Il Cnr presenta a Expo nuove tecnologie per valorizzare e difendere i prodotti tipici italiani, contrastando le contraffazioni alimentari a tutela del consumatore: dai salumi di Cinta Senese alla mozzarella di bufala, dai formaggi all’extravergine monovarietale. Se ne parla al Padiglione Italia il 6 maggio
Cosa sono esattamente i prodotti tipici? E cosa hanno di diverso, questi prodotti che rappresentano commercialmente una fetta importante dell’agroalimentare made in Italy e soprattutto declinano all’estero l’immagine del nostro Paese? Possono rappresentare un modello produttivo ed economico esportabile anche in paesi emergenti? E come si può valorizzarli e difenderli dalle contraffazioni che ne minacciano l’unicità e la tipicità?
Se ne parlerà il 6 maggio all’expo di Milano in occasione dell’evento “I prodotti tipici: una contraddizione o una speranza per l’agricoltura e il Made in Italy?” organizzato dal Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Disba-Cnr), all’interno del Padiglione Italia, dove alcuni esperti illustreranno le nuove metodologie per valorizzare i prodotti tipici italiani Dop ed Igp e difendere i consumatori dalle frodi.
In alcuni casi, nei prodotti a base di maiale del tipo Cinta senese, Nero dei Nebrodi o Casertano, è utilizzata carne da razze suine meno pregiate. “Oggi grazie a tecniche di microarray – che permettono di esaminare i prodotti derivanti dal genoma di un organismo su una singola lastrina di vetro o su un chip di silicio – è possibile riconoscere sequenze di DNA specifiche che caratterizzano in maniera univoca una determinata razza”, aggiunge Scaloni. “Questa ricerca è il frutto della collaborazione tra i laboratori dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Ibba-Cnr) di Lodi e del dipartimento di Agricoltura, alimentazione ed ambiente dell’Università di Catania”.
“Il Made in Italy agroalimentare è un settore eterogeneo, che raggruppa centinaia di prodotti freschi e lavorati, una grande varietà di costi e disciplinari, di cultivar vegetali, razze animali e prodotti derivanti da processi di trasformazione, sapientemente selezionati nel tempo e in funzione del territorio, un ricco patrimonio culturale e tecnologico, non facile da regolamentare e controllare”, conclude Francesco Loreto, direttore del Disba-Cnr. “Oltre all’indubbio valore simbolico e identitario, si tratta di un altissimo valore economico, messo a rischio da molteplici insidie, prime fra tutti le frodi alimentari”.