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Corrado Bonfantini onorato nel Giardino Virtuale dei Giusti

Il 24 gennaio 2003, grazie alla proposta di Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti, di riservare un luogo simbolico della città alla memoria delle figure esemplari di resistenza morale di ogni parte della Terra, è stato inaugurato a Milano il Giardino dei Giusti di tutto il mondo,nella grande area verde del Monte Stella. Nel Giardino vengono onorati gli uomini e le donne che hanno aiutato le vittime delle persecuzioni, difeso i diritti umani ovunque fossero calpestati, salvaguardato la dignità dell’Uomo contro ogni forma di annientamento della sua identità libera e consapevole, testimoniato a favore della verità contro i reiterati tentativi di negare i crimini perpetrati.

A ciascuno di loro è dedicato un ciliegio selvatico, messo a dimora durante una cerimonia in sua presenza o con la partecipazione dei suoi familiari, con un cippo in granito deposto nel prato sottostante.

Dal 13 novembre 2008 la gestione del Giardino è affidata all’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano,fondata dal Comune di Milano, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e da Gariwo. Presieduta dal Sindaco di Milano in carica, l’Associazione organizza ogni anno la cerimonia al giardino per onorare i Giusti in occasione del 6 marzo, Giornata europea dei Giusti, e coordina le attività didattiche, divulgative e culturali che ruotano intorno al Giardino.

STORIE SEGNALATE di Giusti nella Shoah

Sono numerose le storie di salvataggio degli ebrei contro la furia nazista durante la seconda guerra mondiale, ancora poco note o addirittura rimaste sconosciute. In questa sezione sono raccolte le segnalazioni e le testimonianze inviate al Comitato per la Foresta dei Giusti o pervenute al sito, di chi vuol far conoscere un episodio finora sconosciuto o poco considerato, di salvataggio, di aiuto, di solidarietà e di umanità, nei tempi bui delle persecuzioni e dell’odio.
Per alcune vicende è stata chiesta l’assegnazione del titolo di “Giusto tra le Nazioni” alla Commissione dei Giusti di Gerusalemme, presso la quale viene incardinata l’istruttoria.

Tra i segnalati che sono stati inseriti nel Giardino Virtuale dei Giusti di Milano, troviamo Corrado Bonfantini.

L’albero piantato in ricordo di Corrado Bonfantini nel Giardino dei Giusti

CORRADO BONFANTINI (1909 – 1989). Personalità ribelle, promotore degli ideali socialisti di libertà e giustizia sociale

Corrado Bonfantini nasce nel 1909 a Novara da una famiglia di tradizioni socialiste (il padre era stato Sindaco di Novara sino al 1922). Quando i fascisti occupano il Comune e minacciano il padre, Corrado è ancora un ragazzo. Questo episodio rafforza il suo convincimento per gli ideali socialisti di libertà e di giustizia sociale. Ancora studente alla Facoltà di Medicina dell’Università di Milano fu arrestato varie volte e imprigionato nel carcere di S.Vittore, dove l’amico Gallone gli portava i testi per prepararsi agli esami universitari. Nel carcere milanese, per le sue idee contrarie al regime, era continuamente sorvegliato dalla polizia e, infine, inviato al confino prima a Ponza, poi alle Tremiti ed infine a Vasto, si fece conoscere perché, in coerenza con i propri ideali, si occupava dell’istruzione dei carcerati e dei carcerieri, adoperandosi anche a curare gli abitanti di quei luoghi remoti ed abbandonati dallo Stato. Fatto che gli fu rimproverato persino dai compagni comunisti, in quanto, in omaggio ai principi di uguaglianza e fraternità, curava anche i fascisti. Fu da subito una personalità ribelle ed anticonformista, che tendeva a non rispettare le regole e gli ordini di chiunque; al punto da procurarsi molte critiche anche nell’ambito del Partito Socialista, specie da parte di Lelio Basso e di Sandro Pertini. Laureatosi in Medicina a Milano nel 1936, prima fece il medico condotto per due anni nelle vallate della Valsesia e poi a Novara, dove era conosciuto come il “medico dei poveri” per la sua grande umanità e generosità. Qualità che contraddistinsero sempre la sua esistenza, nonostante la situazione economica sempre precaria a causa dei debiti contratti dal giornale “Mondo Nuovo” di Torino, da lui diretto con Saragat ed altri compagni e di cui si prese in carico la situazione debitoria.

Bonfantini giovane medico.
Archivio iconografico del-Verbano Cusio  Ossola: gli anni di Corconio – Corrado Bonfantini

Ai tempi della giovinezza Bonfantini si iscrive al Partito Comunista d’Italia e si impegna nella formazione dei giovani comunisti. Ma il nuovo gruppo politico viene presto messo in crisi proprio dalla forte indipendenza di giudizio e dalle idee libertarie di Bonfantini. Egli prosegue quindi per altra via nella sua opera di cospiratore antifascista fino a contribuire, nel gennaio del 1943, alla fondazione del M.U.P. (Movimento Unità Proletaria) insieme a Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Domenico Viotto, Carlo Andreoni. Da questo movimento avrà origine un partito politico a lungo operante nelle vicende nostrane degli anni successivi: il P.S.I.U.P. (Partito Socialista Italiano Unità Proletaria), dove il Bonfantini organizzò un’intensa attività di formazione dei quadri dirigenti. Da qui originarono le Brigate MATTEOTTI.

