In tempi di crisi sotto ogni aspetto, i grandi Classici sono un terreno pericoloso da calpestare… È come fare il passo più lungo della gamba… E, a proposito, di passi se ne sono visti proprio tanti al Teatro Massimo Bellini l’undici novembre scorso, nella messa in scena di uno dei capolavori del Balletto: Coppelia, di Lèo Delibes.
Tanti di quei passi, studiati, ristudiati, provati, riprovati: onore al merito e alla fatica…ma…c’ è purtroppo sempre un ma, sul quale il pubblico della serata delle prime a Catania, affamato di spettacolo, è parso passare sopra: non è lecito fare passi falsi, in particolare nel Balletto…e, purtroppo in questa prima catanese se ne sono visti diversi.
Ma, per cominciare a commentare la prima catanese, se da una parte, l’orchestra del Massimo teatro etneo ha suonato con grande correttezza e professionalità, dall’altra, guidata con piattezza dal M° Stefano Salvatori, ha trasmesso un senso di routine, ha spesso lanciato sonorità che potevano vantare ben poche sfumature.
La coreografia di Stefanescu, che firmava anche costumi e luci, a ben considerare, poi, non ha aiutato nessuno: né i danzatori, né lo snodarsi del racconto che, subendo anche non pochi tagli, ha risentito di un confondersi di ruoli e situazioni che avrebbero potuto e dovuto essere più chiare.
Passi a due lenti, un po’ piatti, poche prese, pochi assolo e privi di passi e figure che denotassero particolari difficoltà e necessitassero di virtuosismo alcuno. Non che sia indispensabile, ma in grandi Balletti come questo, ci se lo aspetta…inevitabilmente. Danzatrici di fila poco coordinate, solo qualche momento di vera sintonia nel gruppo.
A questo punto, che dire? Nuovamente ribadire: attenti ai Classici! O i confronti della memoria, che trapelano anche dal passato del medesimo palco, finiscono per travolgere gli interpreti del momento. Non fa bene a nessuno: né agli spettatori, né ai protagonisti, dei quali, comunque, va nuovamente sottolineato l’impegno complessivo nell’improba impresa loro affidata.
Mediamente soddisfatto comunque il pubblico catanese, che ha gradito una serata diversa sull’onda di una musica e di una trama in ogni caso decisamente gradevoli.
Foto di Giacomo Orlando