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‘CONOSCEVO UN ANGELO’: un romanzo sull’America che sta scomparendo.

Recensione di Tiziano Thomas Dossena

Con il suo stile fluido e piacevole, Guido Mattioni ripete il successo dei suoi precedenti romanzi presentando un soggetto inusuale per uno scrittore italiano: la vita di un ‘road salesman’, cioè di un piazzista americano,  ed il suo rapporto con la strada attorno alla quale la sua vita si è svolta, la vecchia ‘Number One’.

Non ci sono grosse traumi o crisi esistenzialiste, ma tante analisi delle varie decisioni da lui prese e giudizi, anzi no, commenti sulle persone da lui incontrate nel corso degli anni. Il personaggio principale ha in sé una serenità impressionante che pare sia frutto del suo rapporto con il mondo che lo circonda, un mondo molto diverso non solo da quello italiano ed europeo, ma anche di quello delle grandi città americane. Il suo è proprio quel mondo che viene spesso descritto in immagini vivide nelle canzoni ‘Country’, quel mondo che ha un sapore tutto suo, quel mondo che ha sempre separato l’America da tutto e tutti. Mattioni riesce a descriverlo con sincerità, chiarezza ed un tantino di nostalgia, forse proprio perché è un mondo che sta scomparendo, come tanti altri, grazie alla globalizzazione ed alla tecnologia.

L’ambiente descritto dall’autore non è altro che uno sfondo ‘magico’ che spiega il personaggio nelle sue idiosincrasie e nel suo tenero attaccamento ad una vita senza radici, o perlomeno con radici di ben poca profondità. Ciononostante, Howard Johnson, il piazzista che porta il nome di una catena di ristoranti ed alberghi, anch’essa oggi quasi scomparsa come tanti altri simboli dell’America che fu, non è un uomo senza patria, anzi… La sua patria è tutta la campagna americana; adora così tanto le varie località da lui visitate che non si sente di metter casa in alcun posto. Il mondo osservato da lui è un mondo interessante perchè lui cerca di ritrovare negli altri le stesse emozioni da lui provate, cioè cerca la conferma che vivere liberi, per lui, sia stata una scelta ottimale e spontanea e non forzata dagli eventi.  Si sente un cavaliere, un ‘cow boy’ moderno che segue il suo ‘trail’ non più segnato dalla polvere alzata dalle vacche bensì dal fumo dei camion lungo la ‘Number One’.

Che Howard alla fine abbia apparentemente perso la possibilità di viaggiare non deve far sentire pietà al lettore, perché lui ha trovato un altro modo di viaggiare, osservando il movimento degli altri lungo la ormai poco usata strada. L’autore risolve così il dilemma del personaggio ma anche il proprio dilemma di scrittore che tanto ha viaggiato e tanto si è attaccato sentimentalmente ai luoghi da lui visitati. Mattioni rivive la sua universalità attraverso l’osservazione degli altri e come il suo personaggio trova ben poche critiche ma tanti commenti ed osservazioni da fare, tessendo una storia che riesce a descrivere con efficacia emozioni ed eventi, dando al lettore la possibilità di godere il suo romanzo come se stesse godendosi un caffè fumante con latte in una tazza enorme,  seduto dietro alla vetrina di un ‘diner’ americano, posto proprio sulla ‘Number One”.

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