Da sinistra: Sandro Pertini con Corrado Bonfantini e Pietro Nenni

Circa sei mesi prima della caduta del fascismo Bonfantini fu contattato, tramite il libertario Germinale Concordia (detto Michele e “Piccolo Lenin”), dal filosofo Edmondo Cione per creare un Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista, a cui avevano aderito anche Pulvio Zocchi, Concetto Pettinato, Gabriele Vigorelli ed altri. Cione aveva avuto un primo assenso di massima dallo stesso Mussolini. Il progetto era di creare un organismo o uno pseudo-governo, per il passaggio diretto dal fascismo ad una Repubblica di stampo socialista. Tant’è che Mussolini aveva già dato ordine di inviare alle più importanti fabbriche milanesi un documento da lui firmato che prevedeva la socializzazione delle stesse, col coinvolgimento degli stessi operai, fatto che aveva messo in allarme molti gerarchi (vedi anche “Socializzazione” del prof. Davide Fossa, Commissario della Confederazione del Lavoro di Torino). Bonfantini si servì di questa proposta, dei contatti col questore Bettini e col capo della polizia Montagna, per avere importanti informazioni, e richieste di scarcerazione di detenuti politici (alcuni molto importanti); tutti rapporti che gli permisero nei giorni precedenti la Liberazione, di occupare Radio Milano (da cui poi parlò ai milanesi, informando che i tedeschi stavano scappando), la Caserma della Guardia di Finanza, d’accordo col suo Comandante Malgeri, ed altri punti nevralgici della città. Una volta che prese atto di non poter ricavare altro da questa delicata attività di mediazione, Bonfantini si sganciò prudenzialmente dal Gruppo. Molti comunisti, socialisti, democristiani che erano caduti prigionieri, devono la propria salvezza a questa sua azione di mediazione.

Sandro Pertini e Corrado Bonfantini il giorno della liberazione dal giogo nazi-fascista a Milano

A Bonfantini si deve anche, nella primavera del 1944, l’arresto di Kock e della sua famigerata banda, che operava nella tristemente nota Villa Triste, dove venivano torturati antifascisti ed ebrei con grande efferatezza.

In ogni caso, i suoi tentativi di mediazioni con il gruppo mussoliniano furono oggetto di aspre critiche all’interno del CNL, che sconfessò ufficialmente ogni tentativo di accordi simili.

Alla conclusione del conflitto, Bonfantini fu eletto deputato nella Assemblea Costituente e successivamente per altri tre mandati, prima nel Partito Socialista, poi nel P.S.D.I.

Nel dopoguerra Bonfantini creò anche una Associazione di partigiani, denominata U.I.R., Unione Italiana della Resistenza, in cui confluirono partigiani socialisti, autonomi, libertari.

È stato inserito, nel 2015, nel Famedio di Milano.

FAMEDIO: il Pantheon degli uomini illustri

Pantheon degli uomini illustri, o Famedio, secondo un fortunato neologismo coniato nel secolo scorso: qui si concentrano le memorie considerate più rappresentative di una Milano che, nella seconda metà dell’Ottocento, ambiva a guadagnare una posizione di prestigio economico, sociale e culturale in uno scenario “giovane” e in divenire dell’Italia riunificata.

Nel 1870, quando ancora fervevano i lavori per completare le parti di affaccio del Cimitero sulla città, maturò la decisione di cambiare l’originaria destinazione del suo edificio centrale da chiesa cattolica in Pantheon (tempio della fama).
Un luogo emergente per dimensioni e impegno architettonico su tutte le altre costruzioni e in rapporto diretto con la città attraverso il viale di accesso al Cimitero, di cui costituiva, e costituisce, il traguardo prospettico. Si trattava di un’asserzione di orgoglio civico che da un lato ereditava la cultura tardo illuminista e romantica di omaggio ai defunti, magistralmente espressa dai Sepolcri di Ugo Foscolo (1807), e dall’altro si inseriva nel più generale moto educativo del secondo Ottocento e nella sua fiducia nell’insegnamento e nel valore degli esempi quale mezzo di avanzamento civile.
A queste istanze facevano riferimento le conclusioni della Commissione incaricata di istituire il Famedio nel 1869, ricordando altresì come già nel 1809, in pieno periodo napoleonico, Milano avesse progettato un Pantheon sull’area cimiteriale del Foppone, rimasto poi sulla carta per mancanza di mezzi e per il rapido rivolgimento degli avvenimenti politici.

Il Famedio del Monumentale rappresentava quindi una significativa conquista per la società dell’epoca e come tale oggi deve essere letto e riscoperto, cercandovi i segni di una cultura trascorsa, ma non superata, e pensandolo come “opera aperta”, luogo a divenire dove altri meritevoli nomi della nostra epoca possono aggiungersi al “libro d’onore” della città.

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