli Ebrei?
Cristina ci parla di soglia, è “il taglio vivente ed efficace”, simbolo della parola di Dio, taglio “più affilato della duplice lama che affonda” si immerge a dividere l’anima dallo spirito (“sino alla separazione/dell’anima veemente dallo spirito delicato”- versi 7-8), le articolazioni, la connessione delle ossa fra loro, le parti molle del corpo. La parola di Dio giudica ciò che si agita nel cuore dell’uomo. (“La lama che discerne del cuore/le tremende intenzioni/le rapinose esitazioni”. Versi 12-13-14).
“- Finché il nocciolo ben spiccato ruoti dentro la polpa –“ (verso 8), come il nocciolo è ben distaccato dalla polpa così il cuore dalla carne, l’anima dal cuore.
La soglia, citata nel secondo verso, diviene quindi una linea sì di demarcazione ma anche portatrice di contatto tra noi e Dio. E perché questo contatto avvenga nella verità, l’uomo deve presentarsi puro nei sentimenti e nei pensieri.

ASTRAZIONE CORPO MENTE

Ma la soglia potrebbe anche rimandare al tema del fare poesia, una disposizione interiore a farsi separazione dal mondo corporeo fisico e materiale (come scrive Ceronetti), una volontà di astrazione dell’anima. Scrivere poesia diverrebbe pertanto possibilità di accesso alla libertà dai condizionamenti, dai pregiudizi, un filo resistente che ci consegna al sapere mistico, al contatto con l’Inintelligibile.

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