Nel primo trimestre 2023, rileva l’Istat, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (+0,1% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,1%. La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 43,7%, è diminuita di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 24,0%, è diminuito di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Più reddito, ma meno consumi. La crescita dell’occupazione sostiene il recupero del potere d’acquisto e dei redditi, ma le famiglie continuano a contenere le spese, sacrificando 7,5 miliardi di euro di potenziali consumi per ricostituire il risparmio perduto nell’ultimo anno a causa del caro-vita. A stimarlo è Confesercenti, sulla base dei dati diffusi da Istat su redditi e risparmi delle famiglie italiane. In una fase congiunturale di grande complessità, la tenuta del mercato del lavoro (+106mila occupati nel primo trimestre 2023 rispetto al quarto trimestre 2022) si sta rivelando fattore di sostegno dei redditi delle famiglie, che secondo i dati diffusi dall’Istat sono aumentati nello stesso periodo del 3,2%. L’incertezza sui prossimi mesi spinge però le famiglie ad adottare comportamenti di grande prudenza, volti a preservare un margine di risparmio e a contenere di conseguenza la spesa per consumi. Ciò anche per il progressivo venire meno della liquidità resa disponibile dalle misure di contrasto monetario della pandemia.