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Copie di prestigio. La clonazione.

di Danilo Santelli

Affrontiamo  il tema della clonazione con Paolo Vezzoni genetista dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr. Gli spunti nella storia del cinema non mancano. Tra questi, “The prestige” di Christopher Nolan. Nell’Inghilterra dell’epoca vittoriana, gli illusionisti Alfred Borden (Bale) e Robert Angier (Jackman), acerrimi rivali, decidono di sfidarsi in un numero di trasporto umano. Lo stratagemma di Angier sarà l’utilizzo di propri cloni, creati attraverso un fantasioso macchinario

Nel suo quinto film intitolato “The prestige”, il regista Christopher Nolan racconta la storia dell’accesa rivalità, nella Londra di fine 1800, tra Alfred Borden e Robert Angier due illusionisti, interpretati rispettivamente da Christian Bale e Hugh Jackman. Un macchinario ideato dal fisico Nikola Tesla permetterà a Borden di creare copie identiche di sé stesso, che utilizzerà per il suo numero di illusionismo più importante, il trasporto umano, nel tentativo di superare il suo antagonista e stupire il pubblico.

“Originariamente, con il termine clonazione ci si riferiva alla replica che avviene a livello cellulare: in laboratorio, da una cellula madre si generano progressivamente cellule dallo stesso corredo genetico, tutte uguali; questo in linea teorica, perché le cellule figlie potrebbero presentare qualche piccola differenza. In questo senso, anche noi umani possiamo considerarci dei cloni, derivando da una singola cellula madre, e cioè l’embrione allo stadio di una cellula”, spiega Paolo Vezzoni, ricercatore associato dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica (Irgb) del Cnr di Milano e già vicecoordinatore del Progetto genoma umano.

Un discorso diverso va fatto per gli organismi clonati, ovvero provenienti da organismi già in vita. “In questo caso il nucleo di una cellula dell’organismo madre viene introdotto all’interno di una cellula uovo precedentemente enucleata, appartenente all’organismo ospite che consentirà al clone di svilupparsi fino al momento della nascita. La pecora Dolly fu il primo caso di clonazione di un animale di una certa dimensione, che venne effettuato nel 1996 e pubblicato su Nature l’anno successivo”, prosegue il ricercatore. “Questo esperimento rappresentò il raggiungimento di un risultato enorme e per certi versi eccezionale e inaspettato, che ha aperto la strada allo studio sulla riprogrammazione cellulare applicata alle cellule staminali, una tecnologia molto importante anche nella medicina rigenerativa. Da lì in poi sono stati clonati diversi tipi di animali, come cani, gatti e cavalli; va ricordato che la prima clonazione di un cavallo è stata effettuata in Italia, dal professor Cesare Galli, uno dei massimi esperti italiani nel settore. Tuttavia, l’esperimento del 1996 non ha avuto le ricadute commerciali che ci si sarebbe aspettati e le aziende che sulla scia di Dolly avevano deciso di fare grandi investimenti in questo settore hanno progressivamente deciso di riprogrammare le loro attività”.

Allo stato attuale e al netto delle implicazioni etiche, per le quali la clonazione umana è vietata dappertutto e quella animale incontra la resistenza di alcuni, questa tecnica ha diversi campi di applicazione. “Oggi si utilizza la clonazione per riprodurre animali che hanno particolari caratteristiche, utili dal punto di vista medico. Per esempio i maiali, che vengono utilizzati per gli xenotrapianti. Proprio di recente, un cuore di maiale è stato impiantato in un malato che non aveva altre possibilità di cura. Per diminuire la risposta immunitaria e limitare il rischio di rigetto, alcuni geni vengono inattivati in provetta e poi utilizzati per la clonazione dell’animale”, chiarisce Vezzoni.  “Un’altra applicazione della clonazione che potrebbe essere utile e che alcuni gruppi di ricerca stanno esplorando riguarda le specie animali in via di estinzione o estinte da poco, recuperando cellule vive di questi animali”.

Pensando ad altre suggestioni cinematografiche, nel film ‘Genesis’ si discute la possibilità di riportare in vita il mammuth, attraverso il recupero di cellule vive potenzialmente conservate in aree ghiacciate del nostro Pianeta. Si parla di clonazione (in questo caso di Hitler) anche ne ‘I ragazzi venuti dal Brasile’ di Franklin J. Schaffner e ne ‘Il dormiglione’ di Woody Allen, il cui protagonista ruba il naso di un dittatore ucciso, quale ultima parte del corpo rimasta intatta, per evitare una sua possibile clonazione. Un’altra curiosità all’incrocio tra scienza e letteratura: “La clonazione della pecora Dolly è avvenuta in un paesino della Scozia, Roslin. Lo stesso nel quale lo scrittore Dan Brown, ne ‘Il codice Da Vinci’, ambienta il finale del suo libro, nella cappella dove sarebbe stato custodito il Sacro Graal”, conclude l’esperto.

[Almanacco della Scienza N.6, maggio 2023]

